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Leucemia, al Bambino Gesù quattordicenne guarito con immunoterapia “protetta”
Nuove speranze per i malati di leucemia con la Aferetica CytoSorb. Una tecnica all’avanguardia sperimentata dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma che ha infatti guarito – per la prima volta al mondo – un bimbo affetto da leucemia, aggirando gli effetti collaterali dell’utilizzo dell’immunoterapia.
L’immunoterapia è ormai utilizzata da anni per la cura dei tumori del sangue refrattari alla chemioterapia. Con queste terapie, le cellule vengono prelevate, riprogrammate e riemesse in circolazione una volta in grado di riconoscere i linfociti. Ci sono però importanti e gravi effetti collaterali che si sviluppano nel 25% dei pazienti, adulti e pediatrici: si tratta della cosiddetta Cytokine caratterizzata, analogamente a quanto avviene nei pazienti settici, proprio da una risposta infiammatoria incontrollata e potenzialmente letale. La soluzione, fino ad oggi, era intervenire con farmaci che non sempre riuscivano a controllare lo stato infiammatorio, oltre a sopprimere il sistema immunitario e aumentando il rischio di infezione grave.
Proprio per questo, i risultati ottenuti dall’Ospedale Bambino Gesù – pubblicati sul portale scientifico Critical Care Exploration – sono straordinari e aprono nuove prospettive per questo tipo di terapie.
La tecnica è stata sperimentata su un quattordicenne affetto da una forma grave di leucemia linfoblastica acuta, la forma più diffusa in età pediatrica, che ogni anno in Italia conta circa 400 nuovi casi. Il ragazzo, dopo la terapia CAR-T aveva sviluppato una grave insufficienza respiratoria ed era stato ricoverato in terapia intensiva. Sotto la guida della dott.ssa Gabriella Bottari, l’equipe ha quindi trattato il paziente con la nuova terapia che consiste in una depurazione del sangue. Il sangue venoso viene prelevato e fatto passare attraverso delle colonne di assorbimento prima di reimmetterlo nel paziente in un circolo continuo. In questo percorso le citochine infiammatorie vengono assorbite da resine speciali, filtrando il sangue. Questa applicazione ha consentito di ridurre drasticamente i valori delle citochine, i mediatori dell’infiammazione e della sepsi, sino a livelli di equilibrio impensabili con le attuali terapie farmacologiche, tutto questo senza compromettere il sistema immunitario. I risultati sono stati positivi e il bambino, dopo 15 giorni, è uscito dalla terapia intensiva.
Questo risultato non sarebbe stato possibile senza il contributo della Aferetica/Cytosorb, azienda italiana che ha sviluppato la resina assorbente. “La combinazione con le cellule Car-T, terapia d’avanguardia contro i tumori, che il Ministero della Salute ha recentemente scelto come uno dei primissimi settori della ricerca su cui investire, dà concrete speranze di poterne contenere i gravi effetti collaterali, mantenendone l’efficacia”, ha commentato Mauro Atti, amministratore delegato di Aferetica.
Ha spiegato a Repubblica la dott.ssa Bottari: “Il ricorso a questa terapia ha consentito di ridurre i valori delle citochine in maniera significativa e di migliorare l’evoluzione del danno d’organo correlato a questi mediatori dell’infiammazione. L’emoperfusione extra-corporea con colonna ad adsorbimento ha una duplice potenzialità. In primo luogo, l’effetto sinergico con i farmaci anti-citochine oppure la loro sostituzione nei pazienti che non rispondono a questa linea terapeutica. Inoltre, ha la capacità di non interferire su una terapia ‘viva’ come quella basata su cellule CAR-T nella loro azione contro il cancro”. “La terapia – ha concluso – non è solo di supporto agli organi ma letteralmente curativa”.