Un’inchiesta de “Il Tempo” mostra i tempi vergognosi della sanità pubblica laziale. Mesi di attesa per tac, viste oculistiche, o ecografie. Ora più che mai serve un supporto al sistema pubblico, integrativo e complementare. Il sussidio sanitario è la risposta giusta!
Devi fare un ecodoppler? Ripassa tra un anno. Hai bisogno di sottoporti ad una Tac alla cervicale? Minimo devi prenotare 353 giorni prima. È l’allarme lanciato oggi in una inchiesta da “Il Tempo”, quotidiano romano, sulla situazione delle liste di attesa nella Regione Lazio.
La situazione è scandalosa: secondo i dati del ReCup regionale, per più di cento esami i tempi di attesa superano i cento giorni e per quarantadue test bisogna aspettare almeno un anno.
Se poi l’esame da fare è un ecodoppler dei tronchi sovraortici, una risonanza magnetica o una ecografie dell’addome superiore, tocca mettersi l’anima in pace: sono appuntamenti quasi impossibili da fissare in regime di prenotazione ordinaria. E ai poveri cittadini non resta che “emigrare” nelle strutture sanitarie delle altre regioni, prime fra tutti Marche e Umbria.
Come ricorda oggi il Tempo, già nel 2014 il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, aveva definito le liste di attesa una vergogna, annunciando una operazione di vastissima portata, 100 mila ulteriori prestazioni da eseguire in un arco temporale di tre mesi. Il risultato? Praticamente nullo. E infatti il 21 giugno scorso la Regione – che resta tra le regioni più indebitate insieme a Campania e Calabria – ha dovuto ammettere che “per ragioni di natura diversa, la domanda espressa di prestazioni specialistiche ambulatoriali supera oggi la potenzialità dell`offerta delle stesse prestazioni e che, quindi, viene inevitabilmente a crearsi una coda di pazienti che attendono di essere serviti”. E quindi, “occorre provvedere a potenziare la rete dell’offerta laddove essa sia effettivamente inadeguata ai bisogni della popolazione”.
Il pendolarismo dei cittadini laziali verso le strutture sanitarie delle altre regioni costa moltissimo agli utenti, ma anche alla regione stessa, 198 milioni e 261 mila euro. Il Lazio ha infatti crediti per prestazioni sanitarie erogate ai residenti delle altre Regioni per 291 milioni e 849 mila euro, a fronte però di debiti per ben 490 milioni e 111 mila euro, un debito quasi quadruplicato negli ultimi 5 anni.
Se si entra nei dettagli la situazione fa davvero venire i brividi. Si contano sulle dita le strutture in cui è possibile prenotare entro i tempi massimi fissati dalla legge (30 giorni per le visite ambulatoriali, 60 giorni per le prestazioni diagnostiche per immagine). I problemi ci sono a Roma, ma anche negli altri comuni. All’ospedale De Lellis di Rieti ci vuole un anno per fare una tac del rachide e dello speco vertebrale. A Poggio Mirteto i tempi si accorciano: “solo” 115 giorni.
A Montefiascone per una ecografia alla testa e al collo bisogna aspettare 358 giorni, 295 nell’ospedale di Civita Castellana. A Roma, nel poliambulatorio di Largo Rovani, l’attesa è di 341 giorni. Ad Anagni l’Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici va prenotato esattamente un anno prima, a Cassino basta un anticipo di 359 giorni. L’attesa più breve della Regione, l’unica sotto i 3 mesi, è all’ospedale di Tarquinia, con “appena” 87 giorni. Liste di attesa eterne anche per l’Ecocolordoppler degli arti, in Ciociaria la situazione è drammatica, o anche per una semplice visita oculistica: all’ospedale di Latina i tempi di attesa superano i 300 giorni.
Nella Capitale, all’ospedale Pertini, i tempi di attesa per una ecografia dell’addome sono lunghissimi: 354 giorni. A Bracciano 365, a Rieti 344.
E si potrebbe continuare ancora, per tanti altri esami. E il problema c’è ovviamente anche nelle altre Regioni. Ne abbiamo parlato più volte, anche in occasione di un’inchiesta che fece Repubblica sulle ormai croniche carenze del Servizio Sanitario Nazionale, da Nord a Sud.
È chiaro che una situazione del genere non è tollerabile, la sanità pubblica in questa regione è al collasso. È impossibile anche solo pensare di fare prevenzione in questo modo. È necessaria più che mai una svolta, che non costringa i cittadini a spostarsi nelle altre Regioni, con costi esorbitanti, o a rivolgersi al privato. La soluzione è la sanità integrativa, un sussidio con una società di Mutuo Soccorso, integrativo e complementare al Servizio Sanitario Nazionale.
Il mondo delle società di Mutuo Soccorso, come Mutua MBA, è ispirato da valori di cooperazione e solidarietà. L’obiettivo principale è difendere e garantire il diritto alla salute dei soci. La forza negoziale garantita dall’alto numero di iscritti, ci permette di ottenere convenzioni mediche strategiche e il coinvolgimento delle strutture private che godono di migliore reputazione. Basta liste di attesa, basta pendolarismo nelle altre regioni. Più prevenzione, e soprattutto accesso facile alla diagnosi precoce, cosa attualmente impossibile da avere, soprattutto in certe regioni come il Lazio, a causa di queste liste di attesa scandalose. Peraltro, le società di mutuo soccorso come Mutua MBA accolgono senza alcuna distinzione persone di ogni età, professione, qualsiasi sia il loro stato di salute o storia clinica. La salute è il nostro bene più prezioso: è nostro dovere prendercene cura!