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Sorti del mondo a rischio tra bassa qualità dell’aria e carenza idrica
Se per molte regioni del globo quando si parla di qualità dell’aria si fa riferimento all’ inquinamento, per moltissime altre invece gli indicatori principali sono l’igiene e l’acqua potabile, elementi essenziali per lo sviluppo umano, per la salute dell’ambiente e per il progresso di un Paese.
Dimmi che aria respiri e ti dirò cosa contengono i tuoi polmoni. Quando si parla di un ambiente sano chiaramente si fa riferimento alla salute dell’uomo che con l’accrescere dell’industrializzazione e con l’urbanizzazione delle aree rurali non più esenti dai fumi dell’inquinamento è sempre più vulnerabile e soggetta a patologie spesso mortali. Questi solo alcuni dei principali fattori che abbassano la qualità dell’aria attentando così alla salute pubblica condizionata, come è noto, anche dalla qualità – e dalla presenza o assenza – dell’acqua. Lo afferma l’Environmental Performance Index, dossier pubblicato dall’Università di Yale e dalla Columbia University in collaborazione con il World Economic Forum, che stila la classifica di 180 paesi in base a 10 categorie (dalla salute dell’ambiente alla vitalità dell’ecosistema). Sulla vetta della classifica si posiziona la Svizzera, premiata per la qualità dell’aria e la protezione ambientale, seguita da Francia, Danimarca, Malta, Svezia e Regno Unito, mentre l’Italia si assesta al 16esimo posto. In fondo ci sono invece India, Bangladesh, Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Nepal. Tra le economie emergenti, Cina e India si sono piazzate rispettivamente al 120esimo e al 177esimo posto.
Un 16esimo posto che se da un lato è positivo, dall’altro, visto in relazione allo stato di tutti gli altri paesi europei, rileva un dato drammatico e piuttosto oscuro. Nelle posizioni che precedono il 16esimo compaiono nazioni europee, ciò sta a indicare che l’Italia ha l’aria più inquinata, col maggior numero di morti per inquinamento atmosferico. La Penisola, infatti, conta circa 91 mila morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, contro le 86 mila della Germania, 54 mila della Francia, 50 mila del Regno Unito, 30 mila della Spagna. Inoltre, dei 91 mila decessi, solo 66.630 sono riconducibili alle polveri sottili PM2,5, 21 mila al disossido di azoto (NO2), 3.380 all’ozono (O3). Le aree sotto accusa sono Milano, compreso l’hinterland, Napoli, Taranto, l’area industriale di Priolo in Sicilia, le zone industriali di Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova, Treviso, Monfalcone, Trieste e Roma.
Pertanto, la qualità dell’aria è uno dei fattori più importanti. L’inquinamento influenza notevolmente l’ambiente determinando l’acidificazione delle piogge, l’eutrofizzazione delle acque sul livello di ozono in superficie, collegato a una diminuzione della resa di raccolti agricoli e a una più alta esposizione delle piante a malattie e insetti nocivi, e non da meno a una maggiore ricorrenza della nebbia, che diminuisce la visibilità rendendo più complicato l’effettivo funzionamento della rete dei trasporti. Ma se per molte regioni del globo quando si parla di qualità dell’aria si fa riferimento all’inquinamento, per moltissime altre invece (Kenia, Chad e Repubblica Centroafricana) gli indicatori principali sono l’igiene e l’acqua potabile, elementi essenziali per lo sviluppo umano, per la salute dell’ambiente e per il progresso di un Paese.
La carenza idrica è una preoccupazione dell’epoca contemporanea. Il dato più sconcertante però è che non sono solo Africa e Asia a essere interessati da questo rischio, ma anche i paesi dell’Occidente più ricco. La California ad esempio vive il suo settimo anno di siccità. Non affronta una situazione migliore l’Australia dove il problema è al centro del tavolo governativo dal 1995, ben 23 anni. Stress idrico che bussa anche alla porta del continente asiatico mettendo in ginocchio il nord della Cina ormai arido. In questo caso l’uso intensivo di acqua da parte dell’industria energetica e l’iper-sfruttamento delle riserve idriche per scopi agricoli hanno causato danni enormi col trascorrere del tempo. Si parla di “aridità” e non più di “siccità” anche nella vicina India dove i satelliti della NASA da tempo rilevano nella distribuzione di massa delle acque sotterranee dei bacini della zona settentrionale cambiamenti così veloci come in nessun altro luogo sulla Terra.
Riguardo la mancanza dell’oro bianco se ne è discusso a Davos, in Svizzera, in occasione del World Economic Forum 2018. Durante gli incontri sono stati presentati diversi progetti sull’acqua e sul modo di accedere a questa risorsa di vita. Fra gli altri, particolare menzione merita il “Waves For Water” studiato per assicurare i rifornimenti a centinaia di famiglie a Cartagena (Colombia). Nel corso dei lavori è stato inoltre sottolineato che il 25% delle risorse idriche che possiede un paese vengono adoperate per produrre energia elettrica, ma raramente si lavora sulle conseguenze di questa risorsa energetica sotto il profilo ambientale. Per tale ragione, si è arrivati a una conclusione generale e mondiale: delle infinite “sfide” che la Terra dovrà affrontare in questi anni, l’accesso a fonti d’acqua potabile sarà la principale. A seguire: cambiamenti climatici, conservazione della biodiversità, salute degli oceani, aria pulita e conseguenze dei disastri legati ad eventi atmosferici.