Da poche ore, ovvero dalla mezzanotte di martedì 1° settembre, il superticket in Italia non si paga più. Una bella novità sul fronte delle cure e sanitario annunciata dal Ministro della Salute Roberto Speranza e che vedrà un risparmio di 10 euro aggiuntivi a vantaggio delle tasche degli italiani. Il superticket infatti rappresentava la quota aggiuntiva di 10 euro sul ticket per le visite mediche specialistiche e gli esami clinici. “Ogni volta – ha commentato Speranza – che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore oggi”.
Il riferimento normativo a cui fa riferimento il Ministro è la Legge di Bilancio 2020 con la quale si determina, a decorrere dal 1° settembre 2020, l’abolizione della quota aggiuntiva di 10 euro sulle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale per perseguire una maggiore equità nell’accesso alle prestazioni sanitarie e superare il sistema eterogeneo determinatosi a livello regionale. In termini economici, l’abolizione equivale a un ammontare complessivo di 165 milioni di euro nel 2020 e 490 per gli anni a venire. Si pagava sulle analisi e sugli esami medici prescritti, cioè sulle ricette di diagnostica sulle visite specialistiche ambulatoriali. Fu introdotto nel 2011, con la possibilità per ogni Regione di decidere in autonomia se e come applicarlo. Il suo costo, come detto, era di 10 euro su ciascuna prestazione, ma poteva essere inferiore o anche rimodulato sulla base della fascia reddituale del paziente che richiede la prestazione.
Con questa importante introduzione nello scenario sanitario nazionale si cancella un tassa che ha faceva la differenza per coloro che hanno un reddito basso e che per questa ragione spesso accantonano le spese destinate alle cure. Resta invece, per chi non è esonerato in base al reddito, il costo del ticket, variabile a seconda delle prestazioni e pari a circa 30-35 euro.
Molte le Regioni che, in tutto o parzialmente, lo avevano abolito già in precedenza (Basilicata, Sardegna, Valle d’Aosta), la prima a farlo però era stata l’Emilia Romagna, nel luglio 2018, per redditi fino ai 100 mila euro lordi, l’ultima la Lombardia, dal marzo scorso.
“L’abolizione del superticket è sicuramente un atto di sensibilità nei confronti di tutta la popolazione”, ha commentato il presidente di Mutua MBA, Luciano Dragonetti. “Dieci euro rappresentano per alcune famiglie un ostacolo, sembra incredibile ma è così, quindi questo può migliorare l’accesso alle cure. Attenzione però: è solo un piccolo passo in avanti. Questa emergenza ha avuto un fortissimo impatto sul nostro servizio sanitario nazionale. L’allungamento delle liste di attesa aumenterà il ricorso alla sanità privata, e metterà sicuramente in difficoltà le famiglie che non se lo potranno permettere. È necessario quindi sensibilizzare le istituzioni ad andare oltre”.
Gli associati di Mutua MBA hanno però sempre avuto un vantaggio. “Da sempre i nostri piani sanitari hanno previsto la libertà di scelta nell’utilizzo del sistema privato o del servizio sanitario nazionale, con il rimborso del 100% dei costi del ticket”, ha spiegato Dragonetti. “Questo provvedimento è importante, ma non bisogna abbassare la testa, né sentirsi appagati. È necessario fare di più per l’accessibilità delle cure, l’assistenza domiciliare, il miglioramento della qualità diagnostica. Da sempre Mutua MBA è impegnata nella sensibilizzazione delle istituzioni, promuovendo il dialogo e la collaborazione tra le parti per diffondere le opportunità della Sanità Integrativa e i vantaggi della formula mutualistica, che può sicuramente contribuire a garantire una sanità più efficiente”, ha concluso.