La violenza non cura, il Ministero della Salute contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari

Rispetto alle violenze su medici e operatori socio-sanitari scende in campo il Ministero della Salute ricordando che domenica 12 marzo si celebra la seconda Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Intervenendo su Rai 1, il Ministro Orazio Schillaci ha dichiarato che ancora oggi si registra “un crescente numero di episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto, nei pronto soccorso. È un problema culturale: chi arriva al pronto soccorso deve capire che i medici e gli infermieri sono lì per aiutare. Stiamo avviando come Ministero della Salute una campagna di sensibilizzazione e, in collaborazione con il Ministero degli Interni, abbiamo aumentato il numero di presidi di polizia presenti all’interno degli ospedali”.

La campagna di sensibilizzazione prende il via sui social media del Ministero e culminerà nella Giornata di domani con la pubblicazione su nove testate giornalistiche su carta e web di pagine e banner informativi per ricordare a tutti i cittadini #laviolenzanoncura. A questo proposito la Consulenza statistico attuariale Inail ha analizzato i dati relativi ai casi di infortunio in occasione di lavoro accertati dall’Istituto e codificati come aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, che nel triennio 2019-2021 sono stati 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno. Il 37%, fa sapere Inail, interessa proprio il settore assistenza sanitaria, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari, il 33% invece avviene nei servizi di assistenza sociale residenziale, che comprendono case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza, mentre il restante 30% ricade nel comparto dell’assistenza sociale non residenziale. Il 71% ha riguardato le donne, mentre per entrambi i generi si rileva che il 23% dei casi interessa gli operatori sanitari fino a 34 anni, il 39% quelli da 35 a 49 anni, il 37% da 50 a 64 anni e l’1% oltre i 64 anni.

Una amara fotografia nazionale condannata anche dalla Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) che parla di numeri preoccupanti. “Il livello di aggressioni – ha detto il presidente Filippo Anelli – è molto alto nei pronto soccorso, nelle guardie mediche, negli ambulatori specialistici territoriali, soprattutto quelli psichiatrici. È necessario trovare un mediatore, una figura che spieghi ai cittadini quello che sta succedendo, il perché dei ritardi, le attese”. L’apice è stato raggiunto lo scorso gennaio quando il caso di Adelaide Andriani, la specializzanda ventottenne in Chirurgia generale aggredita dall’accompagnatore di un paziente all’esterno della Guardia Medica dell’ospedale “Gervasutta”, a Udine, è balzato all’onore delle cronache fino ad arrivare sulla scrivania del ministro della Salute Orazio Schillaci che, in quell’occasione, aveva parlato della proposta di una direttiva che prevederà l’intervento rapido delle forze dell’ordine in tutti i casi di violenza sui medici.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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