La Società Italiana dell’ Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro ha lanciato l’allarme: otto pazienti su 10, dopo una frattura, non vengono sottoposti a terapia per evitarne una seconda, né ad accertamenti per verificarne le cause.
Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi.
Si tratta di una malattia caratterizzata da un progressivo indebolimento dello scheletro, che diventa fragile e tende a fratturarsi per traumi spesso banali o, in alcuni casi, addirittura anche in loro assenza. Questo succede perché l’osso va incontro ad una diminuzione della densità e ad un deterioramento progressivo della propria struttura (microarchitettura), anche a causa dell’invecchiamento. Le fratture da fragilità ossea, cioè osteoporotiche, possono interessare tutto lo scheletro ma si localizzano soprattutto:
- all’estremità prossimale del femore (all’inguine)
- all’estremità distale del radio (al polso)
- alle vertebre (alla colonna dorso-lombare)
- all’estremità prossimale dell’omero (all’ascella)
- al bacino
Tutte le fratture che si verificano spontaneamente o per un trauma banale sono da ritenersi da fragilità ossea, indipendentemente dalla sede scheletrica in cui si verificano e, quindi, attribuibili all’osteoporosi.
La Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms) ha lanciato l’allarme: otto pazienti su 10, dopo una frattura, non vengono sottoposti a terapia per evitarne una seconda, né ad accertamenti per verificarne le cause. Ed è così che arrivano “le fratture a cascata”. Rompersi un osso infatti, può portare, nel 90% dei casi a romperne un altro: il 50% delle persone con frattura da fragilità ne subisce un’altra dopo 6-8 mesi.
La Siommms propone quindi di “focalizzarsi su diagnosi e terapie adeguate che possono ridurre il rischio di fratture fino al 70%, abbattendo anche il rischio di mortalità, il quale si attesta al 20-24% nel primo anno successivo alla prima frattura. Parola d’ordine è ‘Prevenzione’ non solo di rischi per il paziente ma anche di costi per il sistema sanitario nazionale.” I costi delle fratture da fragilità sono infatti immensi; per il nostro Paese si parla di 1,5 miliardi di Euro ogni anno per le sole spese ospedaliere. Per non parlare dei costi indiretti, che le future generazioni dovranno pagare per il mondo che invecchia se non si interviene subito con giuste indicazioni!
Solo nel nostro Paese sono 5 milioni le persone affette da osteoporosi, malattia che indebolisce le ossa e le rende esposte a fratture. “Le fratture da fragilità non sono incidenti”, recita infatti la campagna dell’International Osteoporosis Foundation.
Informare è il primo passo per prevenire, una malattia ancora poco menzionata nei programmi di salute pubblica. Si fa ancora troppo poco per prevenire la fragilità ossea attraverso un appropriato stile di vita. La
La Campagna WOD 2017 (World Ostheoporosis Day) – promossa in Italia dalla Fondazione Firmo, si propone proprio di porre l’attenzione sulla prevenzione.
In 10 anni il numero assoluto di fratture di femore da osteoporosi in Italia è cresciuto del 27% nelle donne e del 36% negli uomini. Nella donna la causa principale dell’osteoporosi è legata al deficit estrogenico dopo la menopausa, mentre per quanto riguarda i maschi, nella maggior parte dei casi (circa 65-70%), è dovuta per esempio a uso di farmaci, altre patologie che determinano perdita di massa ossea o, infine, abuso di alcol.
Come consiglia la Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms), la prima regola da seguire è assicurarsi la corretta quantità di calcio – con la dieta e l’assunzione di latte e latticini – e vitamina D, con l’esposizione al sole. Nell’alimentazione quotidiana non devono poi mancare frutta e verdura che contengono magnesio, potassio e vitamine. Fondamentale l’attività fisica, da evitare assolutamente il fumo.
Sul sito si può fare un test di autodiagnosi, per valutare il rischio di fratture.