La Voce di MBA

MULTITASKING? NO, GRAZIE!

Multitasking no grazie

Quante volte capita di incontrare persone che parlano al cellulare e nello stesso momento fermano un taxi o accompagnano i figli a scuola salutandoli con un bacio fugace? Oppure, mentre bevono un caffè al bar si cimentano a scrivere un’email con l’ipad e chattano su Facebook? Viviamo in un’epoca in cui, svolgere contemporaneamente più funzioni, mantenendo anche il passo con la vita, con gli affetti e la carriera, sta diventando sempre più un uso comune. Non illudiamoci però, perché essere dei soggetti multitasking non è vantaggioso come si crede: il sovraccarico di diversi stimoli abbassa di 10 punti il quoziente intellettivo. Lo sostiene il neuroscienziato Daniel J. Levitin direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University e autore del libro “The Organized Mind: Thinking Straight in the Age of Information Overload” che ha pubblicato un articolo sul quotidiano britannico The Guardian secondo il quale “il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali”.
Mutua Basis Assistance ha chiesto il parere della psicologa-psicoterapeuta Marinella Cozzolino.
 

Dottoressa Cozzolino, siamo convinti che il nostro cervello sia cablato per svolgere contemporaneamente azioni diverse. Che ne pensa?

“Secondo la scienza, l’uomo sfrutta a livello celebrale l’1% delle sue potenzialità, ma in realtà dipende dall’allenamento e dal grado di attenzione che si ha nel momento in cui si svolgono le azioni”.
 
Multitasking No grazieCioè? Un esempio?
“Quando ci mettiamo alla guida di un’automobile svolgiamo più azioni utilizzando diverse parti del corpo: con i piedi comandiamo i pedali, con la mano destra cambiamo le marce, a volte fumiamo una sigaretta o chiacchieriamo con chi è accanto a noi o ancora canticchiamo una canzone mantenendo sempre l’attenzione, perché il nostro cervello è allenato a gestire più azioni. Discorso diverso è, invece, per un neo patentato che concentra l’attenzione esclusivamente alla guida dell’automobile e, a volte, per paura di distrarsi, evita anche di accendere l’autoradio! Ci sono due forme di multitasking: quello “positivo” che ci mette in condizione di fare più esperienze stimolanti per la personalità, utile anche per scoprire noi stessi e quello “deleterio” che porta a compiere più azioni frenetiche nello stesso momento”.
Il multitasking ci rende meno efficienti?
“Solo nel caso in cui non diamo il giusto valore a ciò che stiamo facendo. L’emozione e la passione, con le quali si svolgono determinate azioni, sono la componente chiave per la loro riuscita positiva. Il saper fare più cose contemporaneamente non è detto che porti sempre a un buon risultato, ma c’è da dire che l’abitudine gioca un ruolo fondamentale. Multitasking è anche assumere più ruoli nell’arco della giornata e un esempio può essere quello della mamma: per 8 ore al giorno è una donna manager, nel pomeriggio dedica del tempo a se stessa andando in palestra, la sera è in grado di preparare la cena e contemporaneamente controllare i compiti dei figli”.
 
A cosa si deve fare attenzione?
“Non si deve avere la tendenza a compiere troppe cose insieme solo per il gusto di farle. Mi viene in mente uno degli atteggiamenti più sbagliati che esistano: una mamma che allatta il proprio figlio e contemporaneamente invia un sms con il cellulare”.
 
È vero che uno degli effetti del multitasking è l’aumento della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress? 
“Certo, perché l’obiettivo non è il godimento e la passione a che le azioni portino al risultato sperato, ma è quello invece di svolgere un’attività frenetica solo per terminare “i compiti” il prima possibile. Questo è tipico delle persone che hanno un’ansia congenita e attuano dei multitasking “fasulli”. È la sopportazione di una serie di incombenze che vanno fatte, ma che in realtà non piacciono, la causa che genera l’aumento dello stress”.
 
Si dice che fare più cose insieme è addirittura dannoso per le prestazioni cognitive. Ci rende meno intelligenti? 
“Ci rende meno attenti, perché si ha la presunzione di avere più situazioni sotto controllo con l’illusione di portare il tutto a compimento nella maniera giusta, ma non è così. Oggi il nemico numero uno è il tempo, ma solo per chi ha bisogno di riempire la giornata a tutti i costi, per paura di rilassarsi”.
 
Ci sono ragazzi che studiano mentre guardano la Tv, è un comportamento che nella fase di apprendimento porta le nuove informazioni nella parte sbagliata del cervello? 
“Sembrerebbe di sì, ma in realtà è una tendenza a far diventare piacevole un momento che invece è noioso. Per un maggior apprendimento invece, è necessario scindere le due azioni,  perché le informazioni raggiungono l’ippocampo dove vengono organizzate e classificate in una varietà di modi, rendendo più facile recuperarle”.
 
Il multitasking agisce anche sul metabolismo? 
“In teoria lo dovrebbe accelerare, perché in quel momento si è iperattivi, ma in realtà dipende dal tipo di eccitazione che si ha nel compiere le azioni e anche dalla rapidità con la quale si sposta l’attenzione: più veloce è, più il cervello brucia energia”.
Il multitasking porta anche a un “blocco” nel momento in cui si devono prendere delle decisioni? 
“Non sempre, perché anche in questo caso dipende dall’intensità della decisione: se è banale e facile, sono l’istinto e la priorità a decidere; mentre, quando la scelta è importante, come ad esempio un cambio di vita e di abitudini, il blocco è inevitabile”.
 
L’avvento dei social ha contribuito a renderci ancor più multitasking? 
“Sì, dei social e degli strumenti digitali perché, rispondere a un messaggio piuttosto che a un’email, è un altro impegno che va ad aggiungersi agli altri. La frase tipo è “devo rispondere”. Vorrei anche aggiungere che i social rappresentano una sorta di “dipendenza” , di vetrina e sono un circolo vizioso. Oggi si posta qualsiasi cosa sui social, si comunica al mondo la quotidianità con risposte e domande continue. Purtroppo siamo diventati tutti vittime di questo sistema che genera ulteriori stress e distrazioni”.
 
Qual è il suo messaggio? 
“Se ti stai allacciando le scarpe pensa a quello che stai facendo, non dove stai andando. Bisogna concedersi il tempo necessario per godere il momento senza lamentarci del sovraccarico delle situazioni scelte da noi stessi. A volte occorre dire qualche “no” perché, sottovalutarsi in determinate situazioni, giova”.
 
Earl Miller, uno dei massimi esperti mondiali di attenzione divisa del Massachusetts Institute of Technology sostiene che : “La gente non può fare multitasking molto bene e quando dice che può, sta illudendo se stessa e scopre che il cervello è molto bravo in questo business dell’illusione”.
E voi cosa ne pensate?

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