Un neonato comunica attraverso il pianto, ma a volte non si riesce a calmarlo e le sue urla diventano insopportabili tanto da spingere un genitore, preso dal senso di frustrazione, impotenza e rabbia, a scuoterlo per far cessare il suo pianto. Questo comportamento, se violento, può avere, delle conseguenze gravissime per la salute del piccolo. E’ quindi importante che i genitori siano informati di questa criticità in modo tale da adottare delle tecniche diverse, attraverso anche l’aiuto di specialisti, per alleviare il pianto del bambino. Si chiama Shaken Baby Syndrome, ovvero Sindrome del bambino scosso, un fenomeno che in Italia, a differenza degli Stati Uniti, è ancora poco conosciuto e non esistono delle statistiche nazionali sull’incidenza della SBS.
Negli USA si stima che 30 bambini ogni 100mila nati l’anno subiscono gravi danni a causa di questa forma di maltrattamento. In tutti gli ospedali è a disposizione dei pazienti un filmato che spiega cos’è la SBS e cosa fare in caso di pianto e impossibilità a calmare il proprio bimbo.
Per far conoscere e sensibilizzare i neogenitori e i caregiver sulla sindrome del bambino scosso e sulle gravi conseguenze che può avere sulla salute del neonato, Terre des Hommes ha presentato la prima campagna nazionale per la prevenzione della Shaken Baby Syndrome con lo slogan “Non Scuoterlo!”, che esce dai confini degli ospedali per raggiungere i genitori e chiunque si occupi dei bambini tra gli 0 ai 2 anni di vita. Testimonial dello spot TV l’attore Alessandro Preziosi.
“In Italia il fenomeno è ancora poco conosciuto dal grande pubblico e non esiste un database nazionale che raccoglie i casi individuati, ma tutte le strutture ospedaliere più avanzate per la diagnosi precoce del maltrattamento sui bambini ci confermano la necessità di avviare un’ampia azione informativa per la prevenzione di questa sindrome”, ha dichiarato Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes. “Per questo oggi lanciamo la prima campagna di sensibilizzazione sulla Shaken Baby Syndrome, ‘Non scuoterlo!’, con uno spot tv e il sito Nonscuoterlo.it dove è possibile reperire informazioni su quali sono i segnali rivelatori di un bambino che ha subito lo scuotimento, come intervenire e a quali strutture ospedaliere rivolgersi, nonché informazioni e consigli utili in caso di necessità”.
Quali sono i rischi per la salute del neonato se scosso in modo violento?
“Quando un lattante è scosso violentemente – ha detto nel corso di un’intervista Melissa Rosa Rizzotto, medico di comunità, Centro Regionale per la Diagnostica del Bambino Maltrattato di Padova – la testa e il cervello contenuto subiscono forze di accelerazione e decelerazione che provocano danni meccanici ai neuroni e alle fibre nervose, oltre che ai vasi sanguigni intracranici e agli occhi. Questo comporta un’alterazione immediata di coscienza e funzioni vitali, con difficoltà a respirare e rallentamento del battito. Se questa fase è superata e non sopraggiunge la morte del bambino, si manifestano gradualmente le emorragie cerebrali, spinali e retiniche (da rottura dei vasi), oltre che gli esiti delle sofferenza ipossica acuta del cervello con un grave edema cerebrale e, a distanza di diverse settimane, anche di atrofia del cervello, con la morte dei neuroni che hanno sofferto maggiormente nella fase acuta».
Per Cristina Cattaneo, medico legale dell’Università degli Studi di Milano “La Shaken Baby Syndrome può avere anche esiti letali perché il movimento del cervello rispetto alla scatola cranica durante lo scuotimento provoca la lacerazione di alcune vene a ponte tra le due strutture provocando vaste emorragie che vanno a danneggiare direttamente e indirettamente il cervello – chiarisce -. La sindrome del bambino scosso è la principale causa di morte per maltrattamento per i bambini nei primi anni di vita”.
L’obiettivo della campagna Non scuoterlo! è quello di raggiungere nel suo primo anno almeno 5 milioni di italiani mettendo a disposizione di tutti consigli utili, informazioni mirate, FAQ, strumenti di condivisione facili da utilizzare il meglio della letteratura scientifica italiana e internazionale, favorendo nel contempo il contatto con le eccellenze ospedaliere presenti sul territorio.