Era stato anticipato e da oggi è realtà: l’Italia è tutta zona bianca, ad eccezione della Valle D’Aosta che resta in zona gialla fino al 28 giugno.
Misure e regole anti covid meno restrittive saranno valide, dunque, anche per la Basilicata, la Calabria, la Campania, le Marche, la Toscana, la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano dopo la firma della nuova ordinanza da parte del ministro Speranza. Niente coprifuoco – che sparisce però anche in zona gialla – e nessun limite di presenza ai tavoli dei ristoranti all’aperto.
Le regole
Da oggi ci si potrà spostare senza limiti di orario. Bar, ristoranti e le altre attività di ristorazione sono aperti. Sono consentite senza restrizioni anche la vendita con asporto di cibi e bevande e la consegna a domicilio, che deve comunque avvenire nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti. Le nuove regole prevedono che in zona bianca all’aperto non ci siano limiti di persone ai tavoli (tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro), mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone salvo che siano tutti conviventi. Resta invece il divieto di assembramento e l’obbligo di mascherina, sia all’aperto sia al chiuso. E sul tema di quando sarà possibile rimuovere l’obbligo della mascherina il dibattito è in corso.
Mascherina, verso la fine dell’obbligo all’aperto
Europa
Con il progressivo calo dell’incidenza grazie alla campagna di vaccinazione anti covid e il conseguente allentamento delle misure restrittive, diversi Paesi europei hanno dato il via libera a rimuovere la mascherina all’aperto. Il primo Paese a revocare l’obbligo di mascherina all’aperto è stata la Polonia il 15 maggio seguita dal Belgio il 9 giugno che non impone più l’obbligo all’aperto, a eccezione di alcune zone particolarmente affollate. La Francia ha dato l’ok lo scorso 17 giugno e la Spagna lo ha annunciato a partire dal 26 giugno. L’ipotesi della rimozione addirittura nei luoghi al chiuso arriva dalla Germania: “Di fronte al calo dei casi dovremmo procedere per gradi. Un primo passo può essere la fine dell’obbligo della mascherina protettiva nei luoghi aperti. Nelle regioni in cui l’incidenza è particolarmente bassa questo può avvenire anche all’interno”. Ha dichiarato il ministro della Salute Jens Spahn.
Italia
Nel nostro Paese l’indice Rt nazionale è allo 0.69. Secondo l’ultimo report Iss, continua ancora il calo dell’incidenza con 19 casi su 100mila abitanti. “Tutte le Regioni e province autonome hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo 1”. Nessuna regione supera la soglia critica di occupazione di posti letto: “Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 6%, sotto la soglia critica, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 688 a 504”.
La fine dell’obbligo di indossare la mascherina all’aperto potrebbe arrivare la prima settimana di luglio, ma la data definitiva su questa disposizione ancora una volta spetterà al Comitato Tecnico Scientifico che fornirà il proprio parere al Governo. Dopo l’annuncio del premier Mario Draghi, il quale aveva anticipato la richiesta di una valutazione al Cts, è stato poi lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, a chiedere formalmente agli scienziati un parere ufficiale e definitivo.
L’ipotesi sarebbe quella di accelerare i tempi della decisione, ma resta anche molta cautela a causa della diffusione delle varianti, su cui ci saranno più certezze solo nelle prossime settimane. Sembra però certo che si potrà stare senza mascherina solo nei luoghi all’aperto e dove non ci sono rischi di assembramento perché, altrimenti, andrà sicuramente indossata.
“La rimozione delle mascherine all’aperto si potrà fare quando avremo il 50% di popolazione vaccinata, quindi immagino i primi di luglio” ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ai microfoni di Radio anch’io su Rai Radio1. “Lasciamolo decidere al Comitato tecnico scientifico ma io personalmente non andrei oltre i primi di luglio. E non è una data ma è” un calcolo in base a “quanta popolazione abbiamo raggiunto con la vaccinazione”.
Qual è il parere degli eperti?
“La decisione sull’eventuale eliminazione dell’obbligo di mascherina all’aperto spetterà alla politica, con un pronunciamento del Cts. Si farà quando si farà. Ma penso che, a prescindere dai provvedimenti che si prenderanno, il buon senso dovrà prevalere e le persone sapranno quando utilizzare o no le mascherine anche all’aperto”, ha affermato il Direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio Covid-19 della cabina di regia. “Parlando da epidemiologo – ha analizzato – il rischio all’aperto è inferiore a quello che si ha in un luogo chiuso. Bisogna sapere come si trasmette l’infezione. Avviene soprattutto attraverso le goccioline, mentre la trasmissione di tipo aerosol a distanza è più rara. In un ambiente chiuso, questa seconda modalità può giocare un ruolo maggiore se non c’è ricambio d’aria, mentre all’aperto c’è meno questo rischio. Qualunque sia la decisione che si prenderà, è chiaro che se si è soli all’aperto si potrà non usare la mascherina, ma se ci si trova in un ambiente in cui c’è forte concentrazione di persone a contatto diretto, buon senso vorrà che si continui a usarla, obbligo o non obbligo”.
“La situazione sta andando molto bene, questo però non deve farci abbassare la soglia della sorveglianza e dell’attenzione. Sia la stagione, ma soprattutto la vaccinazione di massa hanno portato a ciò, è sperabile che molto presto ci libereremo della mascherina all’aperto”. Via l’obbligo dai primi giorni di luglio? È auspicabile per tutti” ha detto il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ospite di SkyTg24.
Per il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, “se siamo all’aperto possiamo fare a meno della mascherina, ma bisogna tenerle in tasca perché bisogna metterla nel caso non sia possibile mantenere la distanza, soprattutto quando non siamo con nostri congiunti”.
Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, nella sua lista di priorità vede “diverse altre questioni più urgenti”. “C’è il problema di tracciare le nuove varianti di Sars-CoV-2, quello di monitorare se i vaccini funzionano con le nuove varianti, e stiamo vedendo da dati Gb che per fortuna l’efficacia, per esempio, di Pfizer dopo due dosi è alta (79-80%) anche con la variante Delta”, ha elencato l’esperto all’Adnkronos Salute. “C’è tutto il capitolo della memoria immunologica – ha aggiunto Abrignani – il problema di capire se sarà necessario un ulteriore richiamo e in che tempi, la copertura vaccinale e il coinvolgimento di quelle persone che esitano a vaccinarsi, la questione del vaccino agli adolescenti. Insomma, per chi si occupa di vaccini e risposta immunitaria, il dibattito sulle mascherine viene dopo tutti questi punti, nonostante capisca che per tutti noi la mascherina è una scomodità”.
Invita alla cautela e alla prudenza Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata. “Se la cautela e la prudenza sono il segreto di ogni avventura di successo, allora con cautela e prudenza, forti dei risultati di una vaccinazione nazionale che ha ridotto ai minimi storici le morti e i contagi da Sars-CoV-2 in Italia, proviamo ad alleggerire anche i dispositivi di protezione personale. Suggerirei pertanto di toglierle in spazi evidentemente aperti, senza eccessivi affollamenti, partendo magari da chi ha già ricevuto la doppia dose di vaccino”. “Eviterei però – ha ammonito – di dare un triplice fischio finale, come finale perentorio di una partita. Sarebbe assurdo, infatti, vedere da un giorno all’altro tutte le mascherine messe via. L’obiettivo – ha concluso – è tornare a guardarsi in faccia tutti, ma gradualmente è il modo più intelligente per farlo davvero”.