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LA SINDROME DEL COLON IRRITABILE, UN DISTURBO SEMPRE PIU’ DIFFUSO
Una persona su sette soffre di sindrome del colon irritabile. La causa? Lo stress, ma non solo.
Mal di pancia, crampi, gonfiore addominale, modificazione delle abitudini intestinali: è la sindrome del colon irritabile (Ibs). Un problema sempre più diffuso – in Italia riguarda circa l’11-12% della popolazione – noto anche come ‘colite spastica’, che colpisce in media una persona su sette. La causa? Lo stress, ma non solo: gli ultimi studi hanno dimostrato un ruolo importante svolto dal microbiota, cioè dei miliardi di batteri che vivono nel nostro intestino.
Ma cosa significa intestino “irritabile”? “Irritabile” vuol dire che le terminazione nervose situate all’interno della parete intestinale, che controllano la contrazione della muscolatura e trasmettono al cervello le sensazioni dell’intestino, sono più sensibili del normale. Anche azioni normali, come mangiare, avere il ciclo mestruale, essere sotto tensione, nelle persone che soffrono di sindrome del colon irritabile possono causare una risposta esagerata, con una accentuazione dei sintomi. I nervi ed i muscoli dell’intestino diventano più attivi, causando diarrea, gonfiore, dolore addominale.
Tra diagnosi, cure e assenze dal lavoro, i costi, diretti e indiretti, che devono sopportare le persone con questo disturbo sono molto alti: oltre 1.500 euro all’anno. Dei costi diretti, quasi la metà è a carico esclusivo del paziente, che deve sostenere autonomamente i costi per le terapie a causa del mancato rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale.
Questo disturbo è in crescita in tutto il mondo e coinvolge circa il 15% della popolazione. Colpisce soprattutto le donne (3 volte più che gli uomini), tra i 20 ed i 50 anni, e ha un forte impatto sulla qualità di vita, oltre ad elevati costi sociali.
Tra i sintomi ci sono gonfiore o dolore addominale associati all’alterazione della funzione intestinale con diarrea, stitichezza o una fastidiosa alternanza delle due condizioni.
Non è del tutto chiaro il meccanismo alla base di questo disturbo. Lo stress, certamente, influisce. Ci può essere poi una predisposizione genetica, per cui alcuni hanno un intestino più sensibile di altri. Un ruolo importante è svolto anche dal “cervello addominale”: in chi ha la sindrome del colon irritabile, c’è una alterazione delle interazioni tra i neuroni dell’intestino e il cervello. Molto complesso è il ruolo del microbiota intestinale, quell’insieme di miliardi di batteri (in media circa 1 chilo e mezzo per persona) che vivono nel nostro intestino, la cui composizione varia da persona a persona e da periodo a periodo: quando si alterano per infezioni, l’uso di antibiotici o una dieta sbagliata, producono gas, gonfiore e disturbi delle funzioni intestinali. Inoltre, il 10% di chi contrae una gastroenterite, quella che chiamiamo ‘influenza intestinale’, sviluppa poi la sindrome del colon irritabile.
Una corretta e sana alimentazione può alleviare i sintomi, ma se si soffre frequentemente di questo disturbo, è importante rivolgersi ad uno specialista, anche per non confonderlo con altre malattie intestinali. Inoltre, il medico potrà dare la dieta giusta da seguire: alcuni alimenti infatti fanno bene a tutti, altri no. È fondamentale quindi seguire una dieta personalizzata.
Per quanto riguarda le terapie, ci sono alcune novità; anche in Italia sono ora disponibili farmaci innovativi, come la rifaximina, modulatore del microbiota intestinale, e la linaclotide che oltre ad un effetto analgesico sul dolore porta a un miglioramento della stipsi.
Una piccola curiosità: si è recentemente scoperto che il veleno di una tarantola africana potrebbe aiutare chi soffre di Ibs. A dirlo è una nuova ricerca condotta da un team internazionale di ricercatori e pubblicata su Nature. Il team, composto da ricercatori delle Università di Adelaide e Queensland, in Australia, dall’Università della California-San Francisco e della Johns Hopkins University di Baltimora, ha studiato 109 veleni di ragno, scorpione e millepiedi. È emerso che il veleno di una tarantola dell’Africa occidentale, la Heteroscodra maculate, normalmente utilizzato dal ragno per difendersi, oltre che per uccidere le prede, attiva una proteina nei nervi e nei muscoli, nota come NaV1.1. Per i ricercatori, giocherebbe un ruolo importante nella sensibilità intestinale e nella trasmissione del dolore. L’ipotesi è che possa «arginare» i livelli patologici di dolore per le persone che soffrono di colite.