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La pratica dello shiatsu per chi soffre di emicrania
Mal di testa? Avete provato lo shiatsu?
La medicina alternativa complementare, come lo shiatsu, può rappresentare un trattamento adeguato senza effetti collaterali contro l’emicrania. È quanto viene fuori dal lavoro promosso e coordinato dal Comitato etico dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma che per tre anni si è occupato di uno studio pilota randomizzato per testare l’efficacia e la sicurezza della combinazione di shiatsu e trattamento farmacologico (amitripilina). Lo studio scientifico è stato realizzato nel reparto di Neurologia diretto dal professore Francesco Orzi, e i risultati sono stati pubblicati dalla rivista statunitense “Neurological Sciences”.
“Nonostante si tratti di un primo riscontro empirico, appare con evidenza la validità del trattamento manipolativo sul corpo umano. Nessuno intende sostituirsi alla cosiddetta medicina tradizionale, né denigrare l’uso del farmaco, che in molti casi mantiene la sua importanza. Piuttosto intendiamo dimostrare l’esistenza di valide metodiche naturali per la cura di emicrania e cefalee e i loro riscontri positivi”, ha spiegato Fulvio Palombini, professore di Tecniche Riabilitative Manuali all’Università “Sapienza” di Roma e presidente dell’Associazione Italiana Shiatsu, che ha collaborato alla ricerca. “Lo shiatsu – ha proseguito – è una tecnica talmente semplice quanto efficace che andrebbe praticata in tutte le strutture sanitarie adibite alla cura dell’emicrania, grazie al coinvolgimento di infermieri, fisioterapisti, ma anche dei pazienti stessi grazie a semplici esercizi”.
Lo Shiatsu, spesso presentato come un semplice massaggio, o al massimo come una terapia, riunisce in sé diversi aspetti, da quello fisico, a quello emozionale, mentale e spirituale, tutto ciò che comprende l’essere umano e la sua esistenza. Esso prevede un approccio rispettoso, che unisce la semplicità del tocco con tecniche di rotazioni e stiramenti e si avvale di un’antica filosofia e un sapere che arriva dall’Oriente e dalle maestranze dei monaci buddhisti. Per risalire a una precisa origine della parola shiatsu è stato necessario arrivare ai primi anni del Novecento, quando Tamai Tempaku pubblicò il libro Shiatsu Ho (il metodo della pressione delle dita, da qui la definizione letterale del messaggio), nel quale le pratiche giapponesi tradizionali venivano mescolate a nozioni più moderne di anatomia e fisiologia. Negli anni venti del XXI secolo nacquero le prime associazioni e scuole, dando vita a un percorso che avrebbe condotto nel 1964 al riconoscimento dello shiatsu come terapia da parte del governo giapponese.
Alla base di tutto c’è il contatto fisico e il senso del tatto: vengono infatti praticati massaggi sull’intero corpo, non necessariamente nudo, e precisamente lungo la linea dei meridiani (i cosiddetti canali energetici) delle pressioni di diversa natura e intensità e attuati alcuni movimenti di stiramenti e rotazioni, con la finalità di ottenere il più alto grado di distensione. Lo Shiatsu implica l’osservazione, l’ascolto, le domande e il contatto. Il tocco specifico dello Shiatsu sostiene l’energia vitale nel suo fluire. Questo tocco, che è il fondamento dello Shiatsu permette di entrare in contatto con l’individuo nella sua totalità: questo è il cardine, l’essenza ed il cuore dello Shiatsu.
Tuttavia, lo shiatsu “aiuta a guarire e non guarisce”. Considerazione accettata anche dal Cancer Research Uk, che considera la pratica generalmente sicura ma ricorda come il ricorso a sedute di shiatsu possa essere indicato – in accordo con il proprio medico e auspicando più ricerca sul tema – per alleviare sensazioni di stress, tensione, nausea, vomito, dolore, mancanza di appetito, ma non ha la capacità di curare definitivamente le malattie, come ad esempio il cancro.