A oltre 45 giorni dalla prima esplosione, sono 91 gli attacchi alle strutture sanitarie dell’Ucraina. È questo uno dei tanti drammatici dati che delineano il quadro della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa il 24 febbraio scorso. A ricordare il triste numero è stato il responsabile dell’Organizzazione mondiale della sanità Europa Hans Kluge che ha anche illustrato l’impegno dell’Organizzazione all’interno del paese. In primo luogo l’Oms ha cercato di mantenere operativi i servizi sanitari in Ucraina, un impegno che affonda le basi già prima del 24 febbraio quando gli operatori hanno preposizionato le forniture collaborando con le autorità nazionali e locali e con più di 80 partner per mantenere i servizi in tutto il paese.
In secondo luogo Kluge ha posto l’accento sul lavoro continuo con i paesi che confinano con l’Ucraina al fine di garantire che i bisogni sanitari di coloro che fuggono dalla guerra siano soddisfatti, il trattamento e l’assistenza ai rifugiati con bisogni speciali siano mantenuti e i sistemi sanitari dei paesi ospitanti possono gestire questi grandi afflussi di persone”. In terzo luogo il sostegno al Ministero della Salute per “ricostruire meglio il sistema sanitario dell’Ucraina”.
L’Oms inoltre si sta preparando a ridistribuire i team in tutto il paese man mano che l’accesso e la sicurezza migliorano. “Ci impegniamo – ha riferito il responsabile europeo – a lavorare attraverso una forte impronta decentralizzata, sia durante l’attuale risposta umanitaria, ma anche a essere presenti con le autorità locali e nazionali per ricostruire il sistema sanitario dilaniato dalla guerra”. Non a caso, l’Organizzazione mondiale della Sanità sta valutando “tutti gli scenari e sta mettendo a punto eventuali piani di emergenza per diverse situazioni che potrebbero colpire il popolo ucraino, dal trattamento continuo delle vittime di massa agli attacchi chimici”.
Ma i numeri drammatici non sono finiti: la copertura vaccinale per poliomielite e morbillo è al di sotto della soglia per l’immunità della popolazione, il 50% delle farmacie ucraine sono chiuse e 1.000 strutture sanitarie si trovano in prossimità di aree di conflitto o in aree modificate di controllo. Nei prossimi 3 mesi nasceranno circa 80 mila bambini con cure pre e post-natali insufficienti a causa del conflitto in corso.
Intanto proprio in queste ore circolano sul web le immagini ricavate da un video postato su Telegram dal comune di Mariupol che ritraggono donne, bambini e anziani che camminano in fila per poi scomparire su mezzi blindati russi. Il Municipio di Mariupol parla di “deportazione in Russia” del personale e dei pazienti dell’ospedale della città. Come riferisce Il Fatto Quotidiano, il consiglio comunale della cittadina ucraina racconta di “persone esauste e spaventate, costrette a eseguire gli ordini dei terroristi russi”. “Il futuro di queste persone – conclude il comune – è sconosciuto”.