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Tumore al seno: ottobre è mese della prevenzione
Anche quest’anno Ottobre si colora di rosa per rappresentare il mese della prevenzione del tumore al seno.
Informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sui progressi della ricerca e ricordare le principali azioni di prevenzione del tumore al seno, sono gli obiettivi del mese della prevenzione.
Contro il tumore al seno, la prima e storica campagna al livello globale è quella della Breast Cancer Campaign, ideata nel 1992 da Evelyn H. Lauder, con il Nastro Rosa come suo simbolo distintivo.
In Italia la campagna è promossa da The Estée Lauder Companies Italia insieme ad AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, con il fine comune di aumentare fino al 100% la sopravvivenza della neoplasia femminile più diffusa, che solo in Italia nel 2017 colpirà circa 50.000 donne. (Fonte: AIOM e AIRTUM, I numeri del cancro in Italia 2017).
E proprio il 1 ottobre la storica campagna internazionale contro il tumore al seno ha spento 25 candeline e ha cambiato nome: fino allo scorso anno, si chiamava BCA (Breast Cancer Awareness), ma dal 2017, in occasione del 25° Anniversario, The Estée Lauder Companies ha dato vita ad un “re-naming”, chiamandola BC Campaign (Breast Cancer), togliendo quindi la parola Awareness = Consapevolezza, perché dopo 25 anni è arrivato il momento di focalizzarci sul futuro, e investire tutte le energie per avere un mondo libero dal tumore al seno.
Nel nostro Paese a dare il via alla campagna è stata l’illuminazione in rosa del Duomo di Milano lo scorso 27 settembre.
Il cancro al seno è la neoplasia più frequente in tutte le fasce d’età che colpisce 1 donna su 8 nell’arco della vita.
I costanti progressi della ricerca oncologica nell’ambito della prevenzione, della diagnosi precoce e della cura, hanno permesso negli anni di aumentare la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi fino all’87%. (Fonte: AIOM e AIRTUM, I numeri del cancro in Italia 2017). La sopravvivenza quindi si allunga grazie al costante lavoro dei ricercatori che puntano di arrivare all’obiettivo del 100%. Per questo The Estée Lauder Companies Italia è al fianco di AIRC, che sin dalla sua nascita ha fatto della lotta contro il tumore al seno una delle sue battaglie più importanti: basti pensare che solo nel 2017 ha destinato oltre 10 milioni di euro al finanziamento di 66 progetti di ricerca e 20 borse di studio in questo ambito.
“La ricerca sul tumore al seno è da sempre una priorità per AIRC – ha affermato Federico Caligaris Cappio, Direttore Scientifico dell’Associazione -. Solo nel 2017 abbiamo destinato oltre 10 milioni di euro per il finanziamento di 66 progetti e 20 borse di studio in questo ambito. Per i nostri ricercatori è fondamentale poter procedere senza pause nel loro lavoro, la continuità è infatti un aspetto centrale per consentire il raggiungimento dei risultati. Per aumentare sempre più le percentuali di curabilità del tumore al seno la ricerca è oggi impegnata su tre diversi fronti: sviluppo della conoscenza dei meccanismi molecolari alla base della trasformazione cellulare, messa a punto di farmaci sempre più mirati e identificazione di nuovi strumenti di screening per la diagnosi precoce”.
Negli ultimi 30 anni per combattere questa neoplasia sono stati raggiunti traguardi importanti grazie allo sviluppo di efficaci strumenti di screening per la diagnosi precoce e di una conoscenza sempre più approfondita dei meccanismi molecolari alla base della trasformazione cellulare.
“La prevenzione attraverso la diagnosi precoce – ha detto Lucia Del Mastro, ricercatrice AIRC, Coordinatrice Breast Unit Ospedale Policlinico San Martino – IRCCS – è la prima arma che abbiamo a disposizione per aumentare sempre più le percentuali di curabilità del tumore alla mammella. La ricerca, al contempo, sta lavorando con grande sforzo per sostenere le donne che stanno affrontando una diagnosi di tumore al seno, in particolare per contrastare la comparsa di recidive e per allungare il più possibile la sopravvivenza di chi presenta la malattia in fase metastatica”.
Per la lotta al tumore al seno, oltre alla prevenzione secondaria è importante seguire la prevenzione primaria, che comprende i sani stili di vita e cioè una dieta corretta, un’attività fisica costante e non fumare. L’attività fisica è significativa nella prevenzione del tumore: le donne che praticano regolarmente un’attività fisica, secondo gli esperti, presentano una diminuzione della possibilità di sviluppare la malattia di circa il 15-20% e questi effetti sono particolarmente evidenti in postmenopausa. “Al Sud si registra un 23% in meno di casi di tumore del seno rispetto al Nord – ha spiegato Lucia Mangone, presidente AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori). Una differenza importante, che si correla alle differenti abitudini e stili di vita delle donne del Sud rispetto a quelle del Nord. Dall’altro lato però, nel Meridione, la sopravvivenza è inferiore e questo dato si correla alla minore adesione agli screening: nel 2015 solo il 36% delle donne ha eseguito la mammografia rispetto al 63% al Nord”.
L’informazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per contrastare la neoplasia.
Secondo un sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) su 1.657 donne e presentato qualche giorno fa al convegno nazionale del Ministero della Salute, è emerso che il 48% delle donne nel nostro Paese ritiene che questa neoplasia non sia guaribile e il 35% non sa che è prevenibile. Ancora un 31% ignora cosa sia l’autopalpazione del seno (azione molto importante e, come suggeriscono gli esperti, deve cominciare a partire dai 20 anni ed eseguita con regolarità ogni mese) e solo il 47% di chi conosce questo esame lo esegue regolarmente. E’ pari al 57% la percentuale di coloro che non ricevono adeguate informazioni sulla possibilità di trattare questo tumore anche in fase avanzata.
“Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci che ci consentono di controllare la malattia anche in questo stadio – ha sottolineato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom – I trattamenti in questi casi sono rappresentati dalla chemioterapia, dall’ormonoterapia e dalle terapie a bersaglio molecolare che hanno prodotto significativi miglioramenti nella sopravvivenza e nella qualità di vita”.
Sono stati approvati in Europa dei farmaci in grado di rallentare la progressione del cancro al seno in fase metastatica, inibendo due proteine chiamate chinasi ciclina-dipendente 4 e 6 (CDK-4/6). “Queste ultime – ha continuato Pinto – quando sono iperattivate, possono consentire alle cellule tumorali di crescere e di dividersi in modo eccessivamente rapido”. Nelle pazienti in post-menopausa gli inibitori delle cicline hanno dimostrato, in associazione alla terapia ormonale, di migliorare i risultati ottenuti con la sola terapia ormonale nel prolungare la sopravvivenza libera da progressione.
E’ anche molto importante la collaborazione fra oncologi e medici di famiglia e, come ha affermato Andrea Salvetti, Responsabile area oncologica della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), “i medici di famiglia, grazie al rapporto continuativo con le pazienti, possono invitarle a prendere coscienza degli strumenti necessari per tutelare la loro salute. Non solo. Il nostro ruolo è molto importante anche nella fase delle visite di controllo al termine delle cure. È necessario coinvolgere i medici di famiglia, che potranno gestire le pazienti cronicizzate o guarite con rischio molto basso di ricaduta e con scarse problematiche cliniche. Complessivamente nel 2015 solo il 55% delle italiane ha aderito all’invito a eseguire la mammografia. Pigrizia, paura e noncuranza del pericolo portano ancora troppe cittadine a sottovalutare i controlli, peraltro compresi nei Livelli Essenziali di Assistenza, cioè nelle prestazioni sanitarie che spettano a tutti indipendentemente dalla Regione di residenza”.
Quante sono le donne in Italia alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno? Ed in che modo è possibile tornare ad una vita normale dopo la malattia?
A queste domande ha risposto un indagine condotta dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e dalla Fondazione Censis.
Nel nostro Paese vivono 766.957 donne dopo la diagnosi di tumore del seno (+26% dal 2010 al 2017) e per loro la ripresa delle normali attività quotidiane ha richiesto in media più di otto mesi, con uno strascico rilevante di criticità (ad esempio disturbi del sonno e alimentari, preoccupazioni per il proprio aspetto fisico).
“Fin dalla prima fase delle scelte terapeutiche, è importante considerare la qualità di vita delle pazienti – ha spiegato Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO – Non basta cioè aggiungere anni alla vita, siamo di fronte a un cambiamento culturale importante. E guarire oggi non può voler dire solo aver vinto la personale battaglia contro la malattia. Si è guariti quando è ristabilita la piena interazione della persona nel contesto sociale, quando vengono ripristinate le condizioni di vita presenti prima dell’insorgenza della malattia e se vi è il recupero della condizione di benessere fisico, psichico e sociale”.
Il cancro al seno è una neoplasia dalla quale è possibile guarire e tornare alla vita normale. E’ fondamentale parlare e condividere le storie di chi ha lottato contro il tumore, senza silenzio e vergogna, raggiungendo delle vittorie che fanno ben sperare in un futuro migliore. Mutua Mutua Mba, ha scritto e pubblicato testimonianze di personaggi famosi che hanno reagito, combattuto la malattia e hanno continuato a condurre una vita normale.
Parlare del tumore è uno strumento in più per sconfiggerlo.
In occasione del mese della prevenzione, Mutua Mba, società di mutuo soccorso leader nel panorama della Sanità integrativa, che fa della prevenzione uno dei pilastri sui quali svolge la sua attività mutualistica, anche quest’anno, vuole ribadire il concetto che la prevenzione è fondamentale per ridurre il rischio di ammalarsi, grazie a degli attenti comportamenti da seguire quali una sana alimentazione, un regolare esercizio fisico e non dimenticarsi di eseguire, almeno una volta l’anno, gli esami di screening.
Compiuti i 20 anni le donne possono eseguire una prevenzione “fai da te” attraverso l’autopalpazione. Al compimento del 30esimo gli esperti consigliano la visita senologica con uno specialista.
Il senologo, prima di cominciare l’esame clinico con l’osservazione e la palpazione delle mammelle, raccoglie tutte quelle informazioni utili per la diagnosi definitiva che sono: un’eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia (nel caso dovessero esserci le donne tra i 40 e i 50 anni dovrebbero effettuare una volta l’anno una mammografia e una ecografia), a che età è comparso il primo ciclo mestruale o a che età è terminato, gravidanze, alimentazione e terapie ormonali.
Dopo i 60 anni la prevenzione oncologica è ancora più importante perché è proprio tra i 50 e i 70 anni che il rischio di sviluppare questo tumore è maggiore.