Isolamento sociale e disconnessione immediata con la propria quotidianità. Smart working, didattica a distanza e una vita appesa a una connessione dati non sempre rapida ed efficace. Assenza della dimensione spazio-tempo e totale mancanza della propria famiglia. Con l’immediata chiusura delle discoteche e delle sale da ballo e con le nuove indicazioni legate alle mascherine, torna negli italiani l’ansia legata all’emergenza epidemiologica che per tre mesi ha causato lo stop di qualsiasi attività pubblica. Certo, stati d’animo di tensione non sono da sottovalutare in un momento dell’anno in cui la curva dei contagi torna a salire colpendo fasce di età disparate. Uno studio del San Raffaele di Milano e pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity descrive per la prima volta al mondo l’impatto psicopatologico di COVID-19 e le conseguenze a livello psichiatrico, con patologie quali disturbo post traumatico da stress, ansia, insonnia e depressione.
L’infiammazione polmonare provocata dalla malattia ha ottenuto ripercussioni anche a livello psichiatrico. Infatti, gli stati infiammatori (anche in conseguenza a infezioni virali) possono costituire dei fattori di rischio per diverse patologie, in particolare la depressione.
Lo studio è stato condotto su 402 pazienti (265 uomini e 137 donne). Sulla base di interviste cliniche e questionari di auto-valutazione, sono stati esaminati i sintomi psichiatrici dei pazienti COVID-19 dopo il trattamento ospedaliero. Di loro circa 300 erano stati ricoverati presso il nosocomio milanese e 100 erano stati seguiti al proprio domicilio. I pazienti con una precedente diagnosi psichiatrica sono peggiorati e il 56% dei partecipanti allo studio ha manifestato almeno un disturbo: disturbo post-traumatico da stress nel 28% dei casi; depressione nel 31%; ansia nel 42%; insonnia nel 40%; sintomatologia ossessivo-compulsiva nel 20%.
Dopo i tre lunghi mesi di lockdown stress, paure crescenti e difficoltà a relazionarsi con gli altri, sono diventati per molti “stati d’animo” quotidiani e per certi versi rischiosi per lo sviluppo emotivo e relazionale della persona, soprattutto se si tratta di under 20. Una fotografia già emersa lo scorso giugno da uno studio condotto dal Laboratorio per la Salute Materno Infantile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS. La ricerca, condotta su un campione di 82 bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e 14 anni, residenti a Milano, ha constatato infatti comuni e frequenti disturbi psicologici nei minori come ansia, irritabilità e paure, tutte condizioni emerse a seguito del confinamento obbligatorio richiesto dalle prescrizioni anti-contagio.