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#Stopcibofalso. La nuova campagna di Coldiretti in difesa del Made in Italy
Coldiretti e Fondazione Campagna Amica hanno dato l’avvio a una raccolta firme a sostegno della petizione #stopcibofalso rivolta all’Unione Europea. La richiesta è di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti.
Ormai da tempo si parla di etichetta trasparente degli alimenti anti-frode e di una maggiore responsabilità del consumatore dinanzi al cibo venduto dai grandi distributori sul mercato. In tavola l’italiano ha bisogno di etica, innanzitutto. È questo l’appello lanciato da Coldiretti che si batte da sempre in difesa del buon cibo italiano che deve essere reso sempre più trasparente nel carrello della spessa. Sei prodotti alimentari italiani su 10 tra quelli in vendita sul mercato internazionale sono il risultato dell’agropirateria che sul falso Made in Italy fattura 60 miliardi di euro nel mondo.
Per questa ragione, Coldiretti e Fondazione Campagna Amica hanno dato l’avvio a una raccolta firme a sostegno della petizione #stopcibofalso rivolta all’Unione Europea. La richiesta è di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti. “Nonostante i passi avanti, infatti, permangono ancora ampie zone d’ombra per cui ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano i ripetuti allarmi alimentari”, viene evidenziato.
La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari tipici delle diverse regioni, infatti, costano a ciascuna di esse migliaia di posti di lavoro. La lotta al cibo “fake” nel piatto rappresenta, dunque, ormai un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e per generare occupazione.
Per questo Coldiretti esorta i consumatori ad aderire alla petizione firmando non solo presso tutti gli uffici Coldiretti, ma anche nei Punti Campagna Amica. “Bisogna combattere l’inganno globale che causa danni economici e di immagine alle nostre produzioni per questo è necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo estendendo a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”, spiega Coldiretti. La raccolta firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo proseguirà fino alla fine di aprile in tutti i mercati, nelle botteghe e negli agriturismi di Campagna Amica.
Rispetto a quanto avveniva anni fa, coloro che introducono sul mercato prodotti contraffatti non si preoccupano di mascherare la frode imitando il più possibile il nome originale del prodotto. Pertanto la pasta italiana, la salsa, il formaggio e l’olio hanno il loro falso sosia nono solo Oltralpe ma anche in Cina o in Corea. Mentre oltre alla “Una grande mozzarrella” prodotta in Russia, si stanno diffondendo anche le mozzarelle di Murrah bufala realizzate in Thailandia. In generale però, i nomi dei prodotti contraffatti continuano a decantare improbabili origini italiane come la “Mortadela siciliana” prodotta in Canada o il “Dobro Salama Napoli” realizzato in Croazia.
In questo mercato della frode è presente anche il vino. Infatti sempre stando a quanto riconosciuto dalla Coldiretti, solo in territorio statunitense si troverebbero falsi Chianti e “Tuscan moon”. Mentre il Barbera e il Prosecco sarebbero tra i vini più imitati rispettivamente in Romania e in Russia. Peccato però che il famoso Barbera italiano Made in Romania sia un vino bianco e non rosso, come l’originale. A far preoccupare è anche un’altra novità rilevata dalla ricerca: la crescente diffusione di kit – acquistabili su internet – per realizzare in casa formaggi, vini e salumi italiani contraffatti.