Con il termine “osteonecrosi” si intende la morte del tessuto osseo. Si tratta di un vero e proprio infarto, in cui una parte dell’osso in questione non riceve più apporto di sangue e muore. Le cause di tale fenomeno possono essere diverse:
– traumi ad alto impatto, come le distorsioni del ginocchio e della caviglia;
– uso prolungato di cortisone, soprattutto nell’anca;
– l’anemia a cellule falciformi, per la particolare forma dei globuli rossi, che può causare una ostruzione dei piccoli vasi sanguigni;
– l’abuso di alcool, a causa del deposito dei grassi nei vasi sanguigni;
– il trattamento radioterapico per diverse forme di tumori ossei (e non solo, anche altri tumori come la prostata);
– l’uso prolungato di bifosfonati, che può causare una aumentato rischio di osteonecrosi della mandibola.
Le ossa più colpite sono quelle lunghe, quindi femore, tibia e omero. Le sedi più colpite sono il femore distale, prossimale, la tibia distale e l’omero prossimale.
Ci occuperemo in questa sezione dell’osteonecrosi del ginocchio e dell’anca.
I sintomi riferiti dai pazienti sono quelli più comuni, ossia dolore e limitazione funzionale al carico, non ci sono sintomi distintivi per questa patologia. Certo è che una accurata anamnesi, alla ricerca dei fattori di rischio sopra descritti, può aiutarci nella diagnosi. L’esame diagnostico strumentale più importante è la radiografia, che spesso è sufficiente per una diagnosi. In alcuni casi si rende necessario eseguire una risonanza magnetica nucleare per la conferma.
Il trattamento dipende dai sintomi del paziente, dal grado di limitazione funzionale, dall’entità del danno osteocartilagineo e dalla sua localizzazione (se il danno non interessa la superficie articolare difficilmente il paziente sarà sintomatico!) e dalle aspettative del paziente.
Un primo approccio conservativo è sempre consigliato, a meno che non si tratti di un danno molto esteso. Il trattamento conservativo si basa sul riposo e scarico dell’articolazione colpita, farmaci antinfiammatori non steroidei, magnetoterapia e fisioterapia. In alcuni casi i farmaci per l’osteoporosi, come i bifosfonati, possono essere utilizzati, informando sempre il paziente che possono però aumentare il rischio di osteonecrosi della mandibola.
Quando i trattamenti sopra menzionati non hanno i benefici sperati allora bisogna ricorrere alla chirurgia, che può consistere in un trattamento artroscopico (microperforazioni cartilaginee) o in trattamenti più invasivi come le protesi monocompartimentali di ginocchio o le protesi mininvasive dell’anca.