Il 2021 passerà alla storia, per l’Italia, come l’anno più rovente di sempre. Sulla base dei dati dell’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, da gennaio ad oggi infatti sull’intero territorio nazionale, isole incluse, oltre 140mila ettari di boschi sono stati avvolti dalle fiamme superando di gran lunga i picchi toccati nel 2017. L’Italia brucia e il territorio è letteralmente in ginocchio: Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Marche, Molise, Puglia e Calabria. Sono diverse le regioni andate a fuoco solo negli ultimi tre mesi estivi e il bilancio, se confrontato con gli anni precedenti, non è certo dei migliori riguardando gran parte della superficie dell’intero Paese.
Se da un lato tuttavia il disastro riguarda la flora e la fauna, con la distruzione di habitat e l’indebolimento della funzione protettiva del bosco, dall’altro non è indifferente il danno arrecato all’apparato respiratorio degli uomini e dovuto all’avvelenamento da monossido di carbonio, dovuto a inalazione prolungata di una nube di fumo densa, a ustioni di bocca, danni di trachea, vie aeree superiori e polmoni. Fino ai tumori causati dagli idrocarburi policiclici aromatici.
Secondo l’esperto della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Massimo Magi, interpellato da Repubblica, ci sono altri aspetti da non sottovalutare. “A livello oculare – commenta il dottore – la carbonizzazione del legno può rilasciare sostanze che irritano la congiuntiva dell’occhio, la membrana sottile che riveste la superficie interna delle palpebre e quella anteriore del bulbo oculare. E a livello cutaneo, ustioni a parte, si possono manifestare dermatiti irritative, dolorose e pruriginose”.
Le manifestazioni cliniche dell’inalazione di fumi sono costituite da tachipnea (respiro accelerato), tosse, dispnea (difficoltà di respiro), respiro sibilante, cianosi e raucedine. Nel corso del periodo di 24-48 ore che segue l’inalazione si può instaurare una mancanza di ossigeno nel sangue (ipossiemia) progressivamente ingravescente, con il peggioramento rappresentato dall’insorgenza di edemi polmonari che limitano ulteriormente la funzionalità respiratoria.
Ad essere a rischio sono soprattutto soggetti fragili e categorie di pazienti con fattori di rischio maggiori: gli anziani, sottoposti a uno stress respiratorio che compromette un quadro cardiopolmonare non ottimale, peggiorato da temperature e tasso di umidità elevati; i soggetti asmatici, o affetti da Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), malattia caratterizzata da un’ostruzione delle vie aeree irreversibile; e gli operatori che affrontano gli incendi in prima linea: vigili del fuoco, volontari, membri del corpo forestale.