L’emergenza nell’emergenza. Con l’arrivo graduale dei profughi ucraini sul territorio italiano, il Ministero della Salute non ha tardato a fornire direttive concrete e mirate alle regioni in termini di prevenzione, cura e assistenza. Toccherà infatti agli enti territoriali garantire tamponi e vaccini anti-Covid ai rifugiati in arrivo. È infatti in corso l’esodo più drammatico degli ultimi settantacinque anni (1 milione di profughi): si tratta di civili, perlopiù di donne e bambini, non poche inoltre sono le persone con disabilità. Non è invece esponenziale la presenza di persone over 70: i più anziani infatti hanno scelto di non abbandonare la propria terra o comunque hanno preferito trasferirsi nelle zone meno a rischio del paese.
In riferimento alla crisi in corso e in previsione dei conseguenti fenomeni migratori verso l’Italia dunque il Ministero ha chiesto alle regioni di allertare le Aziende Sanitarie Locali ai fini della individuazione e predisposizione di risorse necessarie all’esecuzione di test diagnostici-tamponi oro/rinofaringei antigenici e molecolari per infezione da SarsCoV2 e alla somministrazione di vaccini anti-Covid e altre vaccinazioni di routine per tale popolazione a rischio. È questo il contenuto principale della circolare firmata dal direttore della Prevenzione del dicastero Gianni Rezza e dal direttore programmazione sanitaria Andrea Urbani, con cui si definiscono a livello nazionale le prime indicazioni sul fronte sanitario. Le Asl inoltre dovranno assicurare le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale anche in relazione alle altre malattie infettive.
Particolare attenzione, come è giusto che sia, sarà data ai soggetti più vulnerabili e ai minori, molti dei quali arrivano senza accompagnatori. In riferimento ai cittadini che provengono dall’Ucraina, comunica il Ministero, “indipendentemente dalla cittadinanza, privi di digital Passenger Locator Form o di certificazione verde Covid-19, le ASL territorialmente competenti provvederanno all’esecuzione dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso, laddove non avvenuta al momento dell’entrata nei confini Nazionali”, prevede ancora la circolare. Tutti coloro che verranno individuati come casi o contatti di caso (esempio allo screening nei Punti di accoglienza) andranno gestiti secondo la normativa vigente. Sin più, si raccomanda di assicurare la vaccinazione anti SarsCoV2/Covid-19, in accordo con le indicazioni del Piano nazionale di vaccinazione anti SarsCoV2, a tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età. L’effettuazione della vaccinazione, si precisa, andrà regolarmente registrata a sistema assegnando ai richiedenti un codice STP.