Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Su Netflix arriva “Gigi e Nate”, film che racconta la meningoencefalite amebica primaria
Non racconta una storia vera ma è ispirata a vicende reali il film “Gigi e Nate”, sbarcato di recente su Netflix e apprezzato – con commozione – dall’ampia platea della piattaforma streaming. La pellicola, diretta nel 2022 da Nick Hamm, sulla base della sceneggiatura curata da David Hudgins, ripercorre la storia di Nate Gibson (interpretato dal giovane attore Charlie Rowe), adolescente dallo spirito libero che mentre trascorre le vacanze con famiglia e amici contrae in acqua la meningoencefalite amebica primaria, infezione che stravolgerà la sua esistenza costringendolo a lottare tra la vita e la morte. Questa rara infezione, che si contrae nuotando in acque dolci contaminate, interessa principalmente il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) ed è causata da Naegleria fowleri, un tipo di ameba a vita libera. Come accade a Nate, generalmente per verificare la presenza di amebe, i medici eseguono una puntura lombare per prelevare un campione di liquido cerebrosinale e un frammento di tessuto cerebrale (biopsia), quindi esaminano e analizzano il campione ottenuto.
La storia narrata non è realmente accaduta ma nei fatti porta sul piccolo schermo quanto accaduto a persone che vivono in tutto il mondo. Sulla base di questo alto rischio, lo scorso maggio gli specialisti dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli hanno pubblicato uno studio che mette in guardia sui pericoli potenzialmente mortali registrati in tutto il mondo della pratica comune di irrigazione nasale per rinosinusite. In Europa infatti sono stati registrati casi di meningoencefalite dovuti proprio a Naegleria fowleri.
“Questa ameba libera termofila – fa sapere il coordinatore della ricerca e presidente SIAIP Michele Miraglia del Giudice in un’intervista rilasciata al sito insalutenews.it – può causare la meningoencefalite amebica primaria (PAM), una condizione rara ma con esito quasi universalmente fatale. Questo microorganismo entra nel corpo umano attraverso le narici, tipicamente durante attività che implicano l’immersione della testa in acqua contaminata o i lavaggi nasali con acqua di rubinetto non adeguatamente clorata, migra al cervello causando gravi danni”. “La ricerca, che include casi documentati in oltre 20 paesi, rileva un aumento del rischio associato all’uso di acqua di rubinetto non trattata o insufficientemente trattata per i lavaggi nasali. Naegleria fowleri può sopravvivere e moltiplicarsi in sistemi idrici domestici, evidenziando l’importanza di utilizzare acqua sicura”, aggiunge.
A questo poi si aggiunge la presenza di Gigi, un animale “di servizio” addestrato adottato dalla famiglia di Nate con l’obiettivo di affiancare il ragazzo, tetraplegico, nelle attività quotidiane. Gigi è una piccola scimmia cappuccino, ma non è sola. Sono diverse infatti le associazioni impegnate nell’ambito della assistenza che, oltre a lavorare con cani, cavalli, delfini, consigliano alle famiglie queste creature riconosciute come animali da servizio utili per le persone a mobilità ridotta. I piccoli arti delle scimmie cappuccine si prestano infatti allo svolgimento di molti compiti come dare sostegno durante i pasti, la cura personale o per prendere e manipolare oggetti. Una ulteriore ricerca ha mostrato che le scimmie cappuccine sono ideali come animali da servizio, donando al “paziente” senso di indipendenza e garantendo risvolti positivi sulla loro vita.