I tatuaggi sono espressione di cultura, assumono una valenza identitaria e da decenni ormai rappresentano un vero e proprio elemento di tendenza, ma con l’arrivo del 2022 le regole del gioco sono cambiate. Se dall’altra parte del mondo il governo cinese ha chiesto ai calciatori che fanno parte della squadra nazionale di rimuovere tutti i tatuaggi esistenti vietando severamente di farne di nuovi, in Europa invece sono stati banditi i colori perché nocivi per la pelle. È questo, in sintesi, il contenuto del nuovo regolamento europeo in vigore dai primissimi giorni di gennaio che introduce norme diverse sulle sostanze contenute negli inchiostri per tatuaggi o trucco permanente. Il nuovo regolamento, accolto da non poche polemiche soprattutto da parte dei tatuatori e che in Italia interessa oltre 7 milioni di persone, contiene nuove regole e ulteriori indicazioni relativamente alla composizione chimica delle miscele per tatuaggi. In sostanza sono bandite tutte le sostanze considerate cancerogene e tossiche, tra le quali l’isopropanolo, caratterizzanti diversi pigmenti colorati. Nello specifico, l’isopropanolo viene usato per diversi processi industriali, come deghiacciante per carburanti fluidi, come additivo per miscele combustibili, applicazioni e – appunto – come solvente nella fabbricazione degli inchiostri.
Il percorso è stato intrapreso nel 2015, quando la Commissione europea ha incaricato l’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, di valutare i rischi per la salute delle sostanze contenute negli inchiostri per tatuaggi. L’operazione è stata avviata con l’intento di rendere effettive e vincolanti le raccomandazioni, uniformare il settore in tutti gli Stati membri e inserire le nuove norme nel regolamento Reach (1907/2006), l’insieme di misure per l’utilizzo delle sostanze chimiche dell’Unione Europea. Alla base c’è un meccanismo di tutela della salute pubblica: gli inchiostri per i tatuaggi vengono iniettati negli strati profondi della pelle e in questo modo possono causare conseguenze preoccupanti: i pigmenti dell’inchiostro possono anche “viaggiare” dalla cute fino ad arrivare in diversi organi, si pensi ad esempio ai linfonodi e al fegato. Gli elementi che compongono l’inchiostro migrano all’interno del corpo in forma di micro e nanoparticelle, fino ai linfonodi. A ‘fotografare’ questo viaggio sono stati nel 2017 alcuni scienziati tedeschi e dell’Esrf, il Sincrotrone europeo di Grenoble (Francia), rendendone pubblici i risultati su “Scientific Reports”. Più tardi, ovvero nel 2019, il Ministero della Salute del nostro paese ha ritirato dal mercato ben nove tipi di inchiostri a causa di alcune sostanze trovate nei pigmenti: dalle ammine aromatiche, come toluidina e anisidina, agli idrocarburi policiclici aromatici.
Un mondo in bianco e nero? No, non è del tutto corretto. Niente più giallo, rosso, arancione per imprimere sulla pelle il nome della persona amata oppure una data significativa. Niente sfumature di marroncino per tratteggiare il profilo del proprio compagno a quattro zampe. E ancora: niente sfumature in assoluto. I corpi però potranno ancora essere decorati in bianco e nero, ma non solo. Si tratta infatti delle tinte ritenute maggiormente pericolose proprio perché non contengono l’isopropanolo, ingrediente che si mescola al colore per sterilizzarlo, e che la Ue ha vietato. Tuttavia, se le tonalità più calde sono bandite, sono il blu e il verde a destare particolare attenzione. L’Unione europea infatti per il momento ha concesso l’immunità di un anno al «blu15» e al «verde7». Perché se per il rosso, arancione e giallo esistono in natura dei sostitutivi, ci sono dei pigmenti alternativi, per queste due tonalità no.
Come informa l’Istituto Superiore di Sanità, l’esecuzione del tatuaggio, ma anche del trucco permanente, possono essere alla base di tre potenziali origini di infezioni. In primo luogo, i patogeni possono proliferare per vari motivi: l’inchiostro del tatuaggio potrebbe essere contaminato già nella fase di produzione o successivamente, una volta che la bottiglia è stata aperta e utilizzata senza rispettare le norme standard di asepsi. In secondo luogo, la contaminazione potrebbe verificarsi in caso di condizioni igieniche inadeguate al momento del tatuaggio o di utilizzo improprio, come l’uso dello stesso ago o contenitore d’inchiostro per clienti successivi senza una corretta sterilizzazione. I batteri residenziali possono entrare nella pelle durante la procedura di esecuzione del tatuaggio, anche in caso di disinfezione inadeguata dell’area della pelle da tatuare. In terzo luogo, durante il processo di guarigione del tessuto cutaneo lesionato dopo il tatuaggio, i soggetti tatuati spesso avvertono prurito e bruciore e, grattandosi, rischiano di inoculare i microrganismi, infettando la zona tatuata.