La Voce di MBA

MONONUCLEOSI: GLI ADOLESCENTI I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO

Mononucleosi

MONONUCLEOSI O MALATTIA DEL BACIO: GLI ADOLESCENTI SONO I SOGGETTI PIU’ A RISCHIO

Chi non ricorda il primo bacio? E’ il primo atto d’amore per esprimere i propri sentimenti e l’estate sembrerebbe essere il periodo più propenso in cui si “accende” la voglia di baciare per la prima volta il ragazzino o la ragazzina, che fa muovere le cosiddette “farfalline nello stomaco”.

A raccontare le diverse esperienze ed emozioni del primo bacio sono stati diversi registi, tra i più recenti, Carlo Virzì con la commedia “L’estate del mio primo bacio”, che ha visto protagonista una tredicenne, Camilla, figlia di una facoltosa famiglia (Laura Morante e Neri Marcorè) che da anni trascorre le vacanze all’Argentario e proprio nell’estate del 1987 sogna Antonello Saporito, il ragazzo bello e impossibile, al quale intende dare il suo primo bacio. 

Non solo film. Tanto è stato scritto sugli effetti benefici del bacio sulla salute che oltre ad alleviare l’emicrania, tenere sotto controllo il colesterolo, contribuire a rendere più tonica e bella la pelle del viso perché è in grado di muovere 29 muscoli facciali, è anche un rimedio efficace nel dispendio energetico visto che, secondo alcune stime, ogni bacio farebbe bruciare almeno 12 calorie. 

Il bacio, però, potrebbe anche essere la causa di una malattia: la mononucleosi. Mutua Basis Assistance, Società di Mutuo Soccorso, per saperne di più ha intervistato il Prof. Carlo Torti, Professore Associato di Malattie Infettive presso l’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro e Direttore della Unità Operativa di Malattie Infettive e Tropicali presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria “Mater Domini” della stessa Università. Il Prof. Carlo Torti è anche Honorary Lecturer presso l’Università di Makerere, Kampala (Uganda).

Mononucleosi o malattia del bacio? Perché questo nome?

“La mononucleosi infettiva è una malattia provocata dal virus di Epstein-Barr che si trasmette tramite la saliva. Si tratta di una malattia dai molti nomi. La malattia è detta “malattia del bacio” proprio perché è più facile infettarsi per il prolungato contatto con la saliva nel corso del bacio. Il termine “mononucleosi” deriva invece dal fatto che l’infezione provoca l’aumento, nel sangue del paziente, di cellule mononucleate normali (linfociti e monociti) o modificate nel loro aspetto (atipiche). La malattia è anche detta “malattia ghiandolare” per indicare l’incremento di volume dei linfonodi che spesso fa parte del quadro clinico”.  

Quali sono i soggetti maggiormente a rischio e perché?

“I soggetti maggiormente a rischio sono gli adolescenti per lo scambio di baci all’esordio dell’attività sessuale. Anche i bambini sono considerati più a rischio, per il contatto stretto che si verifica negli asili e nelle scuole. In tale contesto, anche l’abitudine di scambiarsi e mettersi in bocca oggetti contaminati di saliva può provocare l’infezione. Nei Paesi Industrializzati, per il miglioramento generale delle condizioni igienico-sanitarie, l’infezione colpisce maggiormente i giovani-adulti. Invece, nei Paesi a Risorse Limitate la fascia di età più a rischio di infezione è proprio quella pediatrica. Questo perché il contagio durante la prima infanzia si verifica più frequentemente in condizioni di sovraffollamento e disagio socio-economico tipico dei Paesi a risorse limitate”.

In cosa consiste questa patologia? Qual è la causa?

“Come abbiamo già detto, la causa di questa malattia è il virus di Epstein-Barr, scoperto da Anthony Epstein e Yvonne Barr a Londra nel 1964. Si tratta di un virus appartenente alla famiglia degli herpesvirus  (la denominazione corretta del virus è infatti herpesvirus umano di tipo 4 o HHV-4). Questo virus infetta inizialmente le cellule che rivestono il cavo orale e il primo tratto delle vie respiratorie che rappresentano la “porta d’ingresso” nell’organismo. Successivamente, determinate cellule del sangue (i linfociti B) vengono anch’esse infettate dal virus e lo veicolano in tutto l’organismo. E’ importante notare come, nei linfociti B, il virus si nasconda per tutta la vita rimanendo in uno stato di latenza. Sebbene su un milione di linfociti B solo uno rimanga infetto per tutta la vita, di tanto in tanto, in maniera intermittente, il virus riprende a replicarsi e viene secreto nella saliva. E’ per questo che la trasmissione dell’infezione può avvenire anche da parte di soggetti cosiddetti “portatori sani” dopo la fase acuta della malattia”.

Quali sono i sintomi?

“La mononucleosi infettiva è una malattia “camaleontica” nel senso che presenta diverse facce e si può facilmente confondere con altre patologie. Per quanto riguarda i sintomi e i segni della malattia, nel bambino l’infezione decorre spesso senza dare alcun disturbo. Al contrario, nel giovane e nell’adulto essa si esprime fino al 65% dei casi con una malattia ben più evidente. 

Il quadro clinico è rappresentato da stanchezza importante, faringo-tonsillite con presenza di caratteristiche chiazze biancastre (“pseudomembrane”), febbre anche elevata (38-39°C) che può persistere anche per settimane, e, spesso, con piccoli puntini rossi (“petecchie”) a livello del palato, ingrossamento dei linfonodi, del fegato e della milza. 

Di regola, la malattia di risolve spontaneamente senza complicanze. Esse si verificano, globalmente, solo nel 5% dei casi.

La complicanza forse più temibile della mononucleosi infettiva è la rottura della milza, specialmente nei casi in cui questa si ingrandisce e, soprattutto, quando il malato dovesse andare incontro a traumi addominali, anche se il 50% dei casi di rottura di milza si verificano in pazienti che non riferiscono traumi addominali. Il riposo domiciliare è comunque fondamentale. 

Si possono anche avere anemie emolitiche dovute alla rottura dei globuli rossi a causa dell’attacco di auto-anticorpi prodotti dai linfociti B a seguito della sollecitazione del virus. Per lo stesso meccanismo, può registrarsi anche un calo delle piastrine, con conseguenti fenomeni emorragici. 

Sono anche possibili, ma molto rare, malattie di organi quali il sistema nervoso centrale con meningo-encefaliti, i nervi periferici con paralisi (Sindrome di Guillain-Barrè) e i polmoni. 

Infine, ma solo in alcuni individui predisposi per la presenza di difetti delle difese immunitarie, il virus di Epstein-Barr può continuare a replicarsi provocando infezioni croniche attive di cui si conoscono anche forme molto gravi”.

Qual è l’incidenza nel nostro Paese? Negli ultimi anni la diffusione è aumentata?

“Data la bassa contagiosità dell’infezione (sono necessari contatti prolungati con la saliva infetta come si verifica, tipicamente, nel corso del bacio), le epidemie di mononucleosi (cioè improvvisi e significativi aumenti nel numero dei casi) sono del tutto eccezionali. Infatti, la malattia si presenta caratteristicamente in forma endemica (cioè con un numero costante di nuovi casi) senza grosse variazioni stagionali. 

I dati di sorveglianza delle Malattie Infettive in Regione Lombardia indicano ad esempio come, negli anni 2009-2013, si siano registrati in media 302 nuovi casi/anno, con un picco di 391 casi nel 2013. A titolo di confronto, nello stesso 2013, sono stati notificati in Regione Lombardia 23.638 casi di varicella e 7.713 casi di scarlattina”.  

E’ una malattia contagiosa. Il contagio avviene prevalentemente con la saliva?

“Sì, attraverso il contatto prolungato con saliva infetta. Pertanto, l’infezione viene contratta principalmente tramite il bacio, ma anche tramite l’uso di spazzolini da denti, stoviglie e altri oggetti contaminati da portatori del virus. Vi sono quindi due diverse modalità di infezione: il contagio diretto avviene per contatto diretto con il virus per mezzo del bacio, ma anche a causa di trasfusioni di sangue infetto; il contagio indiretto avviene invece per mezzo di oggetti contaminati, come posate, spazzolini e bicchieri infetti”.

Diagnosticarla è difficile? Può essere confusa con altre patologie?

“Essendo la mononucleosi infettiva una malattia “camaleontica” i sintomi e i segni sono infatti, in larga misura, aspecifici cioè comuni ad altre malattie infettive globalmente denominate “sindromi simil-mononucleosiche”. 

Tra le malattie infettive che si possono confondere con la mononucleosi infettiva vi sono le infezioni batteriche causate, ad esempio, dagli stafilococchi ß-emolitici di gruppo A, l’infezione da Citomegalovirus, da Toxoplasma gondii e l’infezione acuta da virus dell’immunodeficienza umana acquisita (HIV).

Ci sono alcune caratteristiche clinico-epidemiologiche che ci vengono in aiuto: innanzitutto l’età del paziente in quanto, come abbiamo visto, la malattia è più frequente nei bambini mentre altre malattie come l’infezione acuta da HIV sono tipiche del paziente giovane-adulto con fattori di rischio specifici (ad esempio scambio di siringhe per l’iniezione di droghe o rapporti sessuali promiscui non protetti dal preservativo). Vi è poi un segno molto caratteristico consistente nel fatto che il paziente con mononucleosi infettiva, anche se normalmente non allergico, sviluppa una eruzione cutanea a seguito dell’assunzione di ampicillina, amoxicillina o altre penicilline. 

Comunque, nella maggior parte dei casi, non si possono scartare a priori le diagnosi alternative e, quindi, si deve ricorrere a indagini di laboratorio, sia che per avvalorare o confermare il sospetto di mononucleosi infettiva che per escludere la presenza di complicanze (epatiti, riduzione delle piastrine). 

L’aumento dei globuli bianchi per l’incremento dei linfociti (linfocitosi con il riscontro eventuale di cellule atipiche) o un incremento degli enzimi epatici (transaminasi) indicativo di epatite sono dati che avvalorano il sospetto diagnostico. Tuttavia, anche l’infezione da Citomegalovirus può provocare tanto una linfocitosi atipica quanto epatite. Peraltro una linfocitosi atipica può comparire anche nell’infezione da Toxoplasma gondii, nell’epatite B, nella rosolia e nelle reazioni avverse da farmaci. 

Per questo, è solo con il riscontro di alcuni anticorpi specifici che la diagnosi di mononucleosi può venire confermata: in fase acuta di malattia si ricerca la presenza di anticorpi IgG e IgM contro l’antigene capsidico del virus (anti-VCA). Circa 3-6 mesi dopo la guarigione spariscono gli anticorpi IgM anti-VCA mentre le IgG anti-VCA, insieme ad altri anticorpi contro l’antigene nucleare (anti-EBNA), persistono per tutta la vita”.

Cosa comporta una diagnosi tardiva? 

“Il riscontro di un quadro clinico compatibile con mononucleosi infettiva deve spingere il medico a condurre con sollecitudine i necessari accertamenti allo scopo di confermare o smentire il sospetto diagnostico. Se la diagnosi di mononucleosi fosse confermata, si potrà non solo suggerire al paziente le necessarie misure atte a prevenire le complicanze (ad esempio riposo e attenzione a traumi addominali per evitare la rottura di milza in caso di aumento di dimensioni dell’organo), ma anche diagnosticare precocemente eventuali complicanze per le quali devono venire prescritte le necessarie terapie (ad esempio, uso di cortisonici in caso di importante difficoltà nella deglutizione o complicanze para-infettive come la riduzione della conta piastrinica e terapia antibiotica in caso di sovra-infezioni batteriche). Per contro, anche se alla fine del percorso diagnostico venisse smentito il sospetto di mononucleosi infettiva, la diagnosi precoce di malattie alternative consentirebbe anch’essa di ottenere indubbi benefici. Basti pensare come, tra le diagnosi alternative che possano spiegare una “sindrome simil-mononucleosica”, vi sia anche l’infezione acuta da virus dell’immunodeficienza umana acquisita (HIV), una condizione che presenta importanti implicazioni in termini di  inizio tempestivo della terapia antiretrovirale e rafforzamento delle misure di prevenzione del rischio di trasmissione di HIV”.   

  

Come si cura?

“Non esiste alcun farmaco antivirale che sia in grado di bloccare la malattia. Il trattamento consiste quindi in riposo e abbondante idratazione. 

E’ importante sottolineare come, trattandosi di una malattia virale, gli antibiotici non abbiano alcun effetto sulla evoluzione della malattia, salvo quando la malattia venga complicata da sovra-infezioni batteriche. 

Nel caso in cui il paziente presenti difficoltà a deglutire per la presenza di una importante infiammazione delle tonsille e del faringe, il paziente potrà essere ricoverato e andrà praticata una terapia idratante per via endovenosa con un adeguato apporto di zuccheri per assicurare un sufficiente introito di calorie data la difficoltà ad alimentarsi. 

A questo proposito va detto che, in caso di importante faringo-tonsillite o altre significative complicanze, andrà iniziata una terapia con cortisonici allo scopo di controllare le manifestazioni infiammatorie o para-infettive della malattia come ad esempio il severo calo delle piastrine”.

E’ possibile prevenirla? 

“Poiché non esiste una vaccinazione per l’infezione da virus di Epstein-Barr, la prevenzione si attua tramite l’igiene personale e dell’ambiente. In pratica, anche se non è indicato l’isolamento del paziente in reparti di Malattie Infettive, è fondamentale evitare di baciare i soggetti ammalati con cui non devono venire condivise le stoviglie, il cibo o altri oggetti che possano essere contaminati con saliva infetta. Inoltre, poiché l’escrezione del virus prosegue anche oltre la guarigione, tali cautele devono venire mantenute almeno per qualche settimana dopo la scomparsa dei sintomi. In effetti, le persone che hanno contratto il virus continuano a eliminarlo nella saliva anche per mesi dopo la guarigione, potendo quindi contagiare altre persone”.

Per la malattia del bacio non è possibile la prevenzione e una volta contratta l’unica terapia è il riposo perché non c’è nessun farmaco antivirale in grado di bloccare la patologia. 

Torti“In caso di affaticamento, febbre, faringite e linfoadenomegalia (disturbi isolati o in associazione tra loro) occorre rivolgersi al proprio medico – ha suggerito il Prof. Torti –  talvolta, la mononucleosi si manifesta semplicemente con l’ingrandimento di uno o più linfonodi. In tali casi, la diagnosi di mononucleosi può consentire di evitare la biopsia del linfonodo. Occorre evitare l’auto-prescrizione di antibiotici che possono anche provocare, in caso di mononucleosi, eruzioni cutanee simili ad allergie (anche in soggetti non allergici). Il riposo domiciliare e l’abbondante idratazione per os sono fondamentali in caso di mononucleosi”.

Tra i consigli che il Professor Carlo Torti ha dato a Mba c’è anche che “a causa del rischio di rottura della milza, non vanno sollevati pesi né praticati sport da contatto per 2 mesi, anche se non c’è un evidente ingrossamento della milza. In caso di febbre, il paracetamolo è preferibile all’aspirina come analgesico e antipiretico a causa della rara associazione dell’uso di aspirina con la sindrome di Reye in caso di mononucleosi”.

In sostanza, è vero che il bacio può dare origine a questa fastidiosissima infezione, ma nulla di così preoccupante. Mutua Basis Assistance vi augura, in questa estate caldissima, di baciare e non limitarsi nel compiere questo gesto amorevole perché sicuramente i benefici per la salute sono di gran lunga superiori ai rischi. 

Exit mobile version