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Terremoto in Medioriente, dall’Italia partono i primi aiuti sanitari
Sono immagini forti quelle che arrivano dal Nord-Ovest della Siria, dalla Turchia e dai territori del Medioriente che nelle ultime ore sono stati colpiti dal violentissimo sciame sismico con scosse che hanno toccato i 7.8 gradi di magnitudo con un bilancio provvisorio di 5261 morti. Tra le immagini che quasi in tempo corrente hanno fatto il giro del mondo, c’è quella di un soccorritore che ad Aleppo tiene tra le mani una bambina data alla luce da una donna sotto alle macerie.
Intanto, mentre il gruppo di specialisti italiani è già da al lavoro in Turchia, si sta predisponendo l’invio di altre unità e beni essenziali, compreso il necessario per attrezzare un importante ospedale da campo. A comunicarlo è stato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, al termine di una riunione di lavoro con il capo del Dipartimento Fabrizio Curcio. L’ulteriore invio da parte dell’Italia è stato concordato ore con la Commissione europea, che coordina gli interventi degli Stati membri. “Una apposita nave della Difesa, messa a disposizione dalla Marina Militare – ha detto Musumeci – curerà prima possibile il trasporto della missione italiana verso la Turchia”.
Il quadro emerso nei momenti successivi alla scossa di magnitudo 7.8 è devastante, dai contorni apocalittici. Ai decessi causati dal sisma si aggiungono le morti dovute ai problemi sanitari già tragicamente evidenti. Oltre alle ferite e i traumi, si vanno a sommare anche problematiche relative al freddo, alle malattie e alle scarse cure e assistenza che il paese è ora in grado di fornire. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che il numero delle vittime potrebbe così raggiungere quota 20mila. Proprio il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che l’organismo mondiale ha inviato tre voli charter verso Turchia e Siria carichi di forniture mediche, compresi kit chirurgici per la cura dei traumi, dal nostro hub logistico di Dubai.
I funzionari nazionali sia in Turchia che in Siria stanno conducendo operazioni di ricerca e soccorso, anticipando al contempo la crescente necessità di cure traumatologiche per i feriti. L’obiettivo iniziale è salvare vite umane e prendersi cura delle ferite. Stiamo operando in modalità ‘no regrets’, senza rimpianti, con team di gestione degli incidenti rapidamente istituiti a livello nazionale, regionale e globale. “Stiamo mobilitando forniture di emergenza e abbiamo attivato la rete di squadre mediche di emergenza dell’Oms per fornire assistenza sanitaria essenziale ai feriti e alle persone più vulnerabili”, ha spiegato. Scondo il ministero degli affari esteri della Turchia, ad oggi 2.660 operatori provenienti da 65 Paesi sono già state schierate o si stanno preparando per essere dispiegate nelle aree disastrate. Tra queste team medici di emergenza da Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Usa, Israele e molti altri Paesi.