Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
“Lui batte per te, tu battiti per lui”, la campagna per sensibilizzare sulle malattie cardiovascolari
La prima causa di morte nel nostro Paese sono le malattie cardiovascolari, troppo spesso, però sottovalutate dalle persone. Secondo una recente ricerca condotta da IPSOS, il 79% degli italiani non sa nemmeno cosa sia lo scompenso cardiaco, e solo il 21% è consapevole della pericolosità di tali malattie.
Per questo, le campagne di sensibilizzazione sono fondamentali: l’ultima promossa da un gruppo di lavoro composto dai Professori Gianfranco Gensini, Francesco Musumeci, Gino Gerosa e Fabrizio Oliva, ha il titolo “Lui batte per te, tu battiti per lui”, e vuole promuovere un dialogo continuativo e diretto tra pazienti, professionisti del settore e Istituzioni. Un roadshow virtuale è già iniziato lo scorso 4 novembre in Toscana e proseguirà il 10 dicembre nel Lazio, per poi spostarsi in Veneto e Lombardia e concludersi nel nuovo anno con un evento nazionale.
L’obiettivo è chiaramente, come spiegato dal prof. Gensini, “diffondere la conoscenza dello scompenso cardiaco e dei trattamenti per curarlo per far sì che i pazienti arrivino ai centri più precocemente. In Toscana, dove si è tenuto il primo evento, esiste da poco una rete per lo scompenso cardiaco che consente al paziente proveniente da qualsiasi ospedale di essere indirizzato verso il centro adibito alla cura di questa condizione (a Siena) fino, eventualmente, al trapianto di cuore o all’impianto di un Ventricular Assist Device (VAD)”. Il paziente, in qualsiasi punto della regione Toscana si trovi, ha un percorso di cura garantito, tuttavia, è essenziale che “medici di medicina generale e cardiologi condividano conoscenze e competenze”.
Lo scompenso cardiaco di solito si sviluppa in seguito ad altre patologie cardiovascolari che causano una debolezza e rigidità del cuore ed è una condizione molto difficile, spesso “silenziosa”, in cui il cuore non riesce a fare arrivare il giusto apporto di sangue a tutto il corpo.
Nelle parole del prof. Giuselle Pajes, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e direttore del dipartimento area medica dell’Azienda Sanitaria Pubblica della Regione Lazio, “lo scompenso cardiaco deve essere conosciuto e soprattutto riconosciuto da parte del medico in modo precoce per permettere una terapia adeguata”, considerando che ci sono varie terapie, a seconda della gravità, a partire dalla terapia medica, fino ad arrivare ad un intervento chirurgico o, per le forme acute, al trapianto di cuore.