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Trapianti incrociati di rene, nuovo programma tra Italia e Usa
Tra l’Italia e gli Stati Uniti si apre un nuovo corridoio per le cure mediche e in relazione ai trapianti. I due paesi hanno infatti sottoscritto un protocollo che dà ufficialmente al programma pilota di donazione di rene in modalità incrociata. L’accordo è stato sottoscritto dal Centro nazionale trapianti (Cnt) e dalla Alliance for Paired Kidney Donation (Apkd), fondazione no profit che gestisce uno dei programmi di trapianto di rene da vivente negli Usa. Si tratta del secondo protocollo di scambio internazionale attivato d’intesa con gli USA: dal 2018 è in vigore un accordo che coinvolge Francia, Portogallo e Spagna e che si è concretizzato in tre trapianti incrociati proprio con quest’ultima nazione. Dal 2015 ad oggi il programma nazionale italiano di trapianto di rene crossover ha consentito la realizzazione di 77 interventi. Complessivamente nel 2021 in Italia sono stati eseguiti 2.043 trapianti di rene, di cui 341 da donatore vivente: di questi, 5 sono stati realizzati attraverso uno scambio tra coppie di donatori e riceventi.
Il nuovo programma Italia-Usa – informano dal Ministero della Salute – riguarda invece i trapianti di rene “crossover”, che avvengono attraverso il reciproco “scambio” dell’organo tra coppie nelle quali il donatore è geneticamente incompatibile con il proprio ricevente ma compatibile con il ricevente di un’altra coppia. Con l’accordo stretto tra Cnt e Apkd, coppie di pazienti italiani e statunitensi potranno essere incrociate tra di loro sulla base di un algoritmo condiviso che verificherà il livello di compatibilità tra gli iscritti nelle due liste d’attesa: in questo modo, i pazienti affetti da insufficienza renale cronica e che hanno a disposizione un donatore volontario inadatto avranno una possibilità maggiore di ricevere il trapianto di cui hanno bisogno.
I costi e i tre ospedali pilota. Oltre agli aspetti tecnico-operativi (requisiti degli ospedali aderenti, algoritmo di matching, governance complessiva delle attività), l’accordo prevede che i costi relativi alla procedura di trapianto siano a carico delle coperture assicurative Usa per il paziente statunitense e per il donatore italiano, mentre il Servizio sanitario nazionale italiano coprirà le spese per il paziente italiano e per il donatore americano. A viaggiare saranno i donatori: il prelievo e il successivo trapianto del rene avverranno infatti nel paese del ricevente. La fase pilota riguarderà i primi tre casi e sarà circoscritta a tre ospedali: per l’Italia parteciperà il Centro trapianti di rene del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, mentre per gli Usa saranno coinvolti lo University of Toledo Medical Center e i poli ospedalieri della Thomas Jefferson University di Philadelphia.