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Salute mentale, il lockdown ha incrementato il livello di depressione in tutte le fasce di età
È stato uno dei temi maggiormente posti sul tavolo del dibattito pubblico in pieno lockdown, ma di fatto quando si parla di salute mentale, con relative difficoltà e disagi, non si può fare riferimento unicamente a una fase della vita. Ciò che è chiaro è che non c’è salute senza salute mentale. Sulle note di questo motto, il 10 e l’11 ottobre, proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra annualmente il 10 del mese, in diverse città italiane ha avuto luogo “Tutti Matti per il Riso”, la campagna nazionale di raccolta pubblica di fondi a favore di Progetto Itaca. L’evento è stato lanciato con l’obiettivo di promuovere un’informazione corretta e per sensibilizzare la comunità a superare lo stigma e il pregiudizio che ancora accompagnano la sofferenza della psiche.
“È oggi necessario – ha commentato la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa – garantire maggiori investimenti e migliore accesso alle cure per tutti e su tutto il territorio. Per raggiungere questo obiettivo sono essenziali un’informazione e una comunicazione in grado di cancellare lo stigma che troppo spesso accompagna il disturbo mentale”. “Il nostro intento – ha dunque proseguito la Sottosegretaria – è quello di lottare contro i pregiudizi verso le persone affette da disturbi mentali, consapevoli che in questo momento molti hanno pagato un prezzo altissimo dovuto all’emergenza Covid-19: donne, uomini e adolescenti già esclusi o emarginati dalla vita sociale e che hanno visto questo disagio crescere a dismisura”.
Alla base di tutto c’è infatti il bisogno di abbattere il muro che confina in uno spazio muto il disagio, perché non c’è salute senza salute mentale. Con questa certezza tutte le azioni, medico-politiche, procedono verso una salute mentale di comunità, attraverso servizi di prossimità, investendo nella sanità territoriale e mettendo sempre la persona al centro. Dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla Salute Mentale si apprende infatti che oggi nel mondo quasi un miliardo di persone convive con un disturbo mentale e che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha provocato un decisivo incremento di disturbi psichiatrici, con livelli di depressioni presenti in tutte le fasce di età.
Inoltre, forte risuona la denuncia dell’UNICEF che rammenta come ancora nel 2020 il suicidio sia la terza causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni considerando che 1 adolescente su 5 nel mondo soffre di problemi diagnosticabili legati alla salute mentale. Una criticità che ha poco a che vedere con la natura sociale della persona: secondo l’ultimo studio UNICEF Innocenti Report Card anche nei Paesi ad alto reddito un numero significativo di bambini e ragazzi non raggiunge un livello di benessere mentale soddisfacente: nella maggior parte dei paesi, meno di 4 bambini su 5 si dicono soddisfatti della propria vita. La Turchia registra il livello di soddisfazione minore, al 53%, seguita da Giappone e Regno Unito. In 12 paesi su 41 analizzati meno del 75% dei ragazzi di 15 anni ha un grado di soddisfazione della vita elevato. Il suicidio rappresenta una delle cause di morte più comuni tra i 15 e i 19 anni, benché non esistano dati recenti e comparabili. La Lituania registra i tassi più alti di suicidio fra gli adolescenti, seguita da Nuova Zelanda ed Estonia.