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Mutilazioni femminili, la tolleranza zero dell’Unione europea
La linea adottata dall’Unione europea è quella della tolleranza zero. In vista di domenica 6 febbraio, giorno in cui si celebra la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Josep Borrell, le vicepresidenti della Commissione, Věra Jourová e Dubravka Šuica, la commissaria per l’uguaglianza, Helena Dalli, e la commissaria per i partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, hanno ribadito il fermo impegno della comunità europea ad eliminare definitivamente la pratica delle mutilazioni genitali femminili. Un gesto accompagnato dalla pubblicazione di una dichiarazione congiunta.
“Le mutilazioni genitali femminili sono un reato e una violazione dei diritti umani delle donne. È nostro dovere fermarle”, scrivono. “Non esistono giustificazioni per una pratica così aberrante. Ci sono tuttavia conseguenze negative devastanti che incidono sulla salute fisica e mentale delle donne, delle ragazze e delle bambine, tra cui infezioni, infertilità e dolore cronico. Questa pratica mette a rischio la vita e il benessere di migliaia di donne, ragazze e bambine e, in certi casi, può causarne addirittura la morte”. “Sebbene le mutilazioni genitali femminili siano state ormai abbandonate da molte comunità e siano diminuite grazie al graduale cambiamento delle norme culturali, la pandemia di Covid-19 ha rallentato i progressi verso una loro definitiva eliminazione. In periodi di confinamento, mantenere la possibilità di accedere a servizi di prevenzione, protezione e assistenza rimane più importante che mai”.
Annualmente sono più di 130 milioni di donne e ragazze che subiscono mutilazioni genitali e almeno quattro milioni di giovani sono esposte a questa drammatica pratica. Sono questi i dati forniti dalle Nazioni Unite a livello internazionale (con particolare riferimento ai 28 paesi dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente e alle popolazioni immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda) e tesi a presentare il fenomeno come una violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze. Le Nazioni Unite infatti hanno designato tale giornata al fine di diffondere sempre maggiore consapevolezza su tale pratica tradizionale che viola i diritti umani di donne e bambine.
La buona notizia, almeno fino allo scorso anno, è che il sostegno a questa pratica è in calo. Le adolescenti tra i 15 e i 19 anni nei paesi in cui le mutilazioni sono più diffuse sono meno favorevoli nei confronti di questa pratica rispetto alle donne tra i 45 e i 49 anni. “Ora – si legge sul portale dell’Unicef – è tempo di investire, tradurre le promesse politiche già fatte in azioni concrete. Ora è tempo di fare di più, meglio e più velocemente per porre fine una volta e per tutte a questa pratica”.