L’edilizia sanitaria comprende, nello specifico, la costruzione di ospedali, studi medici, cliniche generiche o specialistiche e poliambulatori. Un primo riferimento per la descrizione dei vari organismi ospedalieri succeduti in epoca moderna è la struttura ospedaliera a padiglioni, nata alla fine del ‘700, i cui principi formatori sono stati applicati, seppur con qualche modifica, fino alla metà del Novecento. In questo tipo di edilizia sanitaria l’articolazione planivolumetrica risponde ai requisiti di salubrità e igienicità degli spazi per i ricoveri e le cure dei malati. Di conseguenza nasce, nelle aree disponibili, la realizzazione dei vari corpi di fabbrica con grandi spazi verdi e con una notevole concentrazione dei servizi generali.
Il padiglione prevede tutto il necessario per le cure del malato e le degenze: attenzione particolare viene rivolta all’organizzazione delle corsie, con una dimensione di circa 30 letti ognuna e con servizi igienici per gli stessi malati. Il progettista pone dunque grandissima attenzione al soddisfacimento dei requisiti inerenti al comfort ambientale, tipica dell’edilizia sanitaria moderna. I primi ospedali a monoblocco invece, nascono per la prima volta negli anni venti negli USA in cui le attività di degenza, diagnosi, cura e gestione-amministrazione sono collocate in edifici pluripiano. G
Al giorno d’oggi, è possibile riconoscere tre opzioni progettuali:
- Megastrutturale, l’ospedale può assumere differenti configurazioni in quanto altamente complesso perché permettono un’ampia gamma di soluzioni e configurazioni finali, dotate a loro volta di flessibilità ed elasticità.
- Edifici adattabili, opere complesse realizzate attraverso modelli aggregativi basati sull’identificazione di unità funzionali elementari.
- Integrati nelle città, l’ospedale si integra con la metropoli e, pur mantenendo una sua natura, tende a inglobare alcune attività prettamente urbana come la residenza e il commercio.
L’edilizia sanitaria si arricchisce così di spazi semipubblici (piazza o centro commerciale) che sono usufruibili da pazienti, addetti, visitatori e pubblico. A tal proposito, si possono citare il Policlinico Universitario Agostino Gemelli e l’Ospedale San Raffaele di Milano. La tendenza attuale è basata, pertanto, ad un ingrandimento delle camere, a una riduzione del numero delle stesse e all’utilizzo di tecnologie più avanzate e arredamenti meno freddi e più personalizzati.
In una visione più ampia, nella progettazione degli ambienti sanitari la massima attenzione è rivolta dai progettisti alla soluzione ottimale delle aree ritenute più importanti, come le sale operatorie e di intervento. Gli altri spazi, quali aree di accoglienza, attesa e corridoi, vengono da sempre considerati più o meno residuali. In realtà queste zone non andrebbero assolutamente sottovalutate in quanto luoghi d’accoglienza e primi ambienti incontrati dagli utenti, compresi i pazienti.
Da vari studi emerge che gli ambienti destinati alla cura e alla sanità in generale, possono provoca sensazioni differenti, come ansia, impazienza e noia. Bisognerebbe quindi tener conto le seguenti considerazioni:
- Il tempo occupato viene percepito come più corto rispetto a quello inoccupato.
- Le persone percepiscono la prima attesa come la più lunga.
- Più è alta l’aspettativa nei confronti del servizio, più i clienti sono disposti ad attendere
Soprattutto nel Nord Italia, si sta investendo molto nell’edilizia sanitaria. In Piemonte sono stati finanziati 15 milioni di euro per la realizzazione di nuovi ospedali che prevedranno un cospicuo miglioramento della qualità strutturale e non solo. È stata data particolare attenzione all’esecuzione delle stanze di degenza e degli spazi comuni, alla presenza di adeguati spazi di accoglienza per parenti e visitatori e alla possibilità di inserire asili nido per i dipendenti. Nella valutazione dei progetti è stato anche considerato l’utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento, il rinfrescamento e l’illuminazione degli ambienti, e l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e ambientale.