PEEK, LA APP OCULISTA A PORTATA DI SMARTPHONE
I progressi della tecnologia sono sorprendenti. Oggi con un semplice click è possibile fare qualunque cosa, dalla più banale a quella più utile per la cura e la tutela della salute.
Proprio in campo medico arriva un’App messa punto dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine (finanziata attraverso una campagna di crowdfunding in rete) in grado di trasformare lo smartphone in un oculista.
Peek (Portable Eye Examination Kit) questo è il nome dell’App destinata a milioni di persone nel mondo che non hanno accesso alle cure primarie che, secondo quanto dimostrato dal studio elaborato in Kenya su 233 persone e pubblicato sulla rivista Jama Ophtalmology, consente un’accurata diagnosi della vista sfruttando il flash dello smartphone e la videocamera per esaminare l’occhio a caccia dei segni della cataratta.
“Nel mondo 285 milioni di persone hanno problemi alla vista e l’80% ha malattie che potrebbero essere curate o prevenute – hanno spiegato gli autori – tuttavia la maggior parte di queste persone vive in paesi a basso reddito e rimane nel buio perché non ha accesso a uno specialista. Con questo sistema si possono effettuare gli esami direttamente nella comunità”. Un dispositivo che costa 420 euro contro i 140 mila euro del macchinario utilizzato dagli specialisti.
Mutua Basis Assistance, Società di Mutuo Soccorso, che nel panorama della Sanità integrativa si distingue per Innovazione, Dinamismo e Qualità, ha contattato il Dottor Piepaolo Quercioli, Medico oculista presso l’ospedale Villa San Pietro Fatebenefratelli di Roma, al quale a rivolto alcune domande.
Dottore cosa ne pensa? Le innovazioni di oggi riescono a oltrepassare ogni barriera?
“Ritengo sia una interessantissima applicazione della tecnologia diffusa e che possa essere un valido aiuto nel creare la possibilità di una diagnosi di primo livello, ma non per tutte le patologie oculari”.
Nella società in cui viviamo lo smartphone può davvero trasformarsi in un oculista permettendo una diagnosi accurata come quella di uno specialista in uno studio medico?
“In certe aree del mondo non ci sono medici, ma ci sono pazienti e questo può aiutare la diagnosi creando una sorta di telemedicina diffusa. Più che le innovazioni scientifiche è l’applicazione della tecnologia diffusa a costo accessibile che rende superabile una barriera chilometrica importante. Lo smartphone non può certo fare diagnosi nè somministrare terapia, ma la comunicazione in tempo reale trova la sua applicazione più utile e importante nel campo sanitario”.
Il dispositivo è in grado di diagnosticare i primi segni della caratura. Per cataratta si intende una progressiva opacizzazione del cristallino, una lente biconvessa, situata all’interno del nostro occhio, appena dietro l’iride.
La cataratta colpisce soprattutto persone sopra i 60 anni. Le principali cause, oltre che la familiarità e la predisposizione genetica, sono: l’età, l’esposizione ai raggi ultravioletti, il fumo, il diabete, l’alcool, alcune importanti terapie cortisoniche, antitumorali e i traumi diretti dell’occhio.
Lo sviluppo di una cataratta, solitamente, è lento e progressivo, ma i sintomi più frequenti possono essere: annebbiamenti transitori o permanenti della vista, senso di facile abbagliamento nella visione controluce, aloni luminosi o colorati intorno alle luci puntiformi, transitori miglioramenti della visione da vicino, riduzione della sensibilità al contrasto, difficoltà nel distinguere i colori, “fame” di luce, lentezza nell’adattamento al buio, latenza nella messa a fuoco a varie distanze, affaticamento alla lettura e anche disturbi durante la guida notturna.
“La patologia catarattosa – ha spiegato Quercioli – si caratterizza per un progressivo abbassamento della capacità visiva e resta ancor oggi la prima causa di cecità relativa che diviene assoluta là dove manchi la possibilità terapeutica chirurgica. Ritengo che questa ricerca inglese, con i dovuti aggiustamenti ed il supporto del materiale umano ed economico, possa essere una interessantissima novità”.