La Voce di MBA

STOP ALLA VIOLENZA SULLE DONNE: AL VIA LA CAMPAGNA #nonènormalechesianormale e il calendario delle iniziative

“Femminicidio a Savona, il marito confessa “aveva un altro l’ho soffocata”. “Strage in famiglia nel casertano finanziere uccide la moglie e la cognata e poi si suicida” ; “Femminicidio nel salernitano: fa esplodere l’appartamento e uccide la convivente”; “Lecce, accoltella in strada la sua compagna accusandola di avere un amante: grave 28enne”.
Sono i titoli dei quotidiani nazionali sugli episodi di femminicidio e di violenza alla donne solo dell’ultimo mese.
La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
Le Nazioni Unite hanno deciso di dare la massima rilevanza alle testimonianze delle vittime della violenza e alle donne sopravvissute.
Il 25 novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, data simbolo per ricordare il 25 novembre 1960 quando le sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, furono violentate e uccise da uomini dell’esercito durante la dittatura di Rafael Trujillo.
Il 10 dicembre invece si celebrerà la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
In questi 16 giorni sono in programma in tutto il mondo con la campagna “End Gender-Based Violence in the World of Work” attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza contro donne e ad agire in maniera concreta per un radicale cambiamento già messo in atto dai movimenti come il #MeToo e #TimesUp.
In Italia la mobilitazione si è già attivata in questi giorni: è stata promossa dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna una campagna istituzionale di comunicazione intitolata #nonènormalechesianormale.
La violenza non può essere considerata normale, questo il messaggio. “Chiediamo a tutti di unirsi all’onda e di diffondere il messaggio – ha detto la Carfagna –  Chiunque può contribuire coinvolgendo amici e conoscenti sulle piattaforme social e sul web. Non basta più discutere tra addetti ai lavori, oggi bisogna aprirsi, sfruttare in maniera positiva le potenzialità della rete perché se ne parli in famiglia e nei luoghi di lavoro. Si tratta di un tema drammaticamente diffuso e vicino a tutti noi”.
Gli appuntamenti dei prossimi giorni sono:
A Milano  dal 23 al 25 novembre si svolgerà la nona edizione del WeWorld Festival, con musica, mostre e talk. “Un appuntamento culturale perché è anche e soprattutto dalla cultura che bisogna partire per scardinare gli stereotipi” . Le parole del presidente WeWorld, Marco Chiesara. 
Il 24 novembre a Roma (partenza del corteo alle 14 da Piazza della Repubblica) si terrà la manifestazione nazionale di NonUnaDiMeno contro la violenza di genere. “Senza bandiere e simboli identitari e di partito, privilegiamo i contenuti, la costruzione di rete e relazioni”, si legge nella nota del movimento, che il 25 novembre si ritroverà in assemblea nazionale.
Per il testo di convocazione e le partenze dei pullman da tutta Italia consultare la pagina Facebook di NonUnaDiMeno.
L’azienda Usl Toscana centro e CittadinanzAttiva si sono unite per dire insieme no alla violenza sulle donne, per dare un segnale forte, per combattere un crimine contro i diritti umani, per un impegno costante con la finalità di proporre iniziative e azioni in forma coordinata.  “I nostri passi contro la violenza sulle donne”  è lo slogan e lo spazio virtuale che raccoglie iniziative, contributi, attività e servizi da parte della istituzioni o rappresentanze della comunità contro tutte le forme di violenza. Si tratta di un banner pubblicato nella home page del sito web www.uslcentro.toscana.it, ideato e promosso da CittadinanzAttiva e dall’Usl Toscana Centro.
I contenuti all’interno del banner saranno sviluppati ed incrementati in modo che il 25 novembre non sia solo il ricordo di un evento ma uno spazio permanente all’interno della rete.
Lo sport scende in campo a sostengo delle donne: Sabato 24 novembre i giocatori della Nazionale italiana di rugby in occasione del match contro gli All Blacks a sostengo della campagna contro la violenza, promossa da Actionaid, indosseranno una maglietta sulla quale saranno scritti i numeri di una recente indagine dell’Istat sulla violenza di genere in Italia.
Inoltre, la Federazione Italiana Rugby sostiene tramite i propri canali il progetto WE GO 2 cofinanziato dall’Unione europea e sviluppato da ActionAid per favorire l’inserimento professionale di donne che hanno subito violenza domestica, per garantirne l’indipendenza economica dal partner.
Anche il mondo del calcio nel week end sosterrà una campagna di sensibilizzazione, la #unrossoallaviolenza ed i calciatori e gli arbitri avranno un segno rosso sul viso, accompagnati all’ingresso in campo da bambine che indosseranno la maglietta dell’iniziativa.
Anche i social si coloreranno di rosso con le foto dei calciatori insieme alle loro compagne e degli altri testimonial che, da soli o in coppia, dichiareranno il proprio impegno pubblicando una foto con il simbolo della campagna, esortando i propri followers a fare lo stesso con l’hashtag #unrossoallaviolenza.
Secondo i dati riportati da UN-Women  l’Agenzia Onu che si occupa dei diritti delle donne, nel mondo il 35% delle donne ha avuto esperienza di violenza fisica o sessuale dal proprio partner (o violenza sessuale da un non-partner).
Si stima inoltre che per circa il 50% delle donne uccise nel mondo, l’assassino sia il partner o un membro della famiglia (per gli uomini questa percentuale riguarda solo il 6%). Inoltre, in 30 Paesi almeno 15 milioni di ragazze adolescenti sono state vittime di stupro o di pratiche sessuali forzate e una donna su dieci nell’Unione Europea ha sperimentato forme di molestie sessuali online. Meno del 40% di coloro che hanno subito una violenza ha poi chiesto un qualche tipo di aiuto, anche familiare, e meno del 10% si è rivolto alle forze di polizia. Infine, quasi 650 milioni si sono sposate prima dei 18 anni di età.
In Italia sono oltre 6 milioni le donne che hanno subito molestie o abusi.
Nei primi 10 mesi di quest’anno sono state 106, una ogni 72 ore (il 7% in meno dello stesso periodo dell’anno scorso, quando erano state 114) le vittime di femminicidio. Numeri forniti dall’aggiornamento statistico sul fenomeno curato da Eures – Ricerche economiche e sociali.
Alla base dei femminicidi familiari ci sono nella maggior parte dei casi motivi “passionali”, ovvero un’idea malata di possesso (il 30,6% dei casi nel 2017) ma si uccide anche in seguito a liti o dissapori (25%), perché l’autore soffre di un disturbo psichico (22,2%) o in conseguenza di una malattia o di una disabilità della vittima (12%).
Il femminicidio è un problema di ordine culturale dove l’informazione e la denuncia assumono un ruolo primario. E’ quindi fondamentale condividere esperienze e non farsi sopraffare dalla paura e promuove sempre di più di iniziative volte a contrastare questo fenomeno che spesso avviene all’interno delle mura domestiche.
“Il delitto familiare è frutto della cultura maschilista del possesso. Finché non ci saranno modi e forme di educazione all’affettività diversi dal nulla che ci avvolge, la situazione sarà sempre peggiore.
Vanno educati gli uomini, ma anche le donne, a non cadere in alcune trappole a difendersi prima che sia troppo tardi. Non dimentichiamo che molte di queste persone, i carnefici, sono affette da vere e proprie patologie psichiatriche di cui nessuno si è mai occupato prima dell’episodio omicida. Vogliamo definire mentalmente equilibrato chi uccide i figli per punire la moglie?” Le parole, rilasciate in un’intervista pubblicata su Health online, della psicologa-psicoterapeuta Marinella Cozzolino, autore del libro “Il peggior nemico, storie di amore difficili” uscito nel 2001, che propone un’analisi del fenomeno dei delitti familiari e passionali.
Exit mobile version