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Tumore della vescica: parte la campagna Aiom “Non avere TUTimore”
Il tumore della vescica è una neoplasia subdola, di cui si parla poco. Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha lanciato in questi giorni “Non avere TUTimore, campagna di sensibilizzazione sul Tumore Uroteliale”, con la collaborazione di Roche.
Il tumore della vescica è una neoplasia subdola, che non presenta sintomi particolari e specifici che possano permettere una diagnosi precoce – spesso sono comuni anche ad altre malattie che colpiscono l’apparato urinario. Se ne parla poco, ma purtroppo è un tumore molto diffuso: secondo l’Aiom, quest’anno colpirà 26.600 italiani, di cui 5.200 donne.
Tra le cause scatenanti, c’è sicuramente uno stile di vita poco sano: fumare, ad esempio, aumenta di cinque volte il rischio di ammalarsi.
Per sconfiggere il cancro bisogna sempre giocare d’anticipo. Individuare un tumore quando è ancora nelle sue fasi iniziali permette di sottoporsi subito a terapie che possono risultare più efficaci e avere così maggiori possibilità di guarigione. Nel caso di tumore della vescica l’unico sintomo abbastanza evidente è la presenza di sangue nelle urine (o ematuria). Il persistere o ripetersi di questo fenomeno, soprattutto in persone considerate a rischio (over 50, fumatori o chi ha già avuto casi di questa malattia in famiglia) costituisce un vero e proprio campanello d’allarme, che non può e non deve essere sottovalutato.
Certo, avere sangue nelle urine non significa automaticamente avere il cancro. Possono esserci altre malattie, altri problemi di salute, anche solo una semplice infezione. Ma è importante, per avere una diagnosi precisa, sottoporsi a esami e controllo approfonditi.
Aiom ha lanciato in questi giorni “Non avere TUTimore, campagna di sensibilizzazione sul Tumore Uroteliale”, con la collaborazione di Roche.
La campagna è stata presentata durante il Congresso nazionale della società scientifica a Roma. Coinvolgerà le farmacie su tutto il territorio nazionale, dove sarà possibile trovare appositi opuscoli, nelle principali piazze verranno organizzati incontri e iniziative – gli specialisti AIOM spiegheranno ai cittadini come riconoscere (ed evitare) la patologia -, e verrà distribuito materiale informativo anche negli stadi prima delle partite del campionato di calcio di serie A e B.
Come ha sottolineato il prof. Carmine Pinto, Presidente Nazionale AIOM, “il tumore della vescica non gode della stessa notorietà di altre patologie uro-oncologiche come il carcinoma prostatico. L’obiettivo della campagna è favorire la corretta informazione ed aumentare il livello di consapevolezza tra tutta la popolazione. Vogliamo inoltre favorire gli stili di vita sani tra gli over 50 che sono i più esposti al rischio di neoplasia”.
Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per questa forma di tumore, nel nostro Paese, è del 78%. Il prof. Sergio Bracarda, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda USL8 di Arezzo e membro del Direttivo Nazionale AIOM, ha spiegato che “si tratta di un valore del 10% più alto rispetto alla media europea. Questo dato è un’ulteriore conferma dell’ottimo livello ormai raggiunto dalla sanità pubblica e dalla multidisciplinarietà nel nostro Paese. A breve gli specialisti potranno avere un’arma in più a loro disposizione. L’immunoterapia è la nuova frontiera contro i tumori e sta dimostrando di poter essere efficace anche per il carcinoma della vescica in stadio avanzato. È in grado di ripristinare la capacità del nostro sistema immunitario di riconoscere e aggredire la malattia”.
Il tumore alla vescica è la nona neoplasia più frequente al mondo. Colpisce soprattutto gli uomini e provoca, ogni anno nel mondo, circa 430.000 nuovi casi e 145.000 decessi. La vescica è l’organo che raccoglie l’urina che viene filtrata dai reni, prima di essere eliminata dal corpo. Quando si ammala di tumore, a diventare maligne sono le cellule che ne rivestono la superficie interna. Il tipo più frequente di tumore della vescica è il cosiddetto carcinoma a cellule di transizione, che costituisce circa il 95% dei casi.
“In Italia – ha aggiunto ancora il prof. Pinto – per il 2020 sono previste oltre 30.300 nuove diagnosi l’anno. È arrivato dunque il momento per avviare, anche nel nostro Paese, un’importante iniziativa nazionale di educazione e informazione sanitaria. Il modello vincente è quello già intrapreso in Canada e Regno Unito dove campagne simili hanno portato a risultati interessanti”.
Il prof. Bracarda ha spiegato ancora che “sette tumori su dieci rimangono superficiali e sono caratterizzati da una prognosi abbastanza favorevole. Gli altri invece sono muscolo infiltranti e arrivano ad interessare l’interno della parete vescicale. Sono decisamente più aggressivi e tendono a sviluppare metastasi viscerali, epatiche, polmonari e anche ossee. I pazienti colpiti sono soprattutto anziani e quindi possono presentare altre patologie a livello cardio-vascolare che rendono le cure anti-cancro più difficili. Si tratta quindi di una patologia complessa e pericolosa che però è possibile prevenire in molti casi”.
Non esistono al momento programmi di screening o metodi di diagnosi precoce scientificamente affidabili. Anche la citologia urinaria può dare falsi negativi se le cellule tumorali sono difficilmente distinguibili dalle cellule sane. Mutua MBA, ricorda a tutti che è quindi fondamentale condurre uno stile di vita sano: non fumare, e seguire una dieta equilibrata. Altrettanto importante è la prevenzione per i lavoratori a rischio.