Sarà che la danza porta con sé quel pizzico di magia che tanto al ballerino quanto a chi guarda regala un’atmosfera unica in grado di dar vita e forma a nuovi mondi. La storia di Billy Elliot con i suoi sogni danzanti lo insegna: l’arte della danza non calca solo i palcoscenici dei grandi teatri ma appartiene anche alla vita quotidiana, spesso cruda e poco sognante. È questo il caso di sette piccole ballerine che a differenza delle altre donnine alla sbarra non saltellano sulle punte ma sua due ruote.
A guardarle lo spettatore dimentica che siedono tutte su una carrozzina perché la loro passione per la danza va oltre ogni confine e limite. La loro avventura, raccontata sulle pagine di Avvenire, nasce nel mese di ottobre, da quando cioè ogni giovedì si allenano per circa un’ora e mezza in vista del saggio di fine anno. Sono stati una fisioterapista e un medico neuropsichiatra a incoraggiarle esortandole a dimenticare il peso della disabilità. A questo invito si è aggiunta la complicità di ‘Ritmomisto’, un’avviata scuola di danza con 200 allievi a Lavis, periferia nord di Trento. Dai balli di coppia alla capoeira, dalla classica alla zumba, con porte aperte a tutte le età ed ora – con quest’appuntamento del giovedì al quale prendono parte 7 bimbe di vari paesi trentini – a tutte le diverse abilità.
“Questo piccolo progetto era scritto già nel nome scelto dai miei genitori, “Ritmomisto” appunto, per accogliere la varietà della danza – spiega a fine prove l’insegnante Manuela Zennaro, anima della scuola –, queste ragazzine dai 6 ai 13 anni hanno competenze motorie, e non solo, ben diverse per cui la danza creativa punta a trovare insieme soluzioni nuove. Ma lo facciamo con semplicità in un clima familiare”. Alcuni nastri bianchi trasformano il manubrio delle carrozzine in code di cavallo, i pon pon colorati le incendiano di colori. Eppure, nonostante l’obiettivo sia di mettere da parte il peso della disabilità, ogni giovedì le sette piccole danzatrici devono allenarsi davanti a una parete specchiata, per misurare i progressi fatti, ma anche per essere via via più orgogliose di se stesse. Allo spettacolo di Pippi Calzelunghe che tutta la scuola metterà in scena il prossimo 26 maggio al Parco Urbano di Lavis, con una canzone di Paolo Nutini, manca davvero poco. Oltre che sulle trecce, l’effervescente Pippi trentina, che è ipovedente, può appoggiarsi per ora sulla sbarra che le offre un riferimento spaziale, ben guidata dalle altre collaboratrici, l’educatrice Federica Coser e l’allieva di classica Ilenia Zambaldi: “In fondo anche Calzelunghe cercava tenacemente di realizzare quanto gli altri ritenevano per lei impossibile”, precisa Zennaro.
Una storia questa che insegna ancora una volta come la danza sia un’arte davvero per tutti, anche per le persone con disabilità fisiche e sensoriali. Una sfida diventata possibile grazie alla DanceAbility, una tecnica di danza inclusiva che dà la possibilità a persone abili e disabili di incontrarsi per danzare insieme attraverso un percorso di ricerca che sfrutta le abilità fisiche ed espressive individuali. “Andare oltre gli stereotipi amplia gli orizzonti della danza: l’incontro tra diverse abilità è fonte inesauribile di stimoli, opportunità, ricerca. L’improvvisazione è un processo artistico aperto basato sulla relazione e l’ascolto”, spiega l’esperta Monica Morselli.