Viaggiare ad alta quota, fare snorkeling, essere influenzati, trattenere uno starnuto, subire un trauma. Sono molteplici le condizioni che potrebbero causare la perforazione della membrana del timpano, quella “parete” sottilissima e trasparente che si trova tra l’orecchio esterno e l’orecchio medio e che rende possibile il passaggio dei suoni dal condotto uditivo esterno ai tre ossicini.
Con la perforazione della membrana timpanica un soggetto mette a dura prova il proprio udito: ci sono infatti casi in cui la capacità di sentire si indebolisce e altri in cui si annulla del tutto lasciando posto a un assordante fischio con cui bisogna fare i conti. Il rapporto tra la lacerazione e la gravità dell’ipoacusia è molto stretto. Infatti, quando si verifica una piccola lesione, allora la relativa perdita di udito può essere piuttosto lieve. Nel momento in cui la lacerazione è più acuta, allora la sordità può anche essere totale. In buona parte dei casi, però, la sordità che deriva dal timpano perforato si caratterizza per essere solamente temporanea, con l’udito che ritorna alla normalità gradualmente e parallelamente alla percorso di guarigione. Tra gli altri sintomi connessi al timpano perforato c’è un fortissimo e improvviso dolore che colpisce l’orecchio, possibili infezioni che vanno a colpire l’orecchio, provocando in alcuni soggetti perdite di sangue o secrezioni purulente. Tra gli altri sintomi troviamo vertigini e debolezza facciale, così come uno strano rumore, come un ronzio, che è localizzato nelle orecchie. Tuttavia per capire bene cosa avviene nel proprio orecchio, è fondamentale sottoporsi in tempi brevi all’esame otoscopico per la diagnosi. Infatti, con l’otoscopio il medico va a controllare la parte interna dell’orecchio riscontrando, oppure no, la presenza di un danneggiamento del timpano, così come la gravità e le dimensioni che caratterizzano la lesione. È invece necessario l’esame audiometrico quando si vuole capire il grado del’abbassamento dell’udito in seguito alla perforazione del timpano.
Nel 2017 l’ingegneria scientifica dei tessuti su questo fronte ha fatto passi da gigante mettendo da parte bisturi e interventi incisivi e servendosi di una vera e propria gelatina. Si tratta infatti di un piccolo “cerotto”, composto da una particolare gelatina che, applicato in anestesia locale, agisce da sostegno per le nuove cellule, che possono proliferare e riparare così autonomamente la lesione della membrana.