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L’arte di partorire raccontata da due donne in un libro
Partorire cogliendo la dimensione artistica dell’atto vuol dire anche procreare con dolcezza: gli esperti consigliano di partorire in acqua o con la musica.
La maternità è arte. Lo affermano due donne, Aurelia Serra e Carla Mangano nel nuovo libro da loro curato “La mia maternità è arte. Il piccolo libro del mio capolavoro”, edito da TraccePerLaMeta e che sarà presentato oggi, sabato 6 maggio presso il Salone Estense del Comune di Varese di Via Sacco, 5.
La pubblicazione, riuscita anche grazie al patrocinio di ANEP, AIMI, Collegio delle Ostetriche della Provincia di Varese e Federazione Nazionale delle Ostetriche, raccoglie l’esperienza e i consigli dell’ostetrica Aurelia Serra unendole alle poesie della poetessa Carla Mangano e alle riproduzioni dei quadri raffiguranti la maternità della Vergine Maria. La presentazione, attesa per oggi pomeriggio, sarà introdotta dalla prolusione del dottor Massimo Agosti, Direttore S.C. Neonatologia, Terapia Intensiva Neonatale e Pediatria del Verbano Direttore del Dipartimento Materno-infantile presso ASST Sette Laghi – Polo universitario di Varese, che ha curato la prefazione del libro, in seguito Anna Maria Folchini Stabile e Paola Surano intervisteranno le autrici che, sullo sfondo delle slides di alcuni dei quadri inseriti nel libro, leggeranno poesie e brani significativi tratti dal volume. I proventi del libro saranno devoluti al TIN di Varese.
Mai fino ad ora il mondo dell’editoria si era soffermato su come le mamme vivono l’Arte Ostetrica durante il travaglio e il parto. Nel corso dei secoli in poesia e nella letteratura moltissimi autori e autrici hanno trattato la maternità tingendola diversamente e sempre in maniera originale e fresca. In questo caso, tuttavia, il parto è raccontato come un momento dolce, quasi idillico, in cui la donna genera vita ispirata dalla madre di tutte le madri, Maria. Già nel 2014, la professoressa Miriam Mirolla, docente di Psicologia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, aveva raccontato la sua esperienza parlando della sua iniziativa “Partorire con l’arte”. Curata in collaborazione con il ginecologo e collezionista Antonio Martino, si trattava di una serie di incontri cominciati a Roma nello stesso anno, poi proseguiti in un tour che ha interessato altre due città d’arte, Venezia e Napoli, nelle quali si è creato un dialogo tra gli esperti del settore psicologico e artistico e le neo-mamme.
I temi della gravidanza e del parto affrontati da una donna sono sempre trattati con un occhio nuovo e originale, appunto artistico, poiché si evidenzia l’idea della donna quale tramite di una energia e di una creatività che non ha eguali in altri periodi della vita. Questa energia, principalmente femminile, è stata molte volte presa a esempio dalle artiste donne (si pensi a Vanessa Beecroft, Yoko Ono e a Marina Abramović) per azioni e performance di particolare sensibilità.
Partorire cogliendo la dimensione artistica dell’atto vuol dire anche procreare con dolcezza: affinché questo avvenga gli esperti consigliano alle donne di partorire in acqua o con l’accompagnamento della musica. In una vasca piena d’acqua la partoriente ritrova un elevato senso di intimità, essendo immersa in un ambiente nel quale può rilassarsi ed abbandonarsi alle contrazioni le quali sembrano meno violente del solito. Completamente immersa, la donna vive il parto con più leggerezza e con piena autonomia dal momento che ha la possibilità di scegliere la posizione che più preferisce durante il travaglio. L’acqua deve essere tiepida, più sul caldo, per rilassare i muscoli della partoriente aumentando in tal maniera endorfine, gli ormoni che contribuiscono ad alleviare la percezione dolorosa delle contrazioni.
I benefici sono certi anche per il neonato che una volta venuto alla luce non solo ritrova nell’acqua un ambiente molto familiare simile a quello in cui ha “vissuto” per circa nove mesi, ma anche una temperatura simile a quella corporea, 37° C., condizione che rende il passaggio dall’utero all’ambiente esterno molto meno traumatico.