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Sigarette elettroniche, sono realmente nocive per la salute?

A seguito di un lancio vincente sul mercato internazionale (il primo prodotto commerciale viene commercializzato in Cina a Pechino nel 2003), le sigarette elettroniche sono diventate bersaglio di severe accuse di carattere sanitario. Non tarda neppure il Ministero della salute italiano a intervenire e a riflettere sulla pericolosità di questi dispositivi elettronici nati con l’obiettivo di fornire un’alternativa al consumo di tabacchi lavorati (sigarette, sigari e pipe). Il tutto è scaturito dopo la serie di decessi e di ricoveri provenienti dagli USA e dovuti alla malattia polmonare chiamata Evali. Tuttavia, il panico generato rispetto all’utilizzo delle e-cig è il prodotto concreto di una campagna tesa a ritrovare in questi dispositivi la causa delle gravi lesioni polmonari diagnosticate in diversi “fruitori”.

L’allerta di grado 2 questa volta arriva dal Sistema Nazionale di Allerta Precoce dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che invita a vigilare sulla grave malattia polmonare tra le persone che utilizzano le sigarette elettroniche, e in particolare alcuni liquidi, e monitorare l’insorgenza delle gravi lesioni polmonari riscontrate in Usa. L’allarme, confermato all’Ansa, è stato lanciato lo scorso 10 ottobre.

La decisione è stata assunta sulla base delle segnalazioni ricevute dall’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona. Il grado 2 segnala il rischio di leggeri conseguenze dannose per la salute e di diffusione di sostanze nel mercato illecito. Quelli registrati negli Usa sono circa 1300 casi e 26 morti da polmonite chimica, soprattutto tra i più giovani. La maggior parte ha utilizzato prodotti per e-cig contenenti THC (tetraidrocannabinolo), molti hanno usato prodotti a base sia di THC che nicotina e altri solo nicotina. I Centers for diseases control (Cdc) segnalano inoltre che molti casi sono collegati all’uso di prodotti acquistati su canali non ufficiali e rivenditori non autorizzati. Gli esperti però avvertono: ciò che è stato registrato negli Stati Uniti per ora non ha alcun riscontro in Italia e in Europa, perché il problema negli Usa è rappresentato dall’uso senza regole dell’e-cigarette, spesso legato al consumo di stupefacenti.

In Italia i controlli sulla vendita nei canali ufficiali delle sostanze con cui sono caricati questi strumenti sono molto più precisi. L’assenza di una relazione di causalità, annota l’Iss, tra i casi di malattia polmonare e una singola sostanza, marchio o metodo di utilizzo lascia i Paesi europei, tra cui l’Italia, in una situazione di allerta. Per questo anche le strutture sanitarie italiane dovranno vigilare e denunciare possibili e futuri casi.

È importante precisare che oggi non ci sono tesi che confermano il grado di tossicità derivante dall’inalazione delle sostanza contenute nelle sigarette elettroniche, in prevalenza vapore acqueo. Inoltre, non essendo contenuti, nei vapori emessi, residui di combustione come catrame, benzene e idrocarburi policiclici aromatici, tipicamente presenti nei fumi dei prodotti da fumo tradizionali, i rischi per la salute, soprattutto quelli derivanti da patologie oncologiche, sono minori. I dubbi sulla sicurezza di questi prodotti derivano dalla presenza o meno di nicotina. Tale sostanza, pur non essendo cancerogena, è nota per essere causa di una fortissima dipendenza psichica nella quasi totalità dei soggetti esposti.

 

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