Le ricche abbuffate per le feste con ogni probabilità per molti sono appannaggio del passato non solo per ragioni di natura economica ma anche perché al giorno d’oggi, a differenza dei tempi il cui il consumismo era in rapida crescita, si presta maggiore attenzione a una sana alimentazione mettendo al bando ogni spreco. Non per tutti è così, questo è chiaro, ma per buona parte degli italiani la tavola delle feste, a casa o al ristorante, deve essere equilibrata, oltre che consapevole.
In questo contesto di generale abbondanza e di gioia tra i commensali dovute al Natale, approda in libreria (e probabilmente sotto l’albero) ‘La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare’, saggio firmato per Baldini+Castoldi dall’economista Andrea Segrè, da oltre vent’anni impegnato sul fronte della prevenzione dello spreco alimentare. Condotto a quattro mani con la docente accademica Ilaria Pertot, il libro spiega chi sono i vecchi e nuovi poveri: cittadini a basso potere d’acquisto, che spingono carrelli a bassa qualità nutrizionale. L’analisi è condotta passando in rassegna il carrello degli italiani, a cominciare dai pensionati e disoccupati, categorie sociali decisamente fragili.
La prefazione è affidata alla saggia penna del cardinale Matteo Maria Zuppi, a capo della Cei, ovvero dei vescovi italiani, che si chiede: “Davvero i poveri mangiano meglio dei ricchi?”. No, non è vero. Ma neppure i ricchi mangiano tanto bene.
Questo saggio, commenta il cardinale, dando voce a tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, mira a rendere concreta la dimensione umana dietro le crude statistiche. La povertà non è infatti una categoria astratta, né la si può ricondurre solo a dei numeri. Anzi, dalle indagini condotte dagli autori emerge un quadro variegato e complesso, che mette in luce un impoverimento alimentare generalizzato. Nonostante in Italia l’alimentazione occupi una parte importante della narrazione collettiva e dell’economia, paradossalmente il cibo sta perdendo progressivamente il suo valore. Tanto che viene sprecato in grande quantità.
Questo saggio, chiaro e illuminante, non solo esorta il lettore a riflettere su una questione di primaria importanza, ma chiama soprattutto all’azione. Per contrastare questo fenomeno occorre mobilitarsi tutti – dalle istituzioni nazionali ai comuni, dalle famiglie alle scuole – garantendo il diritto universale a un’alimentazione adeguata, sicura e sostenibile e – qui la proposta – introducendo una seria educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione.