È stata diffusa pochi giorni fa una ricerca realizzata tra i medici di medicina generale, che mostra ancora una volta come il welfare debba espandersi sul versante integrativo. Da qui l’importanza di sottoscrivere un sussidio sanitario.
È stata diffusa pochi giorni fa la ricerca realizzata dal Centro Studi nazionali della Federazione Italiana medici di medicina generale sulla sanità integrativa. L’indagine è stata svolta su un campione rappresentativo di 700 medici di medicina generale (24,7% al Nord Ovest, 18,3% al Nord Est, 23% al Centro, 34% al Sud/isole), con l’obiettivo di sondare e comprendere le conoscenze e gli orientamenti dei medici sull’ipotesi che possa prossimamente costituirsi nel nostro SSN un pilastro assistenziale sanitario privato, ad integrazione del pubblico.
Ormai si sa, ed è una tendenza inarrestabile, che sempre più cittadini italiani si rivolgono al privato per ottenere prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, e circa 11 milioni hanno una copertura sanitaria integrativa. Inoltre, secondo gli ultimi dati Censis, il 57,1% degli italiani è a favore del cosiddetto “secondo pilastro”, e sono 26,5 milioni gli italiani che si dicono propensi ad aderirvi.
Dall’indagine è emerso che per i medici il welfare privato deve espandersi sul versante integrativo (questione importante/ molto importante per il 73% del campione).
I cittadini sono costretti a rivolgersi al privato, gli stessi medici lo ammettono, soprattutto a causa delle lunghissime liste di attesa, una delle criticità di forti del nostro Servizio Sanitario Nazionale. E questo avviene in particolare per le ecografie (89%), le consulenze specialistiche (85%), le terapia riabilitative (70%), la diagnostica radiologica convenzionale (51,4%) e quella pesante (49,2%), il laboratorio analisi (31,6%, le endoscopia (24,2%).
Ipotizzando due scenari di riferimento, uno basato essenzialmente sulla componente integrativa e complementare sostenuta dal welfare sanitario privato, l’altro anche su quella sostitutiva (rispetto a prestazioni attualmente già erogate dal SSN, e quindi in condizione certamente competitiva), i MMG sembrano preferire il primo rispetto al secondo, poiché lo ritengono più verosimile da realizzarsi (il 64%), più produttivo in termini di efficacia assistenziale (72,3%), e più favorevole per lo svolgimento della funzione di MMG (75,8%).
Anche da questa indagine emerge quindi la crisi del Servizio Sanitario Nazionale e la crescente importanza della sanità integrativa. Ne abbiamo parlato tante volte: a causa di liste di attesa, sprechi, ticket alti, prestazioni a volte scadenti, il pubblico ormai troppo spesso non riesce a garantire il bisogno sempre più forte di salute. Secondo il Censis, per la maggioranza dei cittadini il Servizio sanitario della propria regione è peggiorato negli ultimi due anni (lo pensa il 45,1% degli italiani, +2,4% rispetto al 2015). Continua poi ad aumentare il numero di italiani che rinuncia o rinvia cure o prestazioni sanitarie: nel 2012 erano 9 milioni, ora sono oltre 11. Anziani ma anche giovani. Certo, colpa anche dei continui tagli, ma l’opinione pubblica deve sapere che c’è una alternativa. Una alternativa al pubblico, ma anche al privato in senso stretto. È il cosiddetto secondo pilastro, integrativo e complementare al SSN: enti, Casse, e Società di Mutuo Soccorso. Come Mutua Mba, da sempre impegnata nell’attività associativa delle persone e delle loro famiglie che rappresenta oggi, nello scenario delle mutue italiane, l’innovazione, il dinamismo e la qualità. E le assicurazioni? Certo, propongono polizze sanitarie: ma spesso utilizzano criteri di selezione discriminatori, oltre ad essere a scopo di lucro.
Invece, sottoscrivere un sussidio sanitario, diventare soci – e non clienti – di una società di Mutuo Soccorso come Mutua Mba vuol dire in primis condividerne i valori: l’assistenza, la solidarietà e la reciprocità. Sono tanti i vantaggi: non vi è scopo di lucro, nessuna discriminazione nei confronti degli associati e garanzia di assistenza per la vita, estesa peraltro a tutto il nucleo famigliare. I contributi associativi sono tra l’altro fiscalmente detraibili dalle imposte al 19%.