Presentata alla Camera dei deputati dal deputato di Sinistra Italiana Adriano Zaccagnini, la proposta di legge si propone di frenare abusi e maltrattamenti durante il parto, ed è supportata dalla campagna sui social #Bastatacere. Ma i ginecologi non sono d’accordo, ed è polemica.
Sono ormai diversi mesi che si parla di “malasanità” e di violenze che avverrebbero nelle sale parto degli ospedali italiani. Donne umiliate, maltrattate, in un momento in cui invece più che mai avrebbero bisogno di aiuto e di supporto. Per questo è nata anche una campagna sui social, lanciata con l’hashtag #Bastatacere da Elena Skoko e Alessandra Battisti del Network internazionale “Human rights in childbirth”.
“Se durante l’assistenza al parto avete vissuto esperienze di abuso, maltrattamenti o violenza, vi chiediamo di scrivere la vostra esperienza su un foglio intitolandolo #bastatacere e postarlo”, si legge nella pagina Facebook di #BastaTacere, alla quale arrivano ogni giorno testimonianze sconcertanti. Maltrattamenti fisici e psicologici, abusi da parte di medici e ostetriche, cesarei forzati. Sembra davvero che per molte, moltissime donne, il parto sia stata davvero una brutta esperienza.
Recentemente, una dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato che l’abuso e la mancanza di rispetto nell’assistenza al parto violano i diritti umani delle donne, enunciati nelle dichiarazioni universali. I maltrattamenti durante il parto, infatti, violano il diritto costituzionale alla salute delle donne e dei bambini.
Così, la questione è arrivata anche in Parlamento: il deputato di Sinistra Italiana, Adriano Zaccagnini, ha presentato poche settimane fa alla Camera dei deputati una proposta di legge, proprio contro la violenza ostetrica e gli abusi in sala parto. “Per trascuratezza e carenze di formazione del personale – ha spiegato Zaccagnini – in Italia c’è un alto tasso di abusi al momento del parto e troppo spesso senza alcuna sanzione. Spesso il personale ha una formazione non aggiornata rispetto alla promozione di un parto non medicalizzato e comunque non basata su un reale consenso informato”.
Mutua Basis Assistance, società di Mutuo soccorso leader nel campo della sanità integrativa, ha tra i suoi obiettivi garantire una corretta informazione. Vediamo quindi nel dettaglio cosa prevede la proposta Zaccagnini.
Il provvedimento promuove “il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità personale della partoriente e del neonato, nonché l’appropriatezza degli interventi al fine di ridurre il ricorso al taglio cesareo, al parto vaginale operativo e a tutte le pratiche lesive dell’integrità psico-fisica della donna, incluse le umiliazioni verbali”.
Queste sono i punti principali della proposta di legge:
- Viene introdotta la fattispecie della violenza ostetrica, una tipologia di violenza contro le donne “che consiste nell’appropriazione del corpo e del processo riproduttivo delle donne da parte del personale medico attraverso trattamenti disumani e degradanti e la medicalizzazione del processo del travaglio e del parto”. Si tratta di abusi che causano la perdita di autonomia della donna e della capacità di decidere liberamente del proprio corpo e della propria sessualità con conseguenze sulla qualità della vita.
- Viene sancito che in nessun caso, la donna può essere privata del godimento dei diritti fondamentali e costituzionali. Si promuove il consenso informato, libero e consapevole ai trattamenti medici durante il travaglio e il parto.
- Si vieta la donazione del sangue del cordone ombelicale, biologicamente appartenente al neonato.
- Si affida alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, il compito di dare un’adeguata informazione alla partoriente sul parto fisiologico, attraverso le strutture sanitarie presenti nel territorio. Devono inoltre “realizzare modelli assistenziali per il percorso della nascita” e rafforzare la tutela della salute e del benessere della madre e del neonato.
- Le aziende sanitarie devono fornire un modello di piano del parto alle future mamme, da compilare nel corso della gravidanza con l’appoggio di un’ostetrica. Per questo, si può contare sui consultori sanitari già esistenti, valorizzando i loro servizi. La rete dei consultori, deve essere rivalutata e potenziata “in particolare per quanto riguarda l’offerta di corsi di accompagnamento alla nascita, i cui esiti sono di comprovata efficacia per la salute materno-infantile”.
- Le aziende sanitarie devono approntare “un sistema di accountability annuale, dei singoli ospedali e dell’azienda nell’insieme, accessibile al pubblico, redatto in modo trasparente e comunicato in formato aperto (pubblicazione on line, pagine web dedicate)”. Devono mettere a disposizione dei pazienti strumenti, sia telematici che cartacei, per la valutazione dell’assistenza ricevuta e per la documentazione degli esiti in termini di salute. Devono infine fornire agli operatori sanitari, dipendenti dell’azienda, “strumenti di valutazione dell’assistenza prestata, in particolare quando si tratta di casi difficili, con esiti infausti”. “Per diminuire i contenziosi legali e il ricorso alla medicina difensiva, le aziende sanitarie devono utilizzare il sistema di open disclosure, caratterizzato dall’assoluta trasparenza e comunicazione rispettosa tra le famiglie e gli operatori coinvolti negli eventi avversi”.
- Infine, le aziende sanitarie devono promuovere i rapporti con il territorio e con la comunità, in particolare valorizzando il volontariato e le madri peer-to-peer, disponendo tavoli multidisciplinari e inclusivi della società civile presso le aziende sanitarie con riunioni ogni sei mesi.
I ginecologi italiani, tramite la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), l’Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) e l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), hanno preso subito le distanze dalla proposta Zaccagnini: “Per tutelare la salute delle neo-madri italiane e garantire la sicurezza in sala parto non c’è bisogno di nuove leggi. E’ sufficiente applicare al 100% la regolamentazione già vigente. Bisogna inoltre rendere operativa la normativa ministeriale sulla chiusura e accorpamento dei punti nascita con meno di 1.000 parti l’anno e la corrispettiva messa in sicurezza dei restanti”. “Il disegno di legge, proposto dall’Onorevole Zaccagnini – aggiungono – stabilisce una serie di nuove restrizioni inutili o addirittura controproducenti. Molte di queste norme, se applicate, renderebbero il nostro lavoro ancora più difficile. Inoltre alimenterebbero il contenzioso medico-legale e di conseguenza anche il ricorso alla medicina difensiva”.
Critiche alla proposta sono arrivate anche dall’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica: “Per tutelare le future mamme e i loro bambini deve essere garantita la sicurezza dei Punti Nascita”, ma la proposta – si legge in una nota dell’Associazione – “non aggiunge nulla di nuovo che vada nella direzione del suddetto obiettivo. Al contrario, introduce enunciati pericolosi che, se approvati, potrebbero creare due immediate conseguenze macroscopiche. La prima sarebbe la convinzione che debba essere unicamente la donna a scegliere il percorso nascita più adeguato, in modo totalmente svincolato dalle esigenze e dalle indicazioni sanitarie e, soprattutto, dei più elementari criteri di sicurezza clinica. La seconda uno screditamento del rapporto fiduciario che normalmente intercorre tra gli Operatori Sanitari e gli Utenti delle prestazioni sanitarie, in questo caso le future mamme, a danno soprattutto di queste e dei nascituri”.