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L’oro di Bebe Vio e quell’infezione al gomito a 119 giorni dalle Paralimpiadi
“Se qualche settimana fa mi avessero detto “A Tokyo vincerai due medaglie” mi sarei messa a ridere. Per quanto ero messa male consideravo già un miracolo arrivarci a Tokyo. Ma volevo arrivarci”. Commuove e fa riflettere il post pubblicato da Bebe Vio, la schermitrice italiana, campionessa olimpica, mondiale ed europea in carica di fioretto individuale paralimpico, che proprio in questi giorni si è aggiudicata il suo secondo oro alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, battendo per 15-9 l’avversaria cinese Jingjing Zhou come già aveva fatto a Rio nel 2016. “Venivo da un anno di alti e bassi – prosegue la campionessa – grave infortunio al gomito a settembre dell’anno scorso, dolorosissimo. I lunghi mesi di riabilitazione. Finalmente stavo meglio. Poi ad inizio anno il crollo: infezione da stafilococco aureo. Un altro maledetto batterio, dopo il meningococco di tanti anni fa. Ero messa proprio male e quando mi hanno detto ‘se l’infezione è arrivata all’osso dobbiamo amputare l’arto’ mi è crollato il mondo addosso. Basta amputazioni! Non mi è rimasto più molto da tagliare”.
Ad aprile la 24enne di Mogliano Veneto si è sottoposta a una visita specialistica a causa di un’infezione che non voleva guarire. Visitata dal professore Riccardo Accetta, primario di Traumatologia dell’Irccs Galeazzi di Milano, il giorno dopo era già in sala operatoria, a 119 giorno dalla Paralimpiade. Bebe presentava una sublussazione traumatica del gomito in allenamento dapprima trattata con l’antibiotico ma a nulla è servito dal momento che l’infezione aveva colpito l’articolazione. Come lei stessa confessa, qualora l’infezione fosse progredita avrebbe distrutto l’intera articolazione e questo avrebbe significato una nuova amputazione dell’arto sinistro e la fine della sua carriera sportiva.
“Cos’è l’impossibile?”, domanda. “Mi hanno salvata le persone…Ed è a loro che devo queste vittorie. I medici ed i loro staff, che mi hanno ridato la speranza. Mauro, il mio fisioterapista che mi ha rimessa a posto ogni volta. Peppone, il preparatore che ha permesso al mio corpo di rinforzarsi e prepararsi alle sfide. I maestri della Nazionale con tutto lo staff, che mi hanno supportata e sopportata in queste ultime settimane. Le mie compagne di squadra, che non hanno mai abbassato lo sguardo. Tutti i miei amici, custodi di questa verità tenuta nascosta per mesi, che nel momento del bisogno mi hanno inondato dell’amore di cui necessitavo. Infine ringrazio la mia famiglia. La mia forza. Il mio tutto. Ogni volta un casino diverso, ma ne usciamo sempre più forti. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta. Ora sono felice. Stanca, ma soddisfatta e felicissima….quanto n’è valsa la pena!”.