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Teenager sempre più depressi e in preda all’ansia, colpa delle tecnologie?
I teenager italiani, così come i loro coetanei nati altrove nel mondo, sono sempre di più interessati da episodi di ansia e depressione. Si tratta di un dato che non coinvolge invece le altre fasce di età storicamente più inclini ad affrontare periodi bui e più complessi. Se fino a qualche anno fa infatti i 18enni erano considerati socialmente i più forti ed emotivamente impermeabili alla maggior parte delle situazioni, soprattutto quelle più spiacevoli, oggi invece accade il contrario. A confermare questa tendenza è uno studio scientifico pubblicato sul Journal of Abnormal Psychology e basato su un’analisi effettuata su un campione di 200 mila adolescenti tra i 12 e i 17 anni tra 2005 e 2017, e quasi 400 mila over 18 per un periodo che va da 2008 a 2017.
L’evoluzione si attesta tra il 2005 e il 2017, quando si è passati dall’8,7% al 13,2% degli adolescenti interessati da sintomi depressivi di varia natura: perdita di energie, senso di fatica, disturbi della concentrazione e della memoria, agitazione motoria e nervosismo, perdita o aumento di peso, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), mancanza di desiderio sessuale, dolori fisici, e così via. Tra il 2009 e il 2017 l’intensificarsi del fenomeno ha poi coinvolto i giovani dai 18 ai 25 anni che hanno lamentato un forte stress e, si pensi, ben il 43% di loro ha pensato almeno una volta al suicidio. Sono infatti in aumento i casi di cronaca che vedono coinvolti ragazzi che si fanno del male da soli, che tentano il suicidio e che perdono la vita. Generalmente si tende a parlare di autolesionismo e suicidio in adolescenza, e quando lo si fa ad essere sbagliato e inadeguato è l’approccio con il rischio di trasmettere il messaggio che l’unico modo per manifestare il proprio dolore sia quello di compiere gesti estremi. Stando agli scienziati che hanno condotto la ricerca, a condizionare – negativamente – questa particolare reazione dei più giovani potrebbero essere agenti esterni che ormai da anni plasmano la cultura, si pensi infatti all’uso eccessivo di tecnologie e alla carenza di sonno che ne deriva.
Nel concreto, sarebbe lo stile di vita condotta a produrre effetti devastanti per il cervello in via di sviluppo dei teenager. I disturbi mentali possono sfociare proprio dall’incapacità del cervello di adattarsi alla velocità dei cambiamenti imposti dallo sviluppo tecnologico e dai nuovi trend culturali”. Per questa ragione, nei prossimi anni sarà compito della scienza sviluppare interventi mirati e capire più a fondo come la comunicazione digitale favorisce i disturbi dell’umore o l’ideazione al suicidio. Una delle soluzioni potrebbe la creazione di veri e propri percorsi di socializzazione faccia-faccia limitando l’uso degli smartphone evitando che interferiscano con il sonno, preziosissimo per il cervello in sviluppo dei giovani.