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Tamponi rapidi dal medico di base e in farmacia, la corsa contro il Covid19 non si arresta
Novità importanti sul fronte delle Regioni e in materia di Covid-19 arrivano direttamente dalla scrivania del Ministro della Salute Roberto Speranza che, a seguito di un confronto con i rispettivi governatori, ha annunciato che dalle prossime ore sarà possibile fare i tamponi rapidi nella farmacia sotto casa e dal medico di base. Inoltre, nella stessa comunicazione ha annunciato l’inizio di una fase di sperimentazione già attuata in alcuni territori. “In farmacia si fanno già i test sierologici in alcune regioni, proviamo a fare una sperimentazione come sta avvenendo a Trento per effettuare gli antigenici anche in farmacia”. Novità assoluta che si somma alla già comunicata riduzione della quarantena a 10 giorni e l’eliminazione del secondo tampone.
Utilizzati già negli aeroporti e nelle frontiere, i tamponi rapidi danno il risultato in breve tempo. Secondo le case produttrici sono attendibili all’85% e il campione può essere anche congelato. Ma secondo i ricercatori italiani l’efficacia si abbassa se non viene eseguito subito dopo il prelievo. In buona sostanza, la decisione del Ministero immediatamente condivisa con le Regioni è finalizzata a decongestionare il sistema di testing. È una vera e propria corsa contro il tempo quella di arrivare a individuare rapidamente nuovi contagi, per poter procedere all’isolamento evitando la propagazione incontrollata del coronavirus. Nessuno nell’Esecutivo ha dubbi circa la necessità di potenziare il sistema attuale considerati gli altri 16.079 casi nell’arco di 24 ore, mille in più rispetto alle ore precedenti ma con meno tamponi (170.392 nelle ultime 24 ore contro 177.848) e un rapporto tra nuovi casi e tamponi effettuati tornato al 9,4%, ai massimi della seconda ondata.
Inoltre, i ricercatori sono all’opera per garantire in tempi relativamente brevi l’arrivo di nuove modalità diagnostiche sicuramente meno invasive del tampone naso-faringeo. In questo senso, ci si concentra sulla saliva, ritenuta un campione diagnostico ideale per eseguire la ricerca del COVID19, che può essere utilizzata con sistemi commerciali già disponibili, veloci e sensibili. È questo il contenuto di una ricerca pubblicata sulla rivista Viruses e realizzata all’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma (InmiI) in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, lo University College di Londra e la società biomedicale DiaSorin. “I risultati spiega l’Inmi in una nota – dimostrano che la saliva è un campione altrettanto valido rispetto al tampone naso-faringeo ed al lavaggio bronco-alveolare attualmente utilizzati come gold standard per il rilevamento del SARS-CoV-2”. Il team di ricercatori ha analizzato 337 campioni salivari di 164 pazienti ricoverati presso l’Inmi, confrontandoli con altrettanti tamponi naso-faringei e riscontrando un elevato grado di concordanza dei risultati.