Il Bullismo, oltre che la moralità, mette a rischio la salute.
“Così l’ho abbracciato e ho vinto io! Mi chiamo Giovanni Catino e credo nell’amicizia”.
Paola Cortellesi e Marco Mengoni insieme contro il bullismo. Il monologo dell’attrice, intervallato dalla voce del cantautore Marco Mengoni sulle note della sua canzone “Guerriero”, andato in onda qualche giorno nello show di Rai Uno Laura&Paola, sta impazzando in rete. I compagni di classe di Giancarlo Catino, il protagonista del monologo, si trasformano da amici a carnefici senza pietà, che passano dalle offese verbali alla violenza fisica.
Proponiamo il monologo sul fenomeno del #bullismo di Paola Cortellesi andato in onda venerdì sera su Rai 1. Parole che fanno riflettere su un tema sempre attuale.Tutte le news —>www.tecnicadellascuola.it
Pubblicato da La Tecnica della Scuola su Sabato 2 aprile 2016
Aggredire ripetutamente il compagno di scuola fisicamente o verbalmente e farne il continuo oggetto di scherzi e prese in giro, è bullismo. Il bullismo può manifestarsi in diverse forme (fisico, verbale, pregiudizievole, relazionale) e la salute mentale di chi subisce le azioni è altamente a rischio. Negli ultimi due anni i bulli e i cyberbulli sono raddoppiati anche con l’avvento delle nuove tecnologie e i casi di suicidio, causati dalle loro azioni, sono aumentati.
C’è chi tenta di uccidersi perché esasperato dalle continue angherie, come il caso di una dodicenne che, a gennaio scorso, si è gettata dalla finestra della sua cameretta, al secondo piano di un condominio di Pordenone, e fortunatamente si è salvata grazie alla tapparella aperta di una finestra sottostante, che ha attutito la caduta.
Epidemia silenziosa, così è stato definito il bullismo. I dati sono allarmanti: secondo l’ultimo rapporto Istat “Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi”, pubblicato a dicembre scorso, tra i ragazzi che usano cellulare e Internet il 5,9% ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network. Vittime più di tutti sono le ragazze: il 7,1% contro il 4,6% dei ragazzi. Le statistiche riguardano soprattutto adolescenti di età tra i 14 e i 17 anni. Più di nove adolescenti su dieci usano un telefono cellulare, la metà usa un personal computer, sette su dieci usano Internet. Due ragazzi su tre, poi, ritengono che il cyberbullismo sia un fenomeno in crescita. Dati che non tengono conto di chi non denuncia.
In che modo combattere il bullismo, questo fenomeno in espansione?
Il primo consiglio è parlare con i figli; il secondo è creare un circuito di informazione che coinvolga la scuola e i pediatri; il terzo tenere sempre a mente che l’unica arma è la prevenzione. Questo è il vademecum elaborato dalla Società Italiana Pediatria, Polizia di Stato e Facebook, rivolto non solo ai ragazzi, ma anche ai genitori per aiutare ad affrontare il disagio.
“Intercettare e riconoscere i primi segnali di malessere di un adolescente che potrebbe essere vittima di cyberbullismo e bullismo, è la prima regola da osservare” ha dichiarato alle agenzie Giovanni Corsello, Presidente della Società italiana pediatria (Sip).
Quali sono i fattori che possono portare a diventare vittime di bullismo? Quali sono le conseguenze psico-fisiche di chi è vittima di bullismo?
Mutua Mba l’ha chiesto alla Dottoressa Marinella Cozzolino, psicologa-psicoterapeuta.
“I fattori sono diversi e dipendono dall’età e dal sesso di chi è vittima dei bulli e difficilmente si sviluppano all’improvviso. Spesso il bambino o il ragazzo è una vittima predestinata. I genitori cadono nell’errore di non omologare i figli ai suoi compagni e questo è un elemento che porta inevitabilmente all’isolamento dal resto del gruppo. I bambini hanno bisogno di somigliare ai coetanei, di far parte del gruppo. Anche le conseguenze dipendono dal sesso e dall’età, generalmente le ragazze assumono un comportamento irascibile in casa, mentre i maschi tendono a chiudersi nelle mura domestiche perché hanno difficoltà nel gestire l’impotenza. Possono verificarsi anche altri fattori, quali ad esempio fasi regressive, rifiuto del cibo, o al contrario un eccessivo bisogno di mangiare per ingrassare e giustificare così le vessazioni nei loro confronti perché si è grassi e diversi (questo è un fenomeno che colpisce di più le pre-adolescenti), il bisogno di tenere la luce accesa durante la notte o la presenza dei genitori prima di dormire. Sono sentimenti di angoscia che colpiscono le vittime di bullismo che hanno paura di affrontare gli altri. Il genitore deve intervenire, attraverso il dialogo con il bambino e con l’istituzione scolastica, nel momento in cui nota cambiamenti di questo tipo”.
Il bullismo fa male, dal punto di vista fisico e psicologico non solo nel momento in cui si è vittime, ma anche negli anni successivi?
“Si, siamo diventati un popolo di adulti giudicanti e lo facciamo davanti ai bambini che inevitabilmente ci imitano. I bambini sono figli della nostra storia. Da adulto arrivi a dare una motivazione, non una giustificazione, che il più delle volte riporta alla famiglia. La rabbia è il sentimento predominante, c’è chi sfoga il senso di rabbia contro chi non l’ha difeso in passato e chi invece la scarica su se stesso diventando così un adulto depresso”.
Le è capitato di lavorare con ragazzi vittime di bullismo? Qual è la terapia?
“Mi è capitato diverse volte, ma sempre attraverso sintomi secondari e non diretti. La terapia è mirata, si lavora prevalentemente sull’autostima, partendo dall’utilizzo della forza per opporsi perché il mondo è pieno di persone pronte a criticare”.
Il video della Cortellesi termina con un frase molto forte dove a vincere è l’amore. E’ possibile sconfiggere un bullo con la forza dell’abbraccio?
“Sì, ma solo se glielo hanno insegnato, se il ragazzo è abituato alla tolleranza e cresce in un ambiente non giudicante. Nell’immaginario collettivo si tende a consigliare al proprio figlio di difendersi e reagire con il doppio della forza, la frase tipo è “ti ha dato un pugno? tu restituiscine due!”. Non c’è cosa più sbagliata che consigliare una cosa del genere. Un conto è stimolare in terapia, con degli scopi ben precisi, la vittima all’utilizzo della forza che è la sua diversità, un’altra cosa è il consiglio del genitore. Mi sento di dire “Se ti danno un pugno tu abbraccia il compagno che ha usato violenza perché il bullo ricorre all’aggressività per affermarsi in quanto non è amato, capito e ascoltato a casa”.
I genitori hanno un ruolo fondamentale. Il bullo è un figlio non compreso che sfoga la sua rabbia nei confronti del più debole. Quali sono i suoi consigli?
“Innanzitutto maggiore presenza degli adulti a livello scolastico, ma non dal punto di vista didattico; non si conoscono i figli fuori di casa, è importante sapere qual è il comportamento che adottano a scuola. Il genitore deve comprendere le dinamiche dei bambini e sin da piccoli educarli al dialogo, alla comunicazione delle loro emozioni. I piccoli devono parlare di se stessi perché vogliono delle risposte semplici e pratiche”.
Scuola e famiglia hanno il dovere di collaborare per frenare questa epidemia che con l’avvento delle nuove tecnologie sta diventando ancor più pericolosa. Il cyberbullismo, infatti, risulta essere un fenomeno in espansione. Sulla base di una ricerca del Censis “Verso un uso consapevole dei media digitali”, in collaborazione con la Polizia Postale, che ha coinvolto quasi 2000 dirigenti scolastici delle scuole medie e superiori italiane, è emerso che il 77% dei presidi ritiene che il cyberbullismo sia un vero e proprio reato e che internet rappresenti l’ambiente in cui le vessazioni fra adolescenti sono più frequenti. Sul web episodi di bullismo si verificherebbero più spesso che nei luoghi di aggregazione giovanile (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all’interno della stessa scuola (24%).
Inoltre, per l’89% degli intervistati il cyberbullismo sembra essere più difficile da individuare, perché gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti.
Spesso da parte dei genitori il problema viene sottovalutato tant’è che per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare consiste proprio nel far comprendere ai genitori la serietà del fenomeno.
Solo nel momento in cui si ha la consapevolezza che il bullismo NON è un “gioco tra bambini che fa diventare grandi”, sarà possibile sconfiggerlo ed evitare delle conseguenze per la salute mentale e fisica di chi ne è vittima. Il sostegno a progetti educativi che promuovono la tolleranza e la comunicazione aperta è un’arma vincente.
“Così l’ho abbracciato e ho vinto io”, con un atto d’amore vinciamo tutti e anche Mutua Mba si unisce al coro dello Stop bullying! perché sono tanti i Giovanni Catino che credono nell’amicizia con un immenso bisogno di dare e ricevere affetto.