In equilibrio tra la difficoltà di stare al mondo e la voglia di sopravvivere senza essere inghiottiti. È tra le serie televisive del momento su Netflix ed esplora uno dei temi più reconditi della medicina: la mente umana. “Tutto chiede salvezza”, arrivato alla seconda stagione e tratto dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli racconta la storia di Daniele Cenni, ventenne romano, che a seguito di una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO. Si tratta del “trattamento sanitario obbligatorio” che consiste in una prassi sanitaria attraverso cui una persona viene sottoposta a cure mediche contro la sua volontà. Il riferimento normativo è l’articolo 33, 34 e 35 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 “Norme per gli accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori”.
“Tutto chiede salvezza” però ripercorre anche la storia dei compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con Daniele la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.
Se nel corso della prima stagione Daniele viene ricoverato a seguito di un TSO, dopo avere trascorso una notte in discoteca e aver fatto uso di sostanze, nella seconda torna, dopo due anni, in quello stesso reparto come tirocinante infermiere, ma a questo punto l’asse della narrazione si sposta su un secondo tema fortemente attuale. Nei cinque nuovi episodi pubblicati il 26 settembre il ventitreenne romano riprende a fare uso di calmanti, senza prescrizione medica. Fenomeno questo che ricorre tra i giovanissimi che assumo farmaci per allontanare il dolore. “In qualche modo – spiega a Fanpage l’attore protagonista Federico Cesari – si è voluta rappresentare una piaga sociale dei nostri tempi. La tendenza è quella di stordirsi, di allontanarsi dal dolore, ed è quello che cerchiamo di combattere con questa serie, che invece invoglia a parlarne, perché parlarne e condividere rappresenta la salvezza”.
Nel corso delle due stagioni ci si ritrova a immergersi tra le fitte maglie della mente umana e a vivere, al fianco dei protagonisti, la condizione di ognuno. Storie diverse, vissuti estremi, ma un unico elemento in comune: l’essere gli ultimi.A rendere la narrazione più dura ed emotiva è la presenza costante della depressione che non sempre, a quanto pare, può essere estirpata con un farmaco. Sullo sfondo poi la condizione attuale della psichiatria, un ambito che fatica ad andare avanti e che, nonostante l’impegno di medici e personale addetto, sembra essere rilegato in un’alta recondita – anch’essa – di un nosocomio lontano dalla città.