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L’Europa propone di de-alcolizzare il vino ma Coldiretti non ci sta
Un’operazione per certi versi domestica che coinvolge l’Europa. Di evangelica memoria e risalente ad epoche lontane, annacquare il vino sembra essere tornato di moda. È quanto apprende il settore enologico dalla vicina Bruxelles che, per la buona salute dei cittadini UE, ha proposto di de-alcolizzare il vino aggiungendo acqua. Una soluzione parziale o totale non del tutto gradita da Coldiretti nazionale che difende a spada tratta i vini a denominazione di origine.
“In questo modo – si legge nella nota dell’Associazione – viene permesso ancora di chiamare vino, un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Un inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino”. “L’introduzione della de-alcolizzazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche – prosegue la nota – rappresenta un grosso rischio e un precedente pericolosissimo e che metterebbe fortemente a rischio l’identità del vino italiano ed europeo, anche perché la definizione ‘naturale’ e legale del vino vigente in Europa prevede il divieto di aggiungere acqua”.
Una nuova querelle che scalda il settore alimentare in un braccio di ferro tra i produttori e le Istituzioni europee impegnate in un progetto per la tutela della salute dei cittadini dell’Unione che sole poche settimane fa aveva visto una prima crociata. Lo scorso febbraio infatti è stato pubblicato il Piano d’azione della Commissione europea “Europe’s Beating Cancer Plan”, per la lotta al cancro, con cui Bruxelles paragona l’assunzione di alcol al fumo a prescindere dalle quantità assunte e dalla tipologia della bevanda. A questo è stata aggiunta un’altra proposta: l’introduzione di messaggi allarmistici sul tipo di quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette. Viene inoltre raccomandata una revisione della fiscalità sulle bevande alcoliche e viene proposto il ridimensionamento dei fondi per la promozione del vino sui mercati esteri. Risorse che – lo ricordiamo – per la sola Italia valgono oltre 100 milioni di euro l’anno.