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Rigatoni, fusilli e spaghetti. Mangiare pasta fa bene all’umore.
Mangiare pasta fa bene: seppur secondo molti rappresenti un nemico giurato della dieta, per i dietologi essa è una prelibatezza gastronomica di cui non possiamo farne per niente a meno.
“Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo”. Non si può parlare di pasta senza citare uno dei grandi classici del cinema italiano, Un americano a Roma con Alberto Sordi, che porta sul grande schermo l’amore che lega da sempre gli italiani alla pasta. Rigatoni, spaghetti, fusilli, lasagne, poco importa, l’importante è che l’italiano a casa propria o all’estero trovi in tavola un piattone di pasta per potersi leccare i baffi alla fine del pasto e, perché no, poter fare la ‘scarpetta’. Tuttavia, questa ‘lunga storia d’amore’ adesso è supportata da un’ottima notizia che arriva dai corridoi della scienza: la pasta la si può mangiare anche di sera. A quanto pare, infatti, l’assunzione nelle ore post-pomeridiane che anticipano il ciclo notturno stimolerebbe la tiroide facendo del bene persino all’umore.
Seppur secondo molti la pasta rappresenti un nemico giurato della dieta, per i dietologi essa è una prelibatezza gastronomica di cui non possiamo farne per niente a meno. È necessario, però, preferire la pasta di grano duro, meglio se trafilata al bronzo e anche integrale. Meglio ancora gli spaghetti che hanno l’indice glicemico inferiore e sono adatti anche ai diabetici e a chi deve perdere peso. Vietata la pasta scotta: deve invece essere assolutamente al dente perché dà più sazietà e ha un indice glicemico più basso. Consigliabile anche una spaghettata saltata in padella con olio extravergine d’oliva e spezie, ma ogni tanto concediamoci anche una carbonara con uova e pancetta, per aggiungere un boost di proteine. Fra l’altro questa associazione stimola la tiroide: accompagnarla con della verdura amara riduce la ritenzione idrica.
La pastasciutta, grande classico della tavola all’italiana, può essere consumata anche di sera, soprattutto se si è particolarmente stressati, o se si soffre d’insonnia, se si è in menopausa. Questo perché la pasta favorisce la sintesi di serotonina e di melatonina facendo assorbire maggiormente il triptofano e quindi fa rilassare e favorisce il sonno. Se ci rilassiamo si riducono gli ormoni dello stress, fra cui il cortisolo, che favoriscono l’aumento di peso. Pertanto, escludere dalla propria dieta i carboidrati comporterebbe il rischio di turbe dell’umore, anche severe, e di alterazioni dello stato psicologico della persona stessa. Inoltre, se da una parte la scelta può essere incoraggiata dalla perdita immediata, o comunque rapida, di peso, dall’altra si rischia di sentire le conseguenze di tale regime. Spesso, infatti, donne e uomini di mezza età cedono al desiderio di tornare a mangiare pasta e pane e dolci ma, dopo un periodo di esclusione totale e prolungato, questo comporta qualche problema. Proprio perché il corpo è stato costretto a farne a meno, possono verificarsi inizialmente stati di ipoglicemia con conseguenti giramenti di testa e gonfiore addominale.
Il biotipo nervoso cerebrale può concedersi una bella spaghettata a ogni pasto, il biotipo linfatico che deve perdere peso è meglio che non la mangi proprio tutte le sere, il biotipo bilioso e sanguigno, con moderazione e associando la pasta al consumo di verdure, può mangiarla sempre. I celiaci invece o chi soffre di colite o di malattie infiammatorie intestinali, possono mangiare pasta di riso integrale, di quinoa e di grano saraceno, sempre con l’accortezza di consumarla al dente e associata a delle verdure amare, prima o dopo il pasto.