Secondo il Censis, sempre più italiani rinunciano alle cure; per il 45% dei cittadini la sanità regionale è peggiorata e, secondo l’Aiom, ogni anno quasi 800mila italiani colpiti dal cancro vanno a curarsi in altre Regioni. Dati drammatici, che confermano come il Servizio Sanitario Nazionale non riesca più a garantire a tutti il diritto alla salute. La sanità integrativa è ormai una esigenza per tutti.
La situazione drammatica è stata confermata dall’ultima ricerca realizzata dal Censis pochi giorni fa, e presentata a Venezia: il 45% degli italiani ritiene che la sanità regionale sia peggiorata negli ultimi anni, e quest’anno, 11 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi. Lunghe liste di attesa, scarsa efficienza, costo dei ticket: sono questi gli elementi principali che portano tanti a rivolgersi al privato, o a non curarsi proprio.
L’accesso alla salute è diventato una vera e propria emergenza.
Pochi giorni fa, l’Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica) ha diffuso una notizia davvero preoccupante: ogni anno quasi 800mila italiani colpiti dal cancro sono costretti a cambiare Regione per curarsi. Vere e proprie “migrazioni sanitarie”, soprattutto dalle regioni del Sud verso il Nord: dalla Campania 55mila persone, dalla Calabria 52mila, dalla Sicilia 33mila, dall’Abruzzo 12mila e dalla Sardegna 10mila. Per un valore economico annuo pari a 2 miliardi di euro. La situazione peggiore è in Calabria: il 62% dei pazienti con tumore del polmone e il 42% dei cittadini con cancro del seno vanno fuori Regione per sottoporsi all’intervento chirurgico.
La situazione drammatica è stata confermata dall’ultima ricerca realizzata dal Censis pochi giorni fa, e presentata a Venezia: il 45% degli italiani ritiene che la sanità regionale sia peggiorata negli ultimi anni, e quest’anno, 11 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi. Lunghe liste di attesa, scarsa efficienza, costo dei ticket: sono questi gli elementi principali che portano tanti a rivolgersi al privato, o a non curarsi proprio.
L’accesso alla salute è diventato una vera e propria emergenza.
“In 5 anni, dal 2011 al 2016, gli italiani che rinunciano alle cure sono passati da 9 milioni a 11 milioni, e questo ha fatto sì che assistessimo al boom della spesa sanitaria privata, arrivata a oltre 34 milioni di euro. Sono, infatti, 10,2 milioni gli italiani che hanno aumentato rispetto a qualche anno fa il ricorso al privato”. Sono state queste le parole di Carla Collicelli, Advisor Censis, alla presentazione della ricerca.
Dati tristi, pesanti, che ci fanno capire come la fiducia degli italiani nel Servizio Sanitario Nazionale sia sempre più bassa e come sia sempre più impellente la necessità di costruire una alternativa. Sempre più cittadini, lo abbiamo visto, si rivolgono al privato. Molti altri fanno ricorso all’intramoenia, cioè alla libera professione negli ospedali. Nel 2014, la spesa sanitaria “out of pocket”, cioè quanto gli italiani hanno speso di tasca loro per la salute, è stata di 33 miliardi. E ogni anno aumenta sempre di più, anche perché ormai i prezzi del privato sono competitivi con il costo dei ticket.
Ma c’è un’altra soluzione: la sanità integrativa. Le società di mutuo soccorso, come Mutua MBA, sono una realtà sempre più importante nel nostro Paese. Basandosi sui valori di solidarietà e di reciprocità, con i loro sussidi sanitari offrono una soluzione a tutti, senza alcuna discriminazione o scopo di lucro, garantendo oltretutto incentivi fiscali.
Con la sanità integrativa, tutti possono curarsi, ma soprattutto tutti possono fare prevenzione: il concetto chiave per vivere una vita in salute.
Purtroppo c’è ancora troppa disinformazione. Molte volte si associa il sussidio sanitario alla polizza assicurativa, ma non è così, ci sono differenze sostanziali. Le società di Mutuo Soccorso non agiscono con scopo di lucro, e garantiscono un sussidio sanitario a tutti, ad esempio; e ancora, ci sono dei vantaggi fiscali. Secondo gli ultimi dati, sono comunque più di 26 milioni gli individui che si dicono propensi a sottoscrivere un fondo sanitario integrativo, proprio perchè finalmente si sta diffondendo l’idea che il sussidio sanitario può essere una risposta concreta alla domanda sempre più grande di salute. Certo è che non possiamo più pensare di andare avanti in questo modo, con differenze sempre più radicali tra una Regione e l’altra e con inefficienze sempre più evidenti. La sanità integrativa è per tutti, ed è questa la risposta che dobbiamo diffondere tra tutti i cittadini. Perché nessuno di noi vuole più leggere di altri italiani che rinunciano a curarsi, di persone che, a causa di liste d’attesa troppo lunghe, non riescono ad ottenere una diagnosi precoce per un brutto male, o che anche solo rinunciano a controlli, a visite di routine, alla prevenzione, perché “non c’è posto prima di due mesi”, o perché il ticket costa come una visita specialistica in una struttura privata.
Ed è per questo che la sanità integrativa deve affiancare il Servizio Sanitario Nazionale, in un sistema complementare e completo, garantendo l’omogeneità delle cure su tutto il territorio nazionale e il diritto alla salute per tutti.