Mal di testa, bruciore agli occhi e annebbiamento della vista. Se da un lato razionalizza i tempi di lavoro annullando le distanze e appiattendo le pause non giustificate, dall’altro non genera benefici alla salute dei lavoratori. La vera grande svolta dell’emergenza sanitaria, tutt’ora in corso malgrado la campagna vaccinale, è rappresentata dal lavoro agile, anche chiamato Smart Working, che per molti incarna una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Certamente si tratta di un approccio innovativo (per l’Italia, ma non per il resto del mondo industrializzato) che ripensa al modo di lavorare e collaborare e che si regge su quattro concetti: revisione della cultura organizzativa, flessibilità rispetto a orari e luoghi di lavoro, dotazione tecnologica e spazi fisici.
Proprio nelle ore in cui il Consiglio dei Ministri annuncia la proroga della misura nella Pubblica Amministrazione almeno fino alla conclusione del 2021, iniziano ad emergere i primi effetti negativi della relazione, sempre più intima, sempre più diretta, tra lavoratore e schermata del pc. Uno dei principali e maggiormente ravvisati dagli italiani ha a che fare con postura da seduti e l’impegno del sistema spalla-braccio-mano per il mouse, con conseguente sovraccarico per l’apparato visivo e per quello muscolo-scheletrico, che può comportare disturbi visivi. I sintomi più accusati sono: senso di affaticamento, vista poco nitida e bruciore agli occhi. Si parla infatti della sindrome da visione da computer, un insieme di sintomi visivi, neurologici e motori, che si manifesta nell’80% di coloro che lavorano giornalmente davanti alle schermate dei computer e ai display di tablet e smartphone.
Esistono tuttavia dei rimedi tesi ad alleviare le difficoltà della vista. Il più consigliato riguarda la “permanenza dello sguardo sul display”. Studenti, lavoratori e tutti coloro che sono impiegati quotidianamente davanti a uno schermo dovrebbero alternare lo sguardo fisso verso lo schermo a uno sguardo che compia una distanza maggiore. Si tratta di un suggerimento contenuto anche nelle leggi per la sicurezza sul lavoro: per ogni ora passata davanti a uno schermo bisognerebbe ritagliarsi una pausa di circa dieci minuti. Trascorrere infatti parecchio tempo davanti a una schermata potrebbe causare un abbassamento della vista temporaneo. Questo effetto interessa principalmente il cristallino, ossia quella parte dell’occhio che modifica elasticamente la sua forma per mettere a fuoco gli oggetti vicini.
Il focus su queste criticità legate alla vista e facilmente relazionabili all’ultimo anno e mezzo degli italiani, che di fatto ha preso avvio con l’insorgere della pandemia, è stato approfondito da un’indagine online di Fabiano Gruppo Editoriale, presentata a fine 2020 del Progressive Business Forum di Milano e relativa ai comportamenti, problemi fisici e visivi dei neo-presbiti che non usano le lenti progressive.