La ricerca di un noto pneumologo modenese, ripresa dal New York Times, ha dimostrato che molto spesso, anche se l’esame della funzionalità respiratoria risulta normale, nei fumatori è facile riscontrare ugualmente gravi malattie polmonari.
Una ricerca modenese conquista le pagine del quotidiano più importante degli Stati Uniti d’America, il “New York Times”. Il risultato è arrivato grazie a uno studio made in Italy, sulla relazione tra fumo di sigaretta e malattie polmonari. Autore dello ‘scoop’ è il prof. Leonardo Fabbri, Pneumologo, Professore di Medicina Interna di UNIMORE e Direttore del Dipartimento integrato di Medicina interna, Endocrinologia, Metabolismo e Geriatria dell’azienda ospedaliera di Modena.
Dopo la pubblicazione di un suo editoriale richiestogli dal New England Journal of Medicine, a commento di due lavori pubblicati rispettivamente sulle riviste mediche “JAMA” e “New England Journal of Medicine”, la giornalista Jane Brody ha ripreso sul New York Times i contenuti del saggio firmato dal pneumologo modenese, con il titolo “Non esiste il fumatore sano”. Secondo la ricerca, i fumatori che pensano di godere di buona salute, purtroppo dovranno ricredersi, in quanto spesso hanno alterazioni funzionali senza sintomi o, viceversa, sintomi quali tosse, catarro e mancanza di respiro, ritenuti innocenti, normali per un fumatore soprattutto se anziano, ma in realtà segno di malattia in atto.
Nel corso degli studi commentati dal professor Fabbri, infatti, è stato possibile appurare che, molto spesso, anche se l’esame della funzionalità respiratoria risulta normale, nei fumatori è facile riscontrare ugualmente gravi anomalie polmonari che provocano tosse, espettorato cronico e possono compromettere la loro capacità di respirare.
La sfida, secondo Fabbri, è identificare i pazienti con danni polmonari legati al fumo che ancora non hanno sviluppato patologie come la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e trovare terapie in grado di ridurre i loro sintomi e prevenire lo sviluppo delle malattie.
Secondo le stime dei ricercatori statunitensi, sono circa 35 milioni i fumatori con più di 55 anni con patologie polmonari provocate dal fumo non diagnosticate e che potrebbero peggiorare nei prossimi anni, fino a dover ricorrere alla riabilitazione respiratoria per scongiurare patologie ancora più invalidanti. Trasferiti nella nostra realtà, secondo i dati sviluppati oltreoceano, a rischio sono circa 9 milioni di italiani.
In Italia, secondo gli ultimi dati su 52,3 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni, i fumatori sono circa 10,3 milioni (19.5%) di cui 6.2 milioni di uomini (24.5%) e 4,1 milioni di donne (14.8%). Nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile, anche se, negli ultimi 50 anni, c’è stata una graduale diminuzione dei fumatori. Secondo i dati presentati lo scorso settembre dal ministero della Salute, si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco dalle 70mila alle 83mila morti l’anno. Negli ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno adottato diverse misure per dissuadere i fumatori da questo vizio pericoloso, a partire dalla Legge Sirchia. Gli ultimi provvedimenti sono stati presi dal ministro Lorenzin pochi mesi fa, e Mutua MBA, sempre attenta alla prevenzione e alle novità legislative volte a migliorare la salute dei cittadini, ne aveva parlato qui.
Come ha sottolineato la giornalista del New York Times, nel suo articolo, “la malattia in realtà è il fumo stesso”, quindi “prevenire è meglio che curare”, concetto molto caro a Mutua Mba, società di mutuo soccorso, che crede nella prevenzione e da anni ne valorizza l’importanza sociale come unico strumento per poter garantire un miglior benessere alla collettività.
Poche settimane fa si è celebrata la Giornata Mondiale senza Tabacco: ancora una volta, invitiamo tutti a pensare alla propria salute e a quella di chi ci sta intorno. Fumare fa male!