Uno studio made in Italy ha dimostrato l’efficacia di una nuova terapia per il trattamento dell’arterite a cellule giganti, che consiste nell’associazione di un farmaco biologico, il tocilizumab, a steroide.
“L’arterite temporale detta anche arterite a cellule giganti, gigantocellulare o di Horton, è una vasculite, cioè una patologia infiammatoria a carico dei vasi sanguigni caratterizzata da interessamento preferenziale delle grandi arterie, in particolare dell’aorta toracica e delle arterie del collo e della testa. Si tratta di una malattia autoimmune che colpisce generalmente le persone al di sopra dei 50 anni, per le quali rappresenta una delle principali cause di cefalea; può inoltre causare eventi ischemici gravi come cecità e accidenti cerebro-vascolari”. A spiegarlo è il prof. Carlo Salvarani, neo dirigente della Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, struttura che è stata protagonista dello studio su una nuova opportunità terapeutica per i pazienti affetti da arterite da cellule giganti, pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (NEJM).
Lo studio è riuscito a dimostrare per la prima volta che un farmaco biologico (il tocilizumab, che blocca una proteina, l’interleuchina 6, che può favorire l’infiammazione) associato a steroide ha un’efficacia maggiore della terapia isolata con steroide, che al momento è il farmaco che costituisce il GOLD STANDARD per la cura di questa vasculite. Questa terapia, ha così permesso di ridurre del 50% la dose cumulativa di steroide.
“Questo risultato, e la durata a lungo termine del beneficio – ha spiegato Salvarani – andranno confermati con un follow-up dei pazienti. Se i risultati di questi ulteriori approfondimenti saranno positivi, potremo anche pensare di utilizzare il farmaco al posto dello steroide con importanti vantaggi, perché lo steroide ha importanti e diversi effetti collaterali quando viene utilizzato in modo prolungato, tra cui fratture vertebrali, diabete, infezioni, osteonecrosi, cataratta. Questi effetti collaterali sono particolarmente frequenti nei pazienti con arterite temporale (80% dei pazienti) che vengono solitamente trattati con steroide per più di un anno, inoltre limitano fortemente la qualità della vita e sono strettamente correlati alla dose cumulativa di steroide: più questa è elevata, maggiore è la probabilità di avere effetti collaterali steroidei. Poterla ridurre del 50% consente di prolungare la cura con i due farmaci, riducendo il rischio di effetti collaterali”.
Quali sono i progetti per il futuro?
“Stiamo programmando – ha affermato Salvarani – uno studio per valutare l’efficacia del tocilizumab nella arterite a cellule giganti in sostituzione dello steroide e non più come solo risparmiatore, per annullare completamente gli effetti della terapia steroidea. Questo studio potrà contare sulla possibilità di reclutare un più ampio numero di pazienti grazie al fatto che dal 1 novembre scorso dirigo, oltre alla Reumatologia dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia anche quella dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. Questa unione di casistiche e di professionalità ci consentirà sinergie importanti nella ricerca grazie al supporto del nostro Ateneo che è organizzato sulla sede modenese e su quella reggiana”.