La Voce di MBA

Tutto pronto per il maxi progetto di eco-sanità che mapperà l’Italia da Trieste in giù

Da Trieste in giù. Una mappatura delle malattie più ricorrenti nelle zone maggiormente inquinate della penisola italiana. È questo il nuovo progetto lanciato dal Ministero della Sanità di concerto con l’Ambiente in riferimento a sei luoghi italiani – da Trieste a Napoli – più ad alto inquinamento. “Il primo passo – ha commentato il Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri – sarà individuare e caratterizzare i luoghi dal punto di vista degli inquinanti presenti nell’ambiente, con monitoraggio degli istituti zoo profilattici. Poi bisognerà condurre il biomonitoraggio e la valutazione dei nessi di causalità tra ambiente e salute, coinvolgendo anche gli istituti di ricerca clinica Irccs. Infine interventi di prevenzione e presa in carico, di cui prevenzione primaria, ovvero la minimizzazione del rischio e secondaria con diagnosi precoce”.

I sei luoghi dove sperimentale l’eco-sanità, cioè la sanità pubblica correlata con i fattori ambientali, sono poli petrolchimici o Sin, ovvero quei luoghi dove c’è un’eredità pesante di contaminazione. Esempio triestino è il quartiere di Zaule dove dagli anni ’30 agli ’80 è stata in attivo la raffineria Aquila, acquisita dalla Total e infine alla Monteshell (il progetto stima la presenza nel suolo e nel sottosuolo di metalli, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, mercurio, policloro-bifenili, fitofarmaci e fenolo, amianto).
In Toscana invece c’è Piombino con la siderurgia (il progetto del viceministro Sileri parla di inquinamento atmosferico da polveri, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, ossidi di azoto e di zolfo; inquinamento della falda con arsenico, cromo totale, mercurio, piombo, rame e zinco e del suolo con arsenico, cromo esavalente, ferro, manganese, alluminio, boro); nell’Anconetano la raffineria di Falconara Marittima (il progetto ipotizza presenza di idrocarburi leggeri e pesanti, metil-t-butil etere, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici), in Piemonte, a Balangero (Torino), la più grande miniera italiana di amianto poi diventata discarica autorizzata di amianto (ipotesi di inquinamento causato dalla presenza di discariche e di miniera di amianto).

Nel Sud invece ci si sposta  a Manfredonia (Foggia) con ciò che vi aveva abbandonato la petrolchimica (il progetto ipotizza presenza nel suolo di benzene, etilbenzene, toluene, xilene, caprolattame, Ipa, arsenico, mercurio, piombo e zinco, mentre nelle acque di falda presenza di benzene, etilbenzene, toluene, xilene, caprolattame, idrocarburi policiclici aromatici, arsenico, mercurio, zinco, alluminio, nichel, piombo, nonché azoto ammoniacale) e nelle raffinerie di Siracusa (il progetto parla di contaminazione dei suoli e delle falde derivante principalmente dalla presenza di metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici).

I Ministeri tuttavia non trascurano Napoli Est dove c’è quanto rimane della grande raffineria della Mobil.

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