La Voce di MBA

Il Made in Italy riparte dalla terra. La cucina viandante e la scuola per aspiranti agricoltori

L’Associazione ‘Pianeta FiloFilo’ e la Cooperativa ‘L’Antica Terra’,  hanno lanciato una iniziativa per promuovere il cibo e l’arte della buona cucina. Lo scopo è quello di diffondere uno stile alimentare naturale, vegetale, etico e sostenibile e al tempo stesso promuovere l’abilità personale e la creatività di persone che condividono la stessa passione e missione legata alla cucina naturale.

Mens sana in corpore sano. Lo dicevano i latini e lo ripropongono i contemporanei che dopo essersi abbandonati ai rapidi e facilissimi cibi in scatola sono tornati alle vecchie maniere e zappa a una mano e concime all’altra hanno iniziato a investire nella terra. Seppur per tanti si tratterebbe di un’operazione dispendiosa che porta via molto tempo, per altri invece rappresenta il solo e unico modo di trovare del cibo salutare che faccia bene tanto al corpo quanto alla custodia dell’ambiente stesso. Tutto questo è al centro di “Calidus – cucina viandante”, l’iniziativa ideata e avviata dall’Associazione ‘Pianeta FiloFilo’ assieme alla Cooperativa ‘L’Antica Terra’,  che intende promuovere biodiversità, agricoltura sostenibile, gusto e arte. A partire dal 10 febbraio prossimo, infatti, ogni venerdì presso il Palazzo Cigola Martinoni, a Cigole in provincia di Brescia, alcuni chef viandanti, Elisa Gennari, Sonia Ranzetti, Stefania Rossini, Valentina Guaragni, Roberta Del Sole, proporranno menù sostenibili e naturali atti a presentare il cibo e l’arte della buona cucina come un’opera d’arte. “Lo scopo è quello di diffondere uno stile alimentare naturale, vegetale, etico e sostenibile e al tempo stesso promuovere l’abilità personale, la creatività, l’intraprendenza e l’esperienza di persone che condividono la stessa passione e missione legata alla cucina naturale offrendo un servizio ricco e diversificato ad ogni appuntamento”, commentano gli organizzatori aggiungendo che ai cuochi viandanti si aggiungeranno anche degli esterni che hanno investito nella terra e nel ‘mangiar bene’.

“Il cibo e la sua elaborazione possono essere intesi come forma d’arte, un’arte sana, dove la natura sta nel centro e l’uomo, con le sue abilità artistiche, la sua sensibilità e il suo intelletto, può interagire in maniera sinergica e sana con essa. L’incontro di sapori, colori, consistenze, ingredienti sani, biologici, locali e di stagione, la cura e l’attenzione del dettaglio pur rimanendo nella semplicità della Terra, danno vita a vere e proprie opere da gustare”, spiegano ancora.
Si tratta, tuttavia, solo di una delle tante iniziative che ogni giorno popolano il panorama culturale italiano tutto concentrato sui prodotti genuini che la terra offre senza l’aggiunta di conservanti o modificanti industriali. A seguito di una continua promozione televisiva, editoriale e cinematografica della terra (si pensi a film come “Noi e la Giulia” in cui tre amici si uniscono per trasformare un casale abbandonato e dei terreni non coltivati in un agriturismo di successo), nel Chianti fiorentino è nata una scuola per gli agricoltori del domani ai quali è offerta l’opportunità di sperimentare talenti e vocazioni legate all’amore per la terra, al crescente interesse per il ritorno alle origini e alle radici della cultura contadina. Al momento – spiega Franco Agnoletti, presidente Chiantiform – sono 25 le fattorie presenti in tutti i territori coinvolti dove i ragazzi hanno svolto e stanno svolgendo il loro stage, articolato in un programma complessivo di 700 ore. Abbiamo notizie buone anche sul futuro dei ragazzi, sappiamo che alcune aziende procederanno con l’assunzione di 6 o 7 studenti, una volta ‘laureati’ agricoltori”.
Dopo il successo delle classi precedenti, questa scuola – sostenuta dai finanziamenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – si rivolge a ragazzi italiani compresi tra i 16 e i 18 anni, comparando il carattere sociale a quello educativo-culturale del progetto: “La scuola professionale nel settore agricolo vuole offrire una risposta a questo problema – dicono i sindaci dei comuni promotori – intendiamo ridimensionare il fenomeno, purtroppo sempre più diffuso anche nel Chianti, attraverso un percorso di formazione altamente qualificato che consentirà ai ragazzi di svolgere tutte le attività che si riconducono alla gestione di un’azienda agricola, rivestendo un’ampia gamma di ruoli, dalla figura del potino all’operatore dell’accoglienza e della promozione dei prodotti dell’azienda”.
 

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